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Quel vizietto di tenere gli stipendi delle donne più bassi

Progressi significativi per gli stipendi delle donne, ma anche disparità persistenti soprattutto nel settore privato. L’ultimo studio dell’Ufficio federale di statistica (Ust) è chiaro. Chiara Landi (Unia): «Ogni miglioramento va ben accolto, ma non si può, purtroppo, cantare vittoria. La parità è ancora lontana».

 

I ricercatori Maurizio Bigotta e Vincenza Giancone, dell’Ufficio federale di statistica, hanno presentato in questi giorni uno studio che prende in considerazione il peso della struttura occupazionale dal 2008 al 2022. Il risultato? «Si è progressivamente ridotto il divario di genere anche grazie alla maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro e al ricambio generazionale».

 

Migliorata situazione stipendi donne

Complessivament emergono progressi significativi, ma anche disparità persistenti soprattutto nel settore privato e tra gruppi professionali e demografici specifici.  

 

Disparità per motivi di genere

 Ma a quali motivi sono imputabili le disparità a fine mese in busta paga? Il divario – annotano i ricercatori – è riconducibile a fattori strutturali (come la maggiore presenza maschile in posizioni dirigenziali), ma una parte è «associata a possibili discriminazioni di genere». Lo studio ha utilizzato un metodo che consente di quantificare la quota del divario spiegabile attraverso caratteristiche osservabili (età, livello di formazione, posizione porfessionale, attività economica) e altre non spiegabili “oggettivamente”.

E qui la lingua batte dove il dente duole. La componente non spiegabile c’è e può riflettere sia discriminazioni di genere (dirette o indirette), sia altri fattori non osservati o osservabili come la capacità individuale di negoziazione.

 

Il focus di questa analisi era, quindi, capire il peso del divario salariale non attribuite a fattori strutturali.

Nel 2022 la mediana salariale mensile, standardizzata al tempo pieno, era pari a 5'755 franchi per gli uomini occupati in Ticino, contro 5'272 franchi per le donne. La differenza di 483 franchi, pari all’8,4% del salario maschile, risulta praticamente dimezzata rispetto a quanto osservato poco più di dieci anni fa.

Nel 2008 gli uomini guadagavano 5'493 franchi, mentre le donne 4'579 per una differenza del 16,6%.

La riduzione osservata è riconducibile alla maggiore crescita dei salari femminili rispetto a quelli maschili: + 15,1% contro +4,8% rispettivamente.

A livello nazionale il quadro è simile, ma con alcune differenze. Nel 2022 il salario mediano in Svizzera era pari a 7'066 franchi per gli uomini e 6'397 franchi per le donne con un divario del 9,5% a favore degli uomini: in calo, comunque, al 2008 quando si attestava al 16,5%.

 

Solo i numeri non bastano

Dati importanti, ma che da soli non sono sufficienti a inquadrare la situazione. «Analizzare un solo indicatore semplifica la realtà di un mercato del lavoro eterogeeno: ciò che si osserva in termini di mediana non riflette necessariamente quanto accade lungo l’intera distribuzione salariale, in particolare alle estremità della scala retributiva» affermano gli stessi ricercatori.

 

Dunque, gli stipendi sono cresciuti per le lavoratrici: «La crescente somiglianza dei profili di uomini e donne, favorita anche dal ricambio generazionale, riduce le differenze osservabili» si legge nello studio. Il problema, però, resta: sono gli ingranaggi non osservabili (culturali?, di un potere maschile che non cede il passo?) a mantenere la questione viva. Le ipotesi che Bigotta e Giancone avanzano sono da ricondurre a barriere atte a limitare la progressione di carriera e a discriminazioni dati da natura culturale e sociale. Elementi che, se non circoscritti, «non permettono una lettura chiara del divario per chi è chiamato a definire politiche orientate alla parità».

 

Sì, perché il divario salariale tra uomini e donne resta una delle principali sfide per il raggiungimento della parità di genere in Svizzera. Per questo motivo, le azioni del prossimo 14 giugno per l’uguaglianza delle donne, si concentreranno proprio sulla questione dei bassi salari femminili e sulla disugualianza salariale.

 

Chiara Landi, responsabile del settore terziario di Unia Ticino e Moesa, parla di una situazione di ingiustizia strutturale che ha «impatti deleteri non solo sulle donne, ma sull’intera società». La sindacalista ricorda che «in Svizzera le donne percepiscono 100 miliardi di franchi in meno di reddito rispetto agli uomini». Miliardi ai quali ne vanno aggiunti altri in termini di ore per «il lavoro gratuito di cura di famiglia, figli e parenti. Un impegno che vale tantissimo in termini economici, ma non viene riconosciuto dallo Stato».

 

Appuntamento al prossimo 14 giugno quando si chiederà a gran voce l’aumento dei salari femminili per farle uscire dalla povertà e avere una Svizzera più giusta e dove tutti possono vivere bene. In particolare, chi sgobba!

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Pubblicato il

28.05.2025 16:52
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