La liberalizzazione del mercato dell’elettricità non ci sarà in Svizzera come previsto dalla Lmee. Nonostante una campagna referendaria martellante da parte dei sostenitori e investimenti milionari, alla fine la resistenza ai progetti di liberalizzazione del mercato dell’elettricità è stata pagante.
Il Partito socialista svizzero e tutte le altre organizzazioni – sindacati in primis – che sono scese in campo per la difesa del servizio pubblico sono soddisfatte dell’esito delle votazione di domenica. «La preoccupazione e lo scetticismo dell’elettorato – recita un comunicato del Pss – nei confronti dei processi di liberalizzazione e privatizzazione, dovranno ora essere presi sul serio dal governo».
Dopo la débâcle di Swissair, il crollo di Martin Ebner e la crisi dei mercati finanziari, gli elettori non erano disposti a imbarcarsi in un’altra avventura dall’esito incerto. Insomma non si cambia ciò che oggi funziona con qualcosa che “potrebbe funzionare” ma non si sa bene. La sicurezza che avevano coloro che propugnavano la liberalizzazione – «mal che vada i prezzi dell’energia non aumenteranno» non ha convinto.
Ma cosa succederà ora? Il processo di liberalizzazione andrà avanti lo stesso senza regole demandando magari al Consiglio federale e alla Commissione della concorrenza di regolamentare i casi posti dai grandi consumatori d’elettricità? «In uno Stato di diritto – continua il comunicato del Pss – nessuna autorità dovrebbe ergersi al di sopra del popolo sovrano».
La questione politica rimane comunque aperta. Ne abbiamo parlato con Fabio Pedrina, deputato socialista al Consiglio nazionale.
Fabio Pedrina, il Partito socialista svizzero ha dichiarato che dopo la bocciatura della Lmee da parte di popolo e cantoni, la palla ora passa al Consiglio federale…
Che – detto per inciso – non sembra intenzionato a reagire.
Dopo il voto di domenica, secondo me, si potrà assistere a tentativi d’accordo sottobanco tra le cosiddette sette sorelle (di fatto le aziende elettriche che controllano il mercato svizzero) per cercare di consolidare la propria posizione oligopolista ed evidentemente escluderanno qualcuno, in particolare i piccoli produttori (come ad esempio l’Azienda elettrica ticinese) e le energie alternative. Ci saranno gli estremi per richiedere una reazione rapida e dura a livello di legge.
Il Ps vuole comunque una legge per garantire il servizio pubblico e l’approvvigionamento, evitando discriminazioni e manipolazioni, ma anche e soprattutto per promuovere le energie alternative e il risparmio energetico. In questo caso se il Canton Ticino viene penalizzato a quel livello perché non ha la possibilità di transito a tariffe accessibili.
Era un po’ quello che sostenevano i fautori della Lmee. «Con questa legge saremo in grado di garantire l’accesso alla rete di distribuzione dell’alta tensione».
Sì, ma il pacchetto legislativo su cui si è votato domenica comprendeva parecchie bombe ad orologeria per i consumatori e l’ambiente. Determinate regole sono state strapazzate oltre ogni ragionevole misura. Il diritto di transito è, e rimane, un aspetto da regolare. Oggi, c’è una situazione che permette ai possessori delle reti di ottenere rendite di posizione non ammissibili. Occorre creare una vera società nazionale di diritto pubblico e in mani pubbliche che permetta a tutti gli enti interessati di partecipare inserendo le reti in loro possesso nel capitale della società; ove necessario va usato lo strumento dell’esproprio. Questo naturalmente se l’intenzione vera è quella di avere l’energia elettrica, settore strategico, in mano pubbliche. Un po’ come succede per le autostrade svizzere.
Nuove regole per l’adattamento del settore elettrico sono inevitabili per ottenere più efficienza ma anche più equità a beneficio dei piccoli consumatori, delle piccole aziende, delle energie alternative e, quindi di nuovi posti di lavoro. Fare in modo di far benificiare, con questi risparmi di efficienza, gli utenti e non solo i grandi consumatori. |