Quando l'unione fa la forza

Donne, giovani, anziani, operai, piloti, commesse e funzionari pubblici. Per la prima volta si sono ritrovati insieme sabato scorso, sulla piazza federale, per chiedere un consistente aumento salariale, che non deve diventare un privilegio solo per pochi. All'appello a scendere in piazza, lanciato dall'Uss (Unione sindacale svizzera) hanno risposto 25 mila lavoratori giunti da ogni angolo della Svizzera. Il loro messaggio non potrà adesso essere ignorato.

Unia ha fatto ancora una volta la parte del leone. La sua presenza è stata massiccia, ma anche le altre federazioni dell'Uss hanno attivamente contribuito al successo della manifestazione. «Più siamo e meglio è» afferma Mimmo, un magazziniere di Zurigo che si rallegra di vedere tanta gente riunita per un unico obiettivo. «Siamo venuti a Berna perché ci pagano poco e adesso vogliamo quello che ci spetta» afferma Giuseppe, un gessino di Zurigo.
Gli italiani sono ancora una volta ben presenti alla manifestazione, ma i lavoratori ormai provengono dai paesi più diversi. «È bello che ci siano persone di così tante nazionalità ed è bello che siano tutti così uniti» afferma un altro collega di Zurigo, mentre attorno a lui la gente protesta suonando fischietti. «Sono contento di essere qui, ma non sono contento delle paghe che riceviamo» afferma Drago, un lavoratore macedone.
Le donne hanno sottolineato la loro presenza e le loro rivendicazioni con manifesti, palloncini viola e cartelloni. Vogliono gli aumenti, ma vogliono anche parità salariale, mentre in molti settori le donne pur facendo lo stesso lavoro sono pagate di meno.
Fanni è venuta da Friburgo. «Vivo da sola, allora perché devo prendere meno soldi del mio collega che fa esattamente lo stesso lavoro?» si chiede. "Siamo molto arrabbiate" c'è scritto sulla maglietta di una manifestante bernese. «Io ho lo stesso salario degli uomini, ma sono venuta qui per solidarizzare con le altre lavoratrici che non possono dire lo stesso».
Insieme hanno chiesto ancora una volta un diritto fondamentale: ricevere la stessa paga per lo stesso lavoro perché se continua di questo passo – facevano notare le donne della Vpod – ci vorranno 407 anni prima di arrivare alla parità.
Dal Ticino sono giunti in tanti. Tra di loro c'era anche un gruppo di pittori frontalieri giunti da Como. «Da quando c'è l'euro le nostre paghe hanno perso molto valore» si lamenta Guido seguendo un cartello dove troneggia lo slogan "su con i salari". Gaetano è venuto a protestare, ma auspica che il sindacato ritorni presto a negoziare col patronato. I lavoratori vogliono aumenti sostanziali, perché se si riceve solo il rincaro alla fine in tasca non resta proprio niente.
Tra i ticinesi spicca anche la presenza di tanti apprendisti. «Sono venuta a Berna perché volevo sapere com'è. È proprio bello essere qui» afferma una giovane ragazza che sta facendo l'apprendistato. «Anche noi vogliamo un aumento» dice la sua amica. «Io guadagno 350 franchi al mese. Cosa faccio con 350 franchi?» si lamenta ricordando che dopo tutto anche lei lavora nove ore al giorno.
Tutti hanno avuto insomma buone ragioni per venire a Berna.
Adesso sperano di raccogliere i frutti.

Autunno caldo in tutti i settori professionali

Adesso che le bandiere sono state riposte e i riflettori spenti, l'attenzione è rivolta alle trattative salariali, che in alcuni settori non sono ancora cominciate. Le paghe sono solo uno dei problemi che devono affrontare i sindacati, sempre più confrontati con nuove richieste padronali di smantellamenti.

Sciopero dei piloti

Il "la" comunque lo hanno dato i piloti. Alla manifestazione di sabato era molto vistosa la presenza del personale di terra e di volo degli aeroporti. Il loro malcontento è risaputo.  Ma nessuno si attendeva uno sciopero. Gli ex piloti di Crossair sono così stufi di doversi accontentare solo di contratti individuali che hanno deciso martedì mattina alle 5.30 di incrociare le braccia. Non era mai successo prima che questa categoria scioperasse in Svizzera. All'aeroporto di Zurigo-Kloten è stato il caos. Almeno 134 voli sono stati annullati e migliaia di passeggeri hanno dovuto trovare soluzioni alternative. C'è chi ha preso il treno o il bus e chi ha volato con altre compagnie. In ogni caso tutti sono giunti in ritardo agli appuntamenti o hanno perso un giorno di vacanza. La Svizzera ha capito di non essere più l'isola felice dove lo sciopero è un'eccezione. L'esempio dei lavoratori del teatro di Zurigo, della Boillat di Reconvillier e adesso dei piloti della Swiss mostrano che anche alle nostre latitudini lo sciopero diventa sempre più uno strumento di lotta. Martedì sera i piloti hanno ripreso il lavoro, ma il messaggio che hanno inviato non può lasciare indifferenti. L'autunno sembra quindi preannunciarsi caldo.

