Il Governo si rimette a discutere di politica energetica a lungo termine e subito rispunta la voglia di nucleare e di nuove centrali. È la destra a volerle, mentre la sinistra comincia a preparare la controffensiva: punta su risparmio ed energie rinnovabili. Per avere un dibattito in Parlamento, il Partito socialista (Ps) sta preparando una serie di interventi che saranno presentati alla prossima sessione delle camere federali. Inoltre, se il Governo non soddisferà le aspettative, i socialisti preannunciano già quest'anno il lancio di un'iniziativa per promuovere una politica energetica durevole.

Ad annunciarlo è la presidente del gruppo parlamentare socialista alla camere Ursula Wyss. «Se il Governo non riconoscerà la drammaticità della situazione, il Ps insieme ad organizzazioni ambientali lancerà già quest'anno un'iniziativa popolare per una protezione attiva del clima e in questo modo una politica energetica durevole» afferma la deputata.
In questo anno elettorale, l'energia promette di essere un tema importante del dibattito politico. I mutamenti climatici degli ultimi anni hanno reso attenti anche chi prima non lo era di quanto sta avvenendo nella nostra atmosfera: si sta riscaldando e provocando mutamenti rapidi e dalle conseguenze devastanti. L'uragano Katrina del 2005 che ha messo in ginocchio la città di New Orleans è solo un assaggio di quello che potrebbe succedere.
Anche il Governo ha deciso di discutere a fondo di energia. In queste settimane esamina le strategie elaborate dal ministro Moritz Leuenberger. L'obiettivo è di ridurre le emissioni di Co2, responsabile appunto del riscaldamento del pianeta, del 35 per cento entro il 2035. In questo contesto è rispuntato il nucleare.
«Anche l'opzione energia atomica è e resta aperta» ha dichiarato apertamente il ministro Leuenberger, secondo il quale una nuova centrale non potrebbe comunque entrare in funzione prima del 2025. Un progetto di questo tipo può essere in ogni caso impugnato con un referendum.
Nell'attesa, il ministro dell'energia propone di realizzare impianti a gas che hanno però incontrato l'opposizione della destra e ridato voce a chi da tempo cova l'idea di costruire nuove centrali nucleari in Svizzera, in particolare per sostituire gli impianti attualmente in funzione.
Secondo  indiscrezioni di stampa, l'atomica piace prima di tutto ai consiglieri federali radicali Rudolf Merz e Pascal Couchepin, che sembrano aver dimenticato la lezione e i costi di Kaiseraugst. Non è stato poi ancora risolto il problema del deposito delle scorie atomiche.  
Couchepin auspica che i termini per il rilascio delle concessioni sia «il più breve possibile» e Merz che l'apertura di un nuovo impianto nucleare avvenga entro il 2018. Per l'Udc Samuel Schmid il «nucleare non è un'opzione, ma una necessità». Christoph Blocher preferisce giocare la carta della prudenza. Spetta all'economia decidere quanti impianti realizzare. Lo Stato deve prendere le misure perché ciò sia possibile. Lui non ha sicuramente dimenticato come la destra da lui capeggiata pose fine alla fine degli anni '80 al progetto Kaiseraugst e la fattura che bisognò pagare (350 milioni di franchi).
A ridare forza al dibattito sul nucleare ha contribuito anche un recente sondaggio secondo il quale il 50,7 per cento della popolazione è favorevole a sostituire gli impianti esistenti con nuove centrali atomiche. I più favorevoli sono i giovani sotto i 24 anni (56 per cento) e le persone con una formazione superiore (53 per cento).
I socialisti sono invece convinti che «un altro modello è possibile» afferma ad area la portavoce Claudine Godat, ricordando che proprio la Commissione europea vuole ridurre del 30 per cento le emissioni di Co2 entro il 2020 puntando di più sulle energie rinnovabili e sulla ricerca e sviluppo di nuove tecnologie.
Visto che i tempi stringono perché il clima cambia molto  rapidamente, i socialisti ritengono che la politica deve mettere una marcia in più. È così maturata l'idea di presentare in primavera alle Camere federali un pacchetto di una decina di interventi per costringere anche il parlamento ad esporsi.   
Il basilese Rudolf Rechsteiner è convinto che si può fare a meno di nuovi impianti atomici, proprio come hanno fatto o stanno facendo molti paesi europei. Il pericolo di un grave disastro, come quello di Chernobyl, è sempre in agguato e anche per questo ritiene importante puntare su energie rinnovabili come per esempio il solare, che diventa sempre più conveniente, o sull'energia prodotta dal vento.
Ogni famiglia può fare la sua parte acquistando apparecchi meno energivori quando sostituisce un elettrodomestico. Con apparecchi o lampade migliori una famiglia può risparmiare sino al 40 per cento del consumo d'elettricità, rileva a sua volta la deputata socialista argoviese Doris Stump. Nelle case sempre più computer o televisori sono in stand-by e anche questo implica forti consumi di elettricità.
Si può risparmiare e salvaguardare l'ambiente anche isolando meglio gli edifici, vietando nelle nuove abitazioni impianti di riscaldamento elettrici o a gasolio, mettendo più pannelli solari sui tetti delle case elvetiche e introducendo una tassa sulle energie non rinnovabili, inclusa l'atomica. Le idee quindi non mancano. Resta da vedere se c'è anche la volontà politica di realizzarle.

Pubblicato il 

02.02.07

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