Prima ci sparano, poi ci guadagnano

La ditta Bilsa ha ottenuto un subappalto da 10 milioni di franchi per la posa di serramenti e costruzioni metalliche nel nuovo centro culturale di Lugano. L'amministratore unico della Bilsa è Attilio Bignasca, fratello del municipale luganese Giuliano Bignasca. Le ditte concorrenti sono insorte chiedendo se ci sia stata trasparenza nell'assegnazione del subappalto. Dalla nostra inchiesta non emerge alcun favoreggiamento alla Bilsa. Emerge però che la modalità del concorso "a impresa generale", pur presentando dei vantaggi per il commitente, sia meno trasparente della messa a concorso di tutti i lavori edili e artigianali.

Il Palace di Lugano, la storia infinita. Per oltre un secolo, il Grand hotel Palace è stato il simbolo del turismo di lusso sulle rive del Ceresio. Da quando fu chiuso nel 1969, il lento declino del glorioso stabile è stato oggetto di dibattito politico cittadino.
Nel 2000 il municipio di Lugano decise che sulle ceneri dell'ex prestigioso hotel dovesse sorgere il nuovo centro culturale cittadino. In quella legislatura il titolare del dicastero responsabile del progetto del nuovo polo culturale luganese per una spesa preventivata di 170 milioni era il leader della Lega dei Ticinesi, Giuliano Bignasca. Nel 2004 Giovanna Masoni, nuova eletta nell'esecutivo ticinese, eredita il progetto Palace quale responsabile del dicastero del Territorio.
Con il passaggio di responsabilità sul dossier, Bignasca cambia anche idea sul progetto. Da allora, ogni domenica sul settimanale leghista "il Mattino", Giuliano Bignasca critica pesantemente il progetto e in particolare la spesa di costruzione preventivata da 180 milioni di franchi, giudicandola sproporzionata. Una critica forse legittima rispetto alle possibili priorità dei cittadini luganesi, soprattutto in questo periodo di crisi. Resta però il fatto che la spesa del Nuovo centro culturale luganese sia sempre stata sostenuta nel corso degli anni dagli eletti luganesi, leghisti compresi, ed oggi sia ormai in una fase avanzata di realizzazione. Nell'aprile di quest'anno la costruzione del polo culturale per un preventivo di 130 milioni di franchi è stato appaltato al consorzio composto dalla spagnola Comsa e la ticinese Edimsuisse.
La modalità del concorso decisa da Lugano è quella del mandato a impresa generale. Per i profani significa che invece di fare più concorsi per ogni tipo di lavoro, da quello di edilizia generale ai vari artigiani (pittori, falegnami, ecc), il committente Lugano preferisce affidarsi ad una impresa generale che dovrà consegnare lo stabile finito ad un prezzo concordato. Semplificando, un contratto "a chiavi in mano". Sarà dunque compito del consorzio vincente Comsa-Edimsuisse scegliersi i subappaltori per i lavori di artigianato.  I motivi di questa scelta di modalità di concorso, peraltro non frequente in Svizzera, li spiega la municipale Giovanna Masoni nell'intervista rilasciata ad area.
Tornando alle ditte subappaltanti, vista l'importanza economica della torta in palio e il dibattito politico sulla grande spesa pubblica, sono in molti a sperare che i lavori artigianali vadano a ditte locali. Due settimane fa, il Quotidiano della Rsi, rivela a sorpresa che il subappalto della posa dei serramenti per un valore di 10 milioni di franchi è andato alla Bilsa Sa, ditta il cui amministratore unico è il consigliere nazionale leghista Attilio Bignasca, fratello del municipale Giuliano, cioè il "grande avversario" politico della costruzione del Nuovo centro culturale.
Immediata, scoppia la polemica su un eventuale conflitto d'interesse tra il municipale Bignasca e il subappalto alla ditta del fratello. Dal profilo legale però tutto sembra essere corretto, poiché Giuliano Bignasca non fa più parte della Bilsa Sa dal 2000. Inoltre, nella seduta in cui l'esecutivo ha scelto l'impresa generale vincitrice dell'appalto Palace, il municipale Bignasca ha lasciato la sala al momento della delibera. A Lugano, questa pratica non deve sorprendere. Solitamente è il sindaco architetto Giorgio Giudici a dover uscire dalla sala per evitare conflitti d'interesse tra il politico e l'architetto. Ma questa è un'altra storia.
Altre obiezioni sul caso Bilsa-Palace riguardano invece la coerenza del politico Bignasca. Ogni domenica Bignasca "spara a zero" dalle colonne del suo settimanale contro il progetto di Polo culturale, mentre il fratello impresario potrebbe intascare tanti bei soldi proprio grazie al progetto tanto criticato. Lasciamo ai cittadini elettori valutare la coerenza politica leghista.
Una terza osservazione arriva dalle ditte ticinesi concorrenti della Bilsa. Il domenicale il Caffè riporta i malumori di titolari di ditte locali attive nel settore dei serramenti: perché solo la Bilsa è stata invitata a partecipare al subappalto? Il committente, cioè il Municipio di Lugano, quali criteri ha inserito nel concorso pubblico relativo alla scelta dei subappaltanti? Per dirla chiaramente: la Bilsa è stata favorita in qualche modo? Domande legittime che chiedono trasparenza su uno degli appalti pubblici più grossi degli ultimi decenni. Domande che abbiamo girato a Giovanna Masoni, responsabile politica del dossier (vedi intervista in basso), la quale difende la trasparenza del concorso e la conseguente possibilità per tutte le ditte di parteciparvi. Alcune ditte locali di serramenti contattate ribadiscono di non aver potuto fare l'offerta perché non disponevano della documentazione necessaria. Eppure, tutti erano a conoscenza di quali fossero le imprese generali ammesse al concorso alle quali si poteva domandare la documentazione, come ha fatto la Bilsa. area ha chiesto ad alcune delle imprese generali che erano in gara per aggiudicarsi l'appalto se loro avessero ricevuto richieste di documentazione per la posa dei serramenti da ditte concorrenti della Bilsa. Tutte quelle contattate ci hanno risposto di aver inviato la documentazione a diverse ditte, ma l'unica ad avere successivamente presentato un'offerta sui lavori è stata la Bilsa di Bignasca. Sul perché sia stata la sola Bilsa a concorrere per i 10 milioni di subappalto, le ipotesi divergono. C'è chi dice che le altre ditte vi abbiano rinunciato vista la complessità dei lavori e quindi l'incapacità di realizzarli. Altri sussuranno, a microfoni spenti, che la presenza della ditta del fratello di un municipale abbia scoraggiato le concorrenti dal parteciparvi. Come detto, dalla nostra inchiesta non emerge nessun particolare favoreggiamento alla Bilsa di Bignasca. Meglio, aggiungiamo. Crediamo sia nell'interesse di tutti (lavoratori, imprese e cittadini) che non ci siano dei sospetti sui lavori pubblici finanziati coi soldi dei contribuenti. Dobbiamo però aggiungere che è stato difficoltoso comprendere quanto successo con il concorso "chiavi in mano" a impresa generale. Rendiamo atto alla municipale Masoni di aver dimostrato trasparenza e disponibilità nel fornire tutti i dati necessari. Restano però dei dubbi sulla modalità di concorso che delega all'impresa la scelta dei subappaltanti, deresponsabilizzando almeno in parte il committente pubblico. E di questi tempi, con i danni emersi col gioco delle scatole cinesi dei subappalti a discapito dei lavoratori, sarebbe opportuno chiedersi se siano più i vantaggi o gli svantaggi.


