Professioni femminili sottovalutate e penalizzate in busta paga

Uno studio indica le origini del divario salariale. L'Uss: «Tredicesima per tutte e salario minimo di 4'500 franchi»

Manca meno di un mese allo sciopero femminista e sai perché nonostante lavori, fatichi a vivere del tuo stipendio? Il divario salariale con gli uomini non è solo conseguenza dei tempi parziali, ma ha una base strutturale.

Un nuovo studio dell’Unione sindacale svizzera (Uss), presentato oggi a Berna, mostra le origini della diseguaglianza («conseguenza della svalutazione storica dei cosiddetti "lavori femminili"») e indica il modo per superare il problema: migliorare i Ccl, aumentare gli stipendi.

 

Il 14 giugno non sarà un esercizio di stile. In piazza si scenderà consapevoli dei motivi che mantengono in vita un sistema economico e sociale che penalizza le donne.

Il nuovo studio, “Parità di retribuzione e salari delle donne”, presentato oggi a Berna dall’Unione sindacale svizzera (Uss), indica che il divario salariale non è solo conseguenza dei tempi parziali, ma soprattutto nei settori cosiddetti femminili ha una base strutturale. In altre parole, è frutto di una cultura che ha prodotto una situazione a favore degli uomini, creando una grave diseguaglianza di genere e negando, di fatto, pari opportunità per tutti.

 

Non serve avere una formazione professionale per migliorare la tua situazione professionale, se sei donna.
Non bastano gli anni di anzianità e di esperienza accumulati per fare carriera, se sei donna.
Che cosa non funziona? Dovresti essere uomo per guadagnare quanto meriti e poter vivere, di conseguenza, senza problemi del tuo lavoro.
Lo studio indica che il reddito inferiore delle donne non è dovuto unicamente al lavoro a tempo parziale, ma anche alla discriminazione salariale tra i rami professionali.

 

Già, nel 2023 in Svizzera la differenza salariale fra donne e uomini è una grave questione di genere e di minor considerazione del ruolo femminile nel mercato. Elementi messi in luce dallo studio commissionato dall’Unione sindacale svizzera: «La diseguaglianza ha una base strutturale: è questo il cuore della questione ed è conseguenza della svalutazione storica dei cosiddetti "lavori femminili"». Per Vania Alleva, presidente dell’Uss, il dibattito sul lavoro a tempo parziale sposta l’attenzione, impedendo di inglobare il concetto di una disuguaglianza strutturale». Se non vedi l’obiettivo (il problema), non potrai mai centrarlo (superarlo).


Quali sono le conseguenze dirette dell’ingiustizia nel mondo dei salari?
I bassi salari nelle professioni femminili impediscono alle donne di assicurarsi la propria sussistenza economica.

Dite voi se è cosa di poco conto. Una persona lavora, ma non basta per far fronte alle spese di base.

 

L’analisi evidenzia che nel nostro paese metà delle lavoratrici si ritrova in busta paga meno di 4’500 franchi al mese e non riceve la tredicesima. E questo quando va bene, perché un quarto delle donne guadagna addirittura meno di 2’700 franchi al mese: sì, sempre per quel discorso dei tempi parziali, perché poi gli tocca occuparsi (gratis) di figli e parenti.

 

Che cosa fare? L'Uss, sulla base dello studio, chiede «una rapida rivalutazione dei bassi salari nei settori in cui le donne sono tradizionalmente la maggioranza».

 

Natascha Wey, vicepresidente dell’Uss, nel corso della conferenza stampa ha sottolineato come le donne lavorino molto, ma «spesso non ne vale la pena». Oggi le donne sono più indipendenti economicamente rispetto a 30 anni fa, ma «il problema è che l'evoluzione della società non ha tenuto il passo con la loro integrazione nel mercato del lavoro».

Di conseguenza, la popolazione femminile si trova confrontata con grandi difficoltà di organizzazione e finanziarie: «Hanno un doppio o triplo onere e, nonostante siano anche inserite nel mercato del lavoro, hanno sul loro conto in banca molto meno degli uomini».


Per Wey, oltre al fatto che i settori a maggioranza femminile abbiano salari strutturalmente più bassi, «colpisce il fatto che l'esperienza di vita e di lavoro delle donne sia sistematicamente sottovalutata nel riconoscimento della giusta retribuzione».

 

Necessarie misure immediate

 

Secondo Vania Alleva per eliminare la discriminazione strutturale, i salari delle donne devono progredire. Manca un mese allo mobilitazione ed è uno sciopero più che mai necessario: «Le donne lottano con stipendi bassi. Lottano per conciliare la vita privata e quella professionale. Devono anche affrontare discriminazioni, molestie e violenze sessuali. E, ultimo schiaffo, la revisione della pensione di vecchiaia».


Le donne – ha rimarcato sulla stessa lunghezza d'onda Wey – hanno una professione, lavorano molto e per uno stipendio troppo basso.

Occorre quindi agire su più livelli:
È necessario introdurre la parità di retribuzione e aumentare i salari delle donne. Questi punti devono essere all'ordine del giorno di tutti i negoziati tra le parti sociali.

 

L'assistenza all'infanzia deve essere organizzata come servizio pubblico per consentire una più equa distribuzione del lavoro retribuito e non retribuito tra donne e uomini.


Le donne hanno bisogno di migliori CCL


In vista dell’imminente sciopero delle donne, Unia, insieme ad altri sindacati, esige quindi progressi concreti sul posto di lavoro. La situazione delle donne migliora grazie al lavoro sindacale nelle aziende e nei rami professionali e a buoni contratti collettivi di lavoro (CCL).


Unia e gli altri sindacati rivendicano:
Almeno 5000 franchi per gli occupati che hanno concluso un tirocinio. I CCL devono prevedere dei salari minimi in tal senso. Laddove manca un CCL, ad esempio negli asili nido o nella vendita al dettaglio, occorre introdurre il salario minimo.


Nessuno deve guadagnare meno di 4500 franchi. È il valore di riferimento per la politica salariale sindacale.

L’obiettivo immediato o il minimo assoluto è un salario di 4000 franchi e la tredicesima mensilità.
• La tredicesima mensilità per tutti.

Pubblicato il

16.05.2023 14:22
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