Colletti sporchi

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Nel 2021, il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) ha chiuso con un nulla di fatto il filone svizzero dell’affare Magnitsky, dal nome dell’avvocato russo morto in carcere dopo avere scoperto una maxi frode da 230 milioni di dollari. Di recente, il Tribunale penale federale (Tpf) ha dato il via libera alla restituzione di buona parte del denaro sequestrato a tre cittadini russi che hanno partecipato alla truffa. Una decisione che giunge in un contesto di forte tensione con Mosca e che alimenta i dubbi sull’operato della giustizia svizzera in questa vicenda degna di un romanzo di spionaggio.

Morte di un avvocato


Mosca, 4 giugno 2007. La polizia perquisisce gli uffici delle filiali locali di Hermitage, uno dei più grandi fondi stranieri presenti in Russia. Fino a poco tempo prima, il suo proprietario − Bill Browder − era un grande sostenitore del presidente Vladimir Putin. Poi, di colpo, i rapporti si sono guastati e il finanziere diventa persona non grata a Mosca.

 

La perquisizione è un segnale chiaro ed è il punto di partenza di una frode gigantesca. In sostanza, tramite documenti falsificati viene fabbricata una richiesta al Tesoro russo di rimborsare – indebitamente – le imposte precedentemente versate da Hermitage. Il denaro finisce però nelle tasche di diverse persone vicine al Cremlino che hanno partecipato all’operazione. Il raggiro è colossale, stimato a 230 milioni di dollari. Soldi poi dirottati in mezza Europa, Svizzera compresa, attraverso una fitta rete di società di copertura e conti cifrati.

 

Incaricato di indagare sul caso, l’avvocato Sergei Magnitsky denuncia pubblicamente la vicenda indicando alcuni alti funzionari russi come i responsabili della truffa. Poco dopo l’uomo viene arrestato. Morirà in carcere il 16 novembre 2009. Aveva 37 anni.


Lavanderia svizzera


Berna, 28 gennaio 2011. Sui tavoli della Procura federale arriva una denuncia inviata da Bill Browder. Il finanziere dettaglia un flusso di denaro sospetto che dalla Russia, passando per alcuni paesi dell’Est, è atterrato in Svizzera. Lo stesso giorno viene aperta un’inchiesta penale che identifica una cinquantina di conti. Circa 18 milioni di franchi vengono sequestrati.

 

Quasi la metà, appartiene a Vladem Stepanov, uomo d’affari e, soprattutto, ex marito di Olga Stepanova, l’alta funzionaria delle imposte di Mosca che ha dato il via libera alla truffa. Oltre nove milioni sono invece controllati da altri due personaggi di primo piano: Denis Katsyv e Dmitry Klyuev. Il primo, figlio dell’ex vicepresidente del governo regionale di Mosca, è il patron della cipriota Prevezon Holdings, una delle società ritenute destinatarie dei proventi della frode. Il secondo, ex proprietario della banca Universal, è considerato una delle menti di tutta l’operazione.

Morte di un whistleblower


Londra, 10 novembre 2012. Alexander Perepilichny si accascia al suolo mentre sta facendo jogging e muore. Poco prima del suo decesso, la Procura federale aveva messo in agenda un confronto tra lo stesso Perepilichny e Stepanov. Perepilichny era un trader che aveva partecipato alla truffa, avendo lui stesso trasferito diversi milioni di dollari sui conti aperti da Stepanov al Credit Suisse di Zurigo.

 

L’uomo si era poi ravveduto e, rifugiatosi a Londra, era divenuto l’informatore di Bill Browder fornendo decine di documenti alla base della denuncia sporta in Svizzera. Due anni dopo il suo decesso, una compagnia di assicurazione sulla vita di Perepilichny, ordinerà dei test che rileveranno una tossina proveniente dal gelsemium elegans, detta “erba del cuore” perché le sue foglie, se ingerite, provocano un arresto cardiaco.


Caccia all’orso


Kamchatka, estremo oriente russo, fine 2016. Il poliziotto svizzero Marcel* passa una settimana con il viceprocuratore generale russo Saak Karapetyan. A spese della Russia, i due pescano, cacciano l’orso e discutono dell’affaire Magnitsky e di come affossarlo.

 

L’agente della fedpol era il punto di riferimento nelle indagini legate ai Paesi dell’Est e uno dei più stretti collaboratori di Michael Lauber, allora alla guida dell’Mpc, e del procuratore Patrick Lamon, a capo dell’inchiesta. I tre hanno poi causato una mezza crisi diplomatica a seguito della pubblicazione di una fotografia che li immortalava insieme proprio a Karapetyan durante un’escursione sul lago Baikal. I protagonisti finiranno male: Karapetyan morirà in un incidente in elicottero, Lauber sarà costretto a dimettersi per lo scandalo Fifa mentre Marcel verrà licenziato e poi condannato in Svizzera per accettazione di vantaggi. Dal suo processo emergeranno le sue frequentazioni non autorizzate con autorità e avvocati russi implicati nel caso. Obiettivo: insabbiare tutto.


Soldi restituiti


Berna, 21 luglio 2021. Patrick Lamon è ormai in pensione. Tocca alla procuratrice Diane Kohler firmare il decreto d’abbandono con cui la Svizzera chiude l’indagine. Sono passati dieci anni. Non solo non è stato individuato nessun colpevole, ma gran parte del denaro sequestrato viene restituito ai “legittimi” proprietari, personaggi vicini al Cremlino e sotto accusa in Occidente per il loro ruolo avuto nella maxi frode. Solo 4 milioni sono confiscati sui conti di Stepanov. Come mai questa confisca parziale?

 

L’indagine svizzera ha confermato la frode e non mette in dubbio il riciclaggio, ma non è riuscita a trovare tutti i collegamenti diretti tra il denaro partito dalla Russia e quello depositato in Svizzera. I soldi hanno avuto vari passaggi in cui sono stati più volte mescolati con altri fondi di origine incerta. Ciò ha reso particolarmente difficile la tracciabilità. In questo caso, però, esistono diverse opzioni legali per la confisca: l’Mpc ha scelto quella più vantaggiosa per i proprietari.

Una sola vittima: la Russia


Bellinzona, 23 novembre 2022. I giudici del Tpf respingono l’opposizione di Hermitage al decreto d’abbandono. A dire il vero, da quanto emerge dalla sentenza pubblicata qualche giorno fa, la società di Bill Browder non ha nemmeno diritto a opporsi, essendo stata esclusa dalla procedura – che lei stessa aveva contribuito ad aprire – lo stesso giorno in cui è stata chiusa l’indagine.

 

Per i giudici di Bellinzona, la sola vittima della frode avvenuta in Russia è... il Tesoro russo. Una conclusione che fa sorridere, considerata la compiacenza del Cremlino nei confronti degli autori della truffa e il suo disinteresse totale per la procedura elvetica. Salvo un ribaltone al Tribunale federale, la decisione dei giudici di fatto avalla la versione di Mosca, oltre a legittimare le scelte fatte dall’Mpc nell’ambito di un’inchiesta dove – come abbiamo visto – non sono mancati i punti oscuri. Gli autori della frode, loro, si sfregano le mani: impuniti, ritroveranno presto i loro milioni. Checché se ne dica, per i criminali la piazza svizzera resta sempre tra le più attrattive al mondo.

Pubblicato il 

19.01.23
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