L’avanzata dei socialdemocratici e dei verdi in estate ha risvegliato speranza di cambiamento in Germania. Entrambi i partiti promettevano una svolta ecologica e sociale. Un salario minimo di 12 euro e la sicurezza pensionistica erano al centro della campagna del candidato alla Cancelleria Olaf Scholz. Ma il risultato delle elezioni di fine settembre è bastato solo per costituire un esecutivo di coalizione, cosiddetto “a semaforo”, con i liberisti della Fdp. Con tutte le conseguenze che questo comporta per il programma di governo, in cui i progressi sono dimezzati: un ambizioso programma di riconversione ecologica è sì previsto, ma al tempo stesso è stato cancellato l’aumento delle imposte per i ricchi con cui lo si sarebbe potuto finanziare. E il freno all’indebitamento, sospeso tra il 2020 e il 2022, verrà reintrodotto nel 2023. L’innalzamento del salario minimo legale dagli attuali 9,60 a 12 euro si realizzerà. E ciò rappresenta un indiscusso successo della campagna dei sindacati, che comporterà migliori retribuzioni per 10 milioni di persone. Anche il previsto rafforzamento dei contratti collettivi nell’ambito degli appalti pubblici è un passo in avanti. Invano i sindacati hanno cercato di facilitare la possibilità di dichiararli di forza obbligatoria. Che la Fdp si sia messa di traverso lo si vede anche nella regolamentazione del mercato del lavoro: il lavoro su chiamata, il lavoro temporaneo e i contratti a tempo determinato abbonderanno anche sotto il governo “a semaforo”. E lo stesso vale per i mini-job, senza previdenza sociale e vantaggiosi per i padroni. Un progresso previsto lo si deve agli scioperi del personale infermieristico: la coalizione ha stanziato 1 miliardo per un bonus infermieristico e una migliore organizzazione dell’orario di lavoro. Progressi reali, che noi in Svizzera possiamo solo sognare, si registrano invece nell’ambito del diritto dei salariati alla formazione professionale continua (congedi e finanziamento) e in quello della partecipazione dei lavoratori, in particolare attraverso maggiori tutele dei consigli di fabbrica e l’«accesso digitale alle aziende» per i sindacati. La coalizione semaforo promette anche di fermare la diminuzione delle pensioni di vecchiaia in corso da anni. Ma per il futuro è previsto solo un parziale adeguamento delle rendite all’evoluzione dei salari, il che a lungo termine avrà «effetti fatali», prevede il presidente dell’Unione sindacale tedesca Reiner Hoffmann. I progressi pianificati sono insomma stati dimezzati già in partenza dal nuovo governo rosso-verde-giallo. Ma nonostante questo, nel quadro europeo esso sostiene i piani di stampo progressista come quello per una direttiva europea per migliori salari minimi e più contratti collettivi o quelli per la riconversione ecologica.
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