Quale globalizzazione?

Sabato scorso ero a Parigi per una riunione. Gli organizzatori pensano a tutti quelli che vogliono parteciparvi arrivando nel corso della mattinata e rientrare se possibile ancora con l'ultimo treno. Questo è anche il mio caso e quindi mi rimangono solo piccoli ritagli di tempo prima e dopo la riunione per prendermi la soddisfazione della "petite fugue à Paris".
In genere passo in alcune librerie particolarmente specializzate che mi permettono di esaminare novità che non si possono sfogliare in Svizzera e nemmeno a Milano. Ma questa volta sono rimasto deluso o, meglio ancora, particolarmente sorpreso. La prima libreria era vuota. Sulla porta un piccolo avviso che recitava più o meno: "così capita quando non si va più in libreria ma si ordina tutto in linea". Si trattava di una libreria ispanofona, specializzata in pubblicazioni provenienti soprattutto dall'America latina. Mi ricordo della conduzione familiare e della competenza di una signora che sempre sapeva indicarmi le pubblicazioni che corrispondevano ai miei interessi con molta competenza. Così, anche per i libri latinoamericani dovrò passare attraverso i grandi distributori presenti su internet.
Faccio due passi ulteriori per sfogare la mia frustrazione in una grande libreria di un noto editore francese a due passi dalla Sorbona. Qui mi attende la seconda sorpresa: anche la grande libreria, organizzata su due piani, è stata rimpiazzata da un negozio di moda! "Ma in che mondo siamo?" mi sono chiesto tra l'incredulo e l'adirato. Eppure devo arrendermi alla fattualità dei fenomeni. Quando il numero dei potenziali clienti è troppo basso per potersi permettere il lusso di pagare affitti enormi per esporre la merce, si preferisce presentare questa stessa merce in internet ed inviarla ai clienti là dove essi si trovano, anche negli angoli più remoti del globo.
Non voglio dunque iniziare una lamentazione sui "bei tempi passati", figura retorica già usata e strapazzata da chi mi ha preceduto negli anni, bensì cercare di capire ciò che sta capitando sotto i miei occhi. Così sul boulevard di Parigi mi ricordo di aver potuto ordinare qualche tempo fa, grazie ad internet, registrazioni musicali a Praga senza alcuna difficoltà. Tutti i mali non vengon per nuocere, ma… ma dove sta il piacere? Il piacere di tenere un libro nelle proprie mani prima di comprarlo? Il piacere di farsi consigliare da una persona che mi dice di aver già letto questo libro con profitto?
La globalizzazione è un fenomeno che ci costringe a cambiare attitudini da tempo interiorizzate. Bisogna avere la forza di guardarla in faccia per poterla se non dominare perlomeno per poterle resistere con lucidità. Onore all'anonima libraia che non potrà più consigliarmi le migliori novità dall'America Latina!

Pubblicato il

26.01.2007 12:30
Alberto Bondolfi