Prima di tutto l’interesse collettivo

I problemi relativi alla terra, il problema dell’industrializzazione, il problema degli alloggi, il problema della disoccupazione, il problema dell’educazione e il problema della salute del popolo; sono questi i sei problemi per i quali avremmo preso provvedimenti immediati al fine di risolverli”.
Fidel Castro, “La storia mi assolverà”, 1953

Il 17 maggio 1959 veniva fondato l’Istituto nazionale per la riforma agraria (Inra), organo incaricato di applicare la nuova legislazione del Paese in ambito agricolo.
Secondo il suo presidente, Fidel Castro Ruiz, Cuba iniziava una «nuova era».


Attuando le disposizioni più radicali mai prese fino ad allora in quei pochi mesi dal trionfo della rivoluzione, l’Inra abolì il latifondo, procedendo al sequestro delle proprietà terriere appartenenti alle multinazionali statunitensi. Era il momento in cui una piccola isola caraibica decideva che gli immensi interessi privati di una sparuta parte di possidenti dovevano e potevano essere sacrificati in nome dell’interesse collettivo, anche al costo di farsi dei nemici potenti. Perché i problemi sociali necessitano soluzioni sociali, non compromessi di facciata.


Di lì a poco sarebbero iniziati gli attentati terroristici patrocinati dalla Cia, nonché il più radicale embargo mai attuato dagli Usa verso un altro Paese sovrano.


Questa giusta benché dolorosa scelta si iscriveva già allora nel cammino della coerenza. Sei anni prima infatti, autodifendendosi nel processo che lo identificava come l’organizzatore del fallito tentativo di insurrezione attuato alla caserma della Moncada, Castro spiegava quali risoluzioni avrebbero preso in caso di vittoria rispetto a quelli che erano identificati come i sei principali problemi del Paese. Furono identificati sei problemi maggiori: problemi sociali per i quali servivano soluzioni sociali. Citando l’eroe cubano José Martí, Fidel ricordò come il «sogno di oggi sarà la legge del domani».


A 60 anni di distanza dalla riforma agraria, il primo articolo della costituzione cubana continua a darsi come scopo il perseguimento della giustizia sociale, del benessere individuale e collettivo, della solidarietà umana. Il sogno di ieri è diventato la legge di oggi.
Qualsiasi paragone fra una piccola isola caraibica e una delle nazioni più ricche al mondo risulterebbe sterile ed inappropriato, salvo forse sul piano dei principi e delle idee. Su questo piano possiamo renderci conto che, indipendentemente dal prezzo da pagare per una scelta di coerenza, gli interessi privati di un’infima minoranza non possono venire prima dell’interesse collettivo.


Il 19 maggio del 2019 gli aventi diritto di voto si esprimeranno sull’ennesima proposta di sgravi fiscali in favore delle imprese. In cambio dell’accettazione della Rffa ci viene promesso un maggior finanziamento dell’Avs. In altre parole si risponde a un problema sociale con una soluzione atta a difendere i privilegi dei pochi. Tagliando le imposte sui benefici delle imprese si sceglie di ingrassare gli azionisti, facendo passare i salariati alla cassa.  In tutto questo, sedicenti “socialisti” ed esponenti del mondo sindacale plaudono al compromesso di facciata, incapaci ormai di attuare scelte nel cammino della coerenza. Dicendo di no faremmo in modo che l’incubo di oggi non diventi la legge di domani.

Pubblicato il

09.05.2019 10:31
Pablo Guscetti