«Ma è tutto regolare»

Giovanna Masoni è responsabile del progetto Nuovo centro culturale di Lugano. Le abbiamo rivolto alcune domande per far chiarezza sui dubbi sollevati dal subappalto all'impresa Bilsa Sa, il cui titolare è Attilio Bignasca, fratello del municipale luganese Giuliano.

Signora Masoni, perché la scelta del concorso a impresa generale?
Essenzialmente per tre motivi. Il primo riguarda l'aspetto economico. Ci premeva che il costo finale dell'opera di 180 milioni, definito nel credito quadro approvato dal consiglio comunale, fosse rispettato. Il fatto di avere anticipato tutta la progettazione (2 mila piani e progetti esecutivi) prima di chiedere l'offerta e deliberare l'esecuzione dell'opera, e il fatto di avere solo un interlocutore (l'impresa generale) che fa la sua offerta forfettaria sulla base di tale progettazione completa, ci dovrebbe mettere al sicuro da eventuali sorprese di sorpassi di preventivi. La città di Zurigo ha adottato questo sistema da 10 anni, con ottimi risultati. Al momento della delibera sapevamo e a oggi sappiamo che con quanto già eseguito (la progettazione e le opere preliminari) e quanto deve ancora esserlo (la costruzione) siamo nel credito votato. La seconda preoccupazione era il rispetto dei tempi di realizzazione. Con un solo concorso si corre il rischio di avere un solo ricorso, mentre nel caso di più concorsi gli eventuali potenziali ricorsi aumentano di pari passo. Terzo ed ultimo aspetto è la complessità dell'opera. Malgrado la buona esperienza e preparazione del personale del dicastero del Territorio, il coordinamento, il controllo e la verifica di ogni singolo dettaglio di un lavoro così complesso,avrebbe costituito uno sforzo forse eccessivo per le nostre forze. L'impresa generale garantisce tutto questo: esecuzione dell'opera come progettata, rispetto dei tempi e dei costi.
Le ditte locali concorrenti alla Bilsa obiettano di essere state escluse dalla possibilità di partecipare al subappalto per serramenti