Siamo scivolati nell'Anno Nuovo tra luci e clamori, ma in fondo ci siamo portati appresso i nostri problemi vecchi, quelli dell'anno passato, che forse speravamo magicamente risolti o perlomeno archiviati. Ed invece il mondo che ci siamo trovati innanzi lo scorso 1° gennaio aveva, purtroppo, è il caso di dirlo, le medesime sembianze della realtà da noi lasciata alle spalle il 31 dicembre 2006. Non poteva essere diversamente, dato che i mutamenti non seguono ritmi predefiniti. È perciò necessario riprendere subito il cammino, dopo la pausa natalizia, con la maggiore consapevolezza possibile, per attraversare al meglio questo 2007 che, per parecchi aspetti, dovrebbe essere come un anno di svolta.
I cambiamenti sociali e culturali, si sa, sono processi lenti. A volte subiscono improvvise accelerazioni, a causa d'interventi esterni, altre volte conoscono bruschi arresti o graduali passi in dietro, a motivo di modifiche interne alla società nel suo insieme ed agli individui che la formano. Non è facile per nessuno accompagnarle oppure cercare di stimolare tali modifiche. Oltre tutto, nell'attuale bailame comunicativo sembrano regnare la confusione ed il frastuono, più che le certezze ed i motivi di speranza. I mezzi di comunicazione non sempre ci aiutano ad analizzare nel dovuto modo le informazioni che ci presentano. Il sensazionalismo, è risaputo, non serve alla comprensione della realtà circostante, né la fretta favorisce l'approfondimento delle situazioni.
Sovente percepiamo il mondo contemporaneo come sempre più complesso e difficile da gestire, da cogliere nelle sue diverse sfaccettature. Ci sembra di non riuscire a seguire tutte le trasformazioni in atto e, di conseguenza, ci sentiamo come zattere in mezzo al mare, sballottate dalle onde, forse alla deriva? Abbiamo bisogno di punti di riferimento, di orientamenti, ma non li troviamo né in noi stessi, né attorno a noi, perché si stanno sgretolando gli ambiti conosciuti nei quali siamo nati e cresciuti? Le prospettive individuali e collettive si restringono, invece di allargarsi? È allora necessario interrogarsi sui fondamenti del nostro vivere comune, sui valori culturali e politici, sulle motivazioni razionali ed emotive, sui punti di vista da seguire (che non corrispondono semplicemente alle opinioni divulgate a profusione dai media…). In buona sostanza, la questione essenziale da porsi è relativa al presente ed al futuro della nostra società, a cominciare dal nucleo familiare per coinvolgere via via i campi comunale, cantonale, federale e mondiale, senza scordare il ruolo di mediazione delle istituzioni sociali (le associazioni e, di per sé, i partiti) e degli enti religiosi.
Non è di certo con la pretesa di avere riportato in politica i "valori tradizionali" che si risolvono i problemi del Paese, e nemmeno lo si fa additando gli stranieri come sole cause dei nostri mali. È per contro indispensabile che la società diventi di nuovo propositiva, riconquistando lo spazio attribuito un po' frettolosamente a quanti dicono di difendere gli interessi comuni e poi si occupano solo dei propri.

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12.01.07

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