Quella di Monika Stocker è una proposta inaccettabile

Zurigo è su tutti i media, per un motivo poco invidiabile: l’esplosione dei casi di assistenza, anche di giovani, e una proposta provocatoria per farvi fronte: dare lavoro agli assistiti per mille franchi al mese. Le cause del disagio sono note. Le imprese creano pochi impieghi. Per le sostituzioni, esse prediligono i lavoratori più produttivi. Gli altri rimangono fuori. In parte, perché se vi sono 8 sedie e 10 persone, 2 rimarranno in piedi, anche se identiche alle altre. In parte perché la capacità produttiva di alcuni è compromessa da insuccessi scolastici, da scarse competenze linguistiche e relazionali, da fragilità caratteriali, psichiche, mentali, fisiche. Che fare, oltre all’auspicio di una crescita economica più vigorosa, che rischia di rimanere tale? Ripartire il lavoro che c`è. La settimana più corta ha però lasciato in Francia la disoccupazione al 10 per cento. La riduzione del tempo di lavoro rimane una prospettiva, ma l’impatto non è immediato e lineare. Assicurare a tutti un reddito di base e lasciare che lavori chi è più motivato: è una rivoluzione culturale e un nuovo paradigma economico. Ma non è per domani mattina. Obbligare per legge le azienda ad assumere quote di persone poco produttive per cause sanitarie o sociali: è possibile, ma evitando di compromettere la loro capacità di competere. Costruire un mercato del lavoro “complementare” dove si possano impiegare persone idonee e motivate, anche se emarginate dal mercato del lavoro “primario” (dove le esigenze di produttività e professionalità sono, per alcuni, inaccessibili). È la via evocata da Monica Stocker (Capo dicastero attività sociali di Zurigo), in termini poco accettabili: le persone in assistenza sono a disposizione di imprese private e pubbliche per mille franchi al mese; per vivere, ricevono poi un complemento di reddito dal sostegno sociale. Perché mille franchi? Se il collocamento è in impieghi d’utilità pubblica, la prestazione assistenziale (oltre 2 mila franchi per una persona sola) può essere convertita in salario sociale, sufficiente per vivere. Per le imprese che devono ricavare dai dipendenti almeno il salario che pagano, mille franchi è arbitrario. Come per l’Ai, occorre valutare la capacità lavorativa rispetto a quella di un lavoratore normalmente efficiente. Se fosse di 1/3, mille franchi può essere più o meno accettabile; se fosse di 2/3 sarebbe puro sfruttamento. In ogni caso, sono da escludere lavori servili come il “lustrascarpe” evocato da Peter Hasler, direttore della federazione padronale. Mille volte meglio, allora, sostenere e incoraggiare attività di volontariato a favore della collettività come contropartita delle prestazioni assistenziali: anche nell’ambito di qualche forma, da progettare, di “servizio civile”.

Pubblicato il

27.05.2005 13:00
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