Il fatto che sia stato proprio il Sudafrica a presentare la denuncia al tribunale internazionale di giustizia dell’Aia a proposito del genocidio che Israele sta compiendo a Gaza, è di grande importanza. Ciò spiega che il riscontro nell’opinione pubblica mondiale è stato enorme, tantoché il governo israeliano, che aveva sempre snobbato ogni decisione dell’ONU e dello stesso tribunale dell’Aia, stavolta si è sentito obbligato a prendere ripetutamente posizione. Certo, la denuncia sudafricana sembra essere molto ben formulata dal punto di vista del diritto internazionale. Ma c’è di più. Il Sudafrica non è una repubblica qualsiasi del Sud del mondo, ma la nazione che ha sconfitto l’apartheid e che può tuttora fregiarsi dell’eredità di Mandela. Un’eredità che nei paesi che una volta si chiamavano del Terzo Mondo ha tuttora un impatto notevole. Basterebbe vedere come in molte manifestazioni a sostegno della causa palestinese, assieme agli emblemi della Palestina ora appaia sempre più frequentemente l’effigie di Mandela. Il Sudafrica è stato anche tra i primi a denunciare il vergognoso apartheid instaurato da Israele nei Territori Occupati, dove tra l’altro in questi ultimi tre mesi quasi 300 palestinesi sono stati uccisi e gli esagitati coloni israeliani hanno scatenato diversi pogrom: di tutto ciò si è parlato poco, perché l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale era concentrata sul genocidio in corso a Gaza. Bisogna poi sottolineare che nell’attuale governo israeliano una buona parte dei ministri è imbevuta di suprematismo da popolo eletto, per cui è apertamente razzista nei confronti della popolazione palestinese. Il Sudafrica, proprio per la sua storia, non può evidentemente accettare violenze razziste, soprattutto se diventano programma di governo. Ma quanto sta capitando in Medio Oriente sta facendoci scoprire anche altri aspetti fondamentali dell’attuale situazione geopolitica mondiale. Prendiamo lo Yemen: i nostri media parlano sempre ancora di ribelli Houthi. Questi controllano però l’80% del territorio, quindi, sono di fatto il governo yemenita. Di fronte a quanto è capitato nel Mar Rosso, l’alleanza anglo-americana, anche qui con l’appoggio del rinato militarismo germanico, si è subito lanciata (senza nessuna consultazione con i rispettivi parlamenti!) in una serie di bombardamenti a tappeto. Questo sembra essere l’ultimo (purtroppo solo per intanto) episodio di un sempre più evidente scontro geopolitico tra il Nord e il Sud del mondo, dove quest’ultimo tra l’altro ha quasi unanimemente sostenuto la posizione sudafricana all’Aia. Quest’aspetto, che i nostri media naturalmente cercano di nascondere, si era già rivelato al momento dell’aggressione putiniana all’Ucraina. Gran parte dei paesi del Sud del mondo aveva allora detto “questo è un vostro problema, un conflitto tra i vostri imperialismi, noi ce ne stiamo fuori”. E oggigiorno, con i paesi emergenti del Sud che fanno di tutto per scrollarsi di dosso il giogo imperialistico occidentale, quest’atteggiamento è ormai diventato dominante. E la standing ovation con cui i super ricchi e l’élite capitalistica mondiale ha salutato il discorso di Zelensky al WEF di Davos, non potrà che rafforzare quest’atteggiamento. Sicuramente, quindi, un tema su cui bisognerà ritornare spesso nel futuro.
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