Processo al vecchio regime

I processi sono dei riti: hanno in sé qualcosa di sacro e di magicamente terapeutico. Così è anche con il processo penale in corso da martedì a Bülach nei confronti dei vertici di quella che fu l'orgoglio nazionale svizzero, la Swissair. Mandata a rottamare da manager tanto arroganti quanto (nella migliore delle ipotesi) incapaci. Per il semplice ma quasi misterioso fatto di svolgersi secondo un rituale preciso e da tutti condiviso i processi aiutano le collettività a superare un trauma e a lenirne le ferite. Importano relativamente la verità che ne emerge e la sentenza che viene pronunciata.
Questo processo servirà dunque in primo luogo ad elaborare il lutto. Poi, forse, servirà a racimolare qualche brandello di verità in più sulle cause che portarono al dissesto di Swissair e sulle responsabilità individuali dei singoli amministratori. Ma certamente non farà giustizia. Intanto perché se la strategia difensiva di tutti gli imputati è quella del silenzio, come si è visto nei primi due giorni del dibattimento, difficilmente si arriverà a conclusioni certe. E soprattutto perché in Svizzera le norme penali che mettono dei limiti ai pirati dell'economia sono decisamente lacunose: per finire possono farla franca non solo i manager stupidi o sfortunati, ma anche quelli più cinicamente spregiudicati. E con l'attuale maggioranza in parlamento, così organicamente legata agli interessi del grande capitale, è da illusi augurarsi un'incisiva revisione del codice penale.
Ma quello di Bülach è anche il processo ad un intero gruppo di potere. Un processo che ne segna il tramonto e marca quindi agli occhi della popolazione svizzera la sua sostituzione con una nuova oligarchia politico-affaristica. Come succede spesso alla fine di un regime, quando la nuova classe dirigente cerca legittimità. La mappa del potere Swissair che disegniamo a pag. 5 lo dice chiaramente: è la Zurigo economica organizzata nel Partito liberale radicale (Plr) ad essere uscita con le ossa rotte da questo scandalo. La vicenda Swissair è stata in realtà solo la più vistosa batosta incassata negli ultimi decenni dai liberali zurighesi che, perso il seggio in Consiglio federale con lo scandalo Kopp, si sono visti assai rapidamente raggiungere, superare e poi surclassare dall'Unione democratica di centro (Udc) di Christoph Blocher, punta di diamante della nuova cricca di potere zurighese. E se sulle rive della Limmat il Plr ha il raffreddore, in Svizzera ha la febbre. Non è un caso che il partito di Fulvio Pelli sia oggi in continuo calo di consensi.
La lotta fra gruppi di potere però non è solo politica. Essa si svolge anche (se non soprattutto) nelle ovattate stanze del potere economico. Già molti interpretano il "grounding" di Swissair come lo sgambetto della basilese Ubs allo zurighese Crédit Suisse. Ma la lotta è senza quartiere, e ne è fedele testimone l'ormai evidente frattura venutasi a creare in Economiesuisse, la lobby svizzera del capitale. Il processo di Bülach è soltanto un episodio, ma forse il più visibile, di questa guerra. Il problema è che il gruppo di potere organizzato attorno all'Udc che sta assumendo il comando del vapore dell'economia svizzera è ancora più spregiudicato e cinico di quello che l'ha preceduto. Martin Ebner è uno di loro. C'è poco da stare allegri.

Pubblicato il

19.01.2007 00:30
Gianfranco Helbling
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