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Quando il malessere non è solo economico
di
Martino Rossi
Ci siamo ormai lasciati alle spalle la prima metà del decennio, il primo del nuovo millennio. Uno studio di prossima pubblicazione sulla rivista dell'ufficio di statistica del Ticino indaga su uno dei fenomeni preoccupanti: l'aumento vertiginoso del ricorso -– per vivere o sopravvivere – alle prestazioni d'assistenza. Nel 2005, 48 milioni di franchi, 71 per cento in più rispetto al 2001, anno in cui erano diminuite. Alla fine del 2005, 4 mila persone ne beneficiavano, oggi ancora di più: 4 mila 200, appartenenti a 2 mila 800 economie domestiche (dati di settembre). Il Ticino non è un'eccezione. Ad esempio, dal 2002 al 2005 (tre anni) le spese nette d'assistenza sono raddoppiate nelle città di San Gallo e Basilea, sono aumentate del 50 per cento a Zurigo e a Lucerna. Le cause economiche non sono le sole, ma sono decisive.
In Ticino, la congiuntura è stata pessima dal 2001 al 2003 (ristagno e recessione), poi la crescita economica è stata buona. I salari lordi – per le categorie meno qualificate, a maggior rischio di povertà – sono aumentati, grazie all'impegno sindacale per migliorare i salari minimi. Però gli aumenti delle pigioni e, soprattutto, dei premi dell'assicurazione malattia (+31 per cento per gli adulti dal 2001 al 2005) hanno ridotto il reddito disponibile per gli altri consumi, talvolta al di sotto della soglia che dà diritto all'assistenza.
La causa economica principale dell'impoverimento, per chi non possiede sostanza, è però la difficoltà d'accesso ad un lavoro rimunerato. Dal 2001 al 2005, i posti di lavoro e il numero di occupati sono diminuiti. La disoccupazione è letteralmente esplosa dopo il 2001: in quattro anni, i disoccupati con indennità (talvolta insufficienti, integrate dall'assistenza) sono aumentati dell'85 per cento, quelli che lo sono da oltre un anno del 119 per cento e l'effettivo mensile di chi esaurisce il diritto alle indennità del 59 per cento. Sempre di più sono i giovani che non riescono ad ottenere un primo impiego. I lavoratori più fragili (per formazione, età, salute, origine e integrazione sociale) rimangono esclusi dalle possibilità di guadagnarsi la vita lavorando. Solo 11 per cento dei beneficiari d'assistenza ha un lavoro retribuito. Non meraviglia se le spese d'assistenza sono aumentate del 71 per cento.
Le cause non sono solo economiche, ma sociali, demografiche, sanitarie. Lo studio citato esamina l'evoluzione di molti indicatori. Ad esempio, l'evoluzione degli invalidi illustra la diffusione di patologie che pregiudicano la capacità di guadagno: +20 per cento dal 2001 al 2006. Il numero di divorzi (causa di forti difficoltà per i redditi modesti) è aumentato del 21 per cento dal 2001.
Altre tendenze, che sono possibili concause delle difficoltà finanziarie, sono leggibili solo confrontando i dati dei censimenti della popolazione del 2000 e del 1990: sono aumentate le persone sole, quelle senza formazione professionale, gli stranieri non sempre ben integrati, e così via.
Insomma, il nuovo millennio non è cominciato bene: adoperiamoci per correggerne, per quanto possibile, la rotta.
Pubblicato il
24.11.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 47
Rubrica
Dire e fare
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