Pronti allo sciopero: intervista a Hansueli Scheidegger, segretario centrale del Sei

Già in dicembre il Sindacato edilizia e industria (Sei) aveva espresso tutta la sua delusione per l’ostinazione con la quale la Società svizzera degli impresari costruttori manteneva una posizione ideologica di chiusura sulla questione salariale. Allora l’interruzione del dialogo tra le parti arrivava dopo la sesta seduta di trattative per il rinnovo della convenzione nazionale dell’edilizia che scade a fine marzo. Ora siamo all’ottavo incontro ed il fallimento sembra ancora più grave, la delusione più profonda, la volontà di lotta più forte, la mobilitazione e lo sciopero più vicini. Un po’ di storia Il negoziato era partito nell’agosto scorso, con l’obiettivo di concludere entro la fine dell’anno l’accordo per il rinnovo della convenzione nazionale. I sindacati Sei e Syna avevano posto al centro delle proprie rivendicazioni il pensionamento anticipato a 60 anni d’età e con l’80 per cento dell’ultimo salario. Per facilitare questo traguardo, avevano segnalato fin dall’inizio la loro disponibilità a fare concessioni su altri punti importanti del negoziato, quali l’orario di lavoro ed il salario. Ma il padronato, pur mostrandosi pronto a discutere sul pensionamento anticipato, rifiutava un adeguamento generale dei salari superiore agli 80 franchi mensili (mentre i sindacati erano scesi da 250 a 100, più 20 franchi d’aumento individuale). Dopo reiterate interruzioni e riprese, alla fine il padronato ha preferito lasciar naufragare l’accordo, pur di non cedere su una politica salariale che vogliono vincolata agli incrementi individuali, piuttosto che agli aumenti generalizzati. Ed anche la disponibilità di massima sul pensionamento anticipato, tenuta in sospeso dall’irrisolta questione salariale, s’è rivelata inservibile. Ora, il tempo per trovare una soluzione si riduce sempre di più. In un comunicato stampa emesso il 20 febbraio, il Sei dice chiaramente che se anche l’ultimo tentativo per salvare in extremis il negoziato dovesse fallire, dal 1. Aprile i lavoratori dell’edilizia sarebbero liberi dal vincolo contrattuale della pace del lavoro. Il sindacato ha rifiutato di tornare al tavolo del negoziato già il 6 marzo, senza aver consultato i delegati della conferenza nazionale dell’edilizia del 12 marzo. La ripresa è quindi fissata per il 18 marzo, dopo una grande manifestazione indetta per il 16 marzo a Berna, proprio per verificare la disponibilità dei lavoratori dell’edilizia alla mobilitazione e per segnalare chiaramente la loro volontà di lottare, di scendere anche in sciopero se sarà necessario. Sull’andamento della vicenda abbiamo rivolto qualche domanda ad Hansueli Scheidegger, segretario centrale del Sei Signor Scheidegger, può riassumere brevemente quali sono le differenze tra le attuali posizioni del padronato e quelle dei sindacati dell’edilizia? Le principali differenze concernono il modello di pensionamento anticipato e l’aumento salariale per il 2002. Quanto al pensionamento anticipato, i datori di lavoro vogliono accettare una soluzione vincolante solo per un anno con un determinato contributo (primato contributivo) e negoziarne poi, più tardi negli anni, un ulteriore ampliamento. Ciò significa in concreto che per il momento saranno i pochi 63 e 64enni a poterne approfittare, mentre l’obiettivo sindacale del pensionamento anticipato a 60 anni potrebbe venir realizzato, secondo gli impresari costruttori, soltanto dopo 12 o più anni. Sulla questione salariale, i sindacati avevano già ridotto a 120 franchi la loro richiesta iniziale di 250 franchi, per cui non possono accettare gli 80 franchi proposti dai padroni. Si aggiunga che l’offerta complessiva dei datori di lavoro (pensionamento anticipato e salari) corrisponde ancora nel suo insieme all’offerta che avevano presentato all’inizio delle trattative. Ciò significa che finora non hanno fatto nessuna concessione. I nodi della trattativa Ma nel comunicato stampa si dice che, sulla questione centrale del pensionamento anticipato, sono state discusse ulteriori varianti. Quali sono queste varianti e quali progressi concreti sono stati fatti in quest’ambito? In effetti non è stato fatto alcun progresso concreto. Da parte padronale si è discusso soltanto di soluzioni limitate all’orizzonte temporale di un anno, e dalle quali solo pochi lavoratori dell’edilizia possono trarre profitto. Perché l’aumento di 80 franchi, deciso unilateralmente dai padroni, nel comunicato viene definito «un ostacolo decisivo»? Con l’insufficiente aumento salariale, già ampiamente applicato di propria iniziativa, gli impresari costruttori si sono preclusi da soli la possibilità di conseguire un risultato migliore nella trattativa. Un miglioramento del risultato è invece d’importanza decisiva per i sindacati. Occhi puntati sulla mobilitazione Ora il sindacato dice di rivolgere l’attenzione principalmente alla mobilitazione. Quanti partecipanti sono previsti alla manifestazione del 16 marzo? Ci aspettiamo che almeno diecimila lavoratori dell’edilizia vengano da tutta la Svizzera a partecipare alla manifestazione del 16 marzo a Berna. In effetti altre organizzazioni e sindacati hanno già annunciato che verranno a sostenere il Sei e che inviteranno i rispettivi membri a mobilitarsi ed a partecipare. Si dice anche che se il 18 marzo, alla ripresa della trattativa, non si troverà una soluzione, il sindacato è pronto allo sciopero. Quali elementi avete per ritenere che i lavoratori vi seguiranno in un braccio di ferro con i padroni? In un ampio sondaggio condotto dal Sei presso diverse migliaia di lavoratori dell’edilizia, i due terzi degli interrogati hanno detto che il pensionamento anticipato è la loro rivendicazione principale, per la quale sono pronti anche a lottare. La successiva decisione della conferenza dell’edilizia (il parlamento nazionale dei lavoratori di questo settore) ha rafforzato questa rivendicazione e la corrispondente disponibilità alla lotta. Inoltre, durante la manifestazione del 16 marzo a Berna vi sarà ancora un’altra consultazione tra i lavoratori edili, che potranno così decidere se saranno a favore o contro misure di sciopero. In linea generale si può quindi constatare che gli operai dell’edilizia, che svolgono un lavoro faticoso, dopo anni di dichiarazioni d’intenti circa il pensionamento anticipato, ora vogliono che finalmente si metta nero su bianco, nel contratto, una soluzione concreta e soprattutto adeguata. E per questo sono pronti a combattere.

Pubblicato il

01.03.2002 02:30
Silvano De Pietro