I postini in assemblea

Per i lavoratori della posta e di Swisscom, le rivendicazioni salariali sono chiare: "Chiediamo un aumento del 4 per cento" precisa a area Giorgio Pardini, portavoce del sindacato della Comunicazione, consapevole che le trattative che dovrebbero iniziare in ottobre non saranno facili.
I salari sono un problema, ma lo sono anche i programmi di ristrutturazione. Non è un caso se lo slogan che hanno portato in corteo a Berna gridava: "Basta pressioni. Stop alle ristrutturazioni. Più salari e posti di lavoro". Ai sindacalisti di Comunicazione preoccupa per esempio il progetto Ymago. Dietro a questa sigla, si nasconde una "magia". La Posta vuole ripartire gli uffici postali in sedi principali e secondarie. Declassando l'importanza delle funzioni ciò implica che saranno  conseguentemente ridotte anche le paghe. Il lavoro però resterà lo stesso. Secondo la Sonntagszeitung, con questo progetto la posta vuole risparmiare da 50 a 100 milioni di franchi e ridurre gli stipendi a circa 1500 capi-uffici. I primi progetti pilota sono già stati  avviati, come per esempio a Mendrisio e nei centri vicini. Tra i lavoratori è chiaro quindi che l'insicurezza è forte. «Noi siamo contrari alla riqualifica perché va a scapito del personale e degli utenti» precisa Pardini. «Combatteremo questo progetto perché con la scusa della riqualifica si abbassa il salario» gli fa eco dal Ticino il sindacalista Angelo Zanetti. Teme che se questo progetto passa, poi saranno ritoccati al ribasso anche gli stipendi dei subalterni. Il sindacato adesso vuole tastare il polso dei lavoratori. Ha indetto un'assemblea per il 5 di novembre del personale della posta. «Vogliamo sapere cosa vuole la nostra base per poter approntare un piano d'opposizione» precisa Pardini.

I ferrovieri combattivi

A Berna, sabato, hanno protestato anche 7000 ferrovieri in difesa del loro contratto collettivo di lavoro. «Le Ffs dovranno tener conto del chiaro segnale» che abbiamo inviato rileva soddisfatto il presidente della Sev, il sindacato dei ferrovieri, Pierre-Alain Gentil. Se il servizio pubblico ferroviario funziona bene è merito dei lavoratori e del loro contratto. Questo pilastro è però sempre più in pericolo o almeno i suoi contenuti. I dirigenti vogliono risparmiare il 5 per cento dei costi del personale, una richiesta che è respinta categoricamente dal vicepresidente del Sev François Gatabin. «Anche se siete voi con il vostro lavoro che producete gli utili, le FFS dicono che siete troppo cari» afferma. «Se sarà necessario, il Sev è pronto a mostrare che il sistema senza Ccl non funziona» ha ammonito Gentil.
Il Sev vede quindi profilarsi un duro conflitto. «La colpa non è nostra, ma della cecità neoliberale di certi nuovi manager, che vanno a sbattere la testa contro il muro» ha affermato Gatabin. Anche i ferrovieri hanno rivendicato un aumento salariale del 4 per cento perché negli ultimi anni nessuna impresa privata ha migliorato la sua produttività tanto come le Ffs.

Sistema salariale ingiusto

Anche il consigliere federale Hans-Rudolf Merz ha in programma grosse novità sul fronte delle paghe per il suo personale. Vuole modificare radicalmente il sistema salariale con lo scopo di aumentare la flessibilità e il margine di manovra per i quadri. Le attuali 38 classi di stipendio saranno sostituite da 15-18 bande. Più aumenta la banda salariale, maggiore è il margine di manovra per la parte variabile del salario analogamente al bonus dell'economia privata. Con questo nuovo sistema, la Confederazione vuole remunerare in modo più conforme al mercato i quadri medi e altri. La Vpod critica il progetto. Con il nuovo sistema c'è il forte rischio che i dipendenti con i salari bassi guadagnino col tempo di meno. I soldi risparmiati andranno a finire nelle tasche di chi già guadagna bene. Anche qui quindi la protesta bussa alle porte.

Gli edili si preparano

«Alla manifestazione di sabato la presenza dei lavoratori edili era massiccia» rileva André Kaufamann, che a Unia si occupa di questo settore. Se migliaia di persone sono venute a Berna a protestare, «è la prova che i lavoratori vogliono gli aumenti salariali» rivendicati dal sindacato. Per gli edili, Unia chiede un aumento di 220 franchi al mese per tutti. I datori di lavoro hanno però abbandonato il tavolo delle trattative. Non sono disposti nemmeno a pagare il rincaro a tutti. «Adesso abbiamo in programma una giornata d'azione sui cantieri» precisa Kaufmann. Si terrà il 24 di ottobre durante la pausa di mezzogiorno. I sindacati sperano di convincere il padronato a ritornare al tavolo delle trattative e di concludere quanto prima un accordo salariale, che deve ottenere l'obbligatorietà generale. Se le parti non raggiungono un accordo in tempo c'è il pericolo che a gennaio imprese estere non paghino gli aumenti pattuiti e quindi che si crei una situazione di concorrenza sleale.

Pubblicato il

29.09.2006 01:00
Anna Luisa Ferro Mäder