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Quando l'etica è un'opinione. Bill Arigoni sul tema
di
Generoso Chiaradonna
Il caso, portato alla luce la scorsa settimana dal quotidiano La Regione, dell’operazione immobiliare sul Brè, chiaramente d’impronta speculativa, promossa dal sindaco di Lugano Giorgio Giudici, in qualità però di architetto e quindi agente in veste privata, ha evidenziato, ancora una volta, che il problema del conflitto d’interesse non investe solo magnati televisivi della vicina repubblica ma anche politici nostrani e a tutti i livelli delle nostre istituzioni. Da quello federale (Peter Hess insegna) a quello comunale, passando ovviamente anche per il livello cantonale. Abbiamo quindi posto alcune domande a Bill Arrigoni, deputato socialista al Gran consiglio ticinese, che insieme a Eva Feistmann, sempre appartenente al gruppo socialista, ha indirizzato al Consiglio di Stato una puntuale e articolata interrogazione parlamentare sui fatti descritti dal quotidiano bellinzonese. Visto l’ambito cantonale però, solo su ciò che è di competenza del cantone.
Crede che anche da noi esistano problemi di conflitto d’interessi e che questi debbano essere sanati dalla legge?
I casi di connivenza di interessi privati con interessi pubblici sono presenti anche nel nostro parlamento. Non sempre i rappresentanti politici hanno a cuore gli interessi pubblici ma prediligono gli interessi di una categoria o di terzi. Per esempio è più facile avere un mandato per un dato lavoro o dei permessi per manodopera straniera se si ha un proprio dipendente deputato in Gran consiglio. Se si è presidente di un movimento politico e si hanno importanti debiti con le banche è più facile manovrare il proprio gruppo in parlamento per ottenere tagli fiscali che favoriscano in modo importante le banche piuttosto che le famiglie e vedersi annullati i debiti.
È possibile presentare in Gran consiglio un progetto di legge in tal senso?
Il gruppo Ps al Gran consiglio ha presentato un’iniziativa generica che vuole appunto mettere delle regole con lo scopo di arginare questo fenomeno con un capitolo intitolato appunto: "Incompatibilità per i membri del potere legislativo ed esecutivo, sia cantonale che comunale, con la tutela di interessi privati". Si chiede inoltre che la legislazione cantonale venga completata come segue: 1) "I membri del Gran consiglio non possono rappresentare, direttamente o indirettamente, presso autorità del Cantone, gli interessi di terzi, in particolare di loro clienti nell’esercizio di professioni quali quelle di avvocati, notai, intermediari finanziari, ingegneri, architetti e simili". 2) "I membri del potere legislativo e del potere esecutivo di un comune non possono rappresentare di fronte alle autorità di quel comune interessi di terzi, in particolare di loro clienti nell’esercizio di professioni quali quelle di avvocati, notai, intermediari finanziari, ingegneri, architetti e simili".
Bisogna trovare, a livello politico, alleanze trasversali tali da parlare (come aveva detto F. Cavalli la scorsa estate) di "partito dalle mani pulite"?
Il discorso etico deve essere trasversale e coinvolgere tutte le forze politiche senza arrivare però a parlare della creazione di un partito dalle mani pulite. La parte difficile di questa operazione etica è passare dai discorsi individuali tra parlamentari, che si lamentano del degrado politico ma poi tornano in silenzio all’interno del proprio gruppo, a dei discorsi fatti in piena luce senza guardare in faccia a nessuno superando gli interessi di partito e le amicizie. Ottenere questo risultato non è facile perché c’è una forma di omertà e di solidarietà nel favorirsi che è difficile da rompere ma che conferisce sempre meno credibilità al Parlamento.
Dopo tutti gli scandali successi in Ticino (Verda-Cuomo, Pezzati, Bignasca, Giudici ecc.) siamo di fronte veramente a uno scollamento dei partiti politici dalla realtà del paese. In una parola: si fa politica per interesse personale e se la si fa per cercare di migliorare la società o per idealismo si è frenati da tempi di riunioni, opportunità, timori, remore, cautele e limitandosi a dire solo vergogna e fare poi spallucce. Cosa ne pensa?
Si potrebbe dire che un deputato, siccome riceve solo 100 franchi per seduta e deve mettere molto impegno e un sacco di tempo per l’attività parlamentare, si presenti solo perché ha un tornaconto finanziario. Ma non è così. Ci sono è vero, come ho detto prima, molti che hanno interessi privati da difendere, ma ci sono anche molti che nel ruolo di deputato credono di poter usare la propria creatività per una miglior gestione della cosa pubblica; lavorano seriamente e denunciano anche le disfunzioni del Governo e del Parlamento senza ottenere, purtroppo, grandi riscontri sia diretti che nel paese. Anche i mass-media hanno una responsabilità in questa situazione; la maggior parte delle volte a proposte o denunce serie e documentate, che però non fanno scandalo, viene dato poco spazio.
Pubblicato il
18.05.01
Edizione cartacea
Anno IV numero 17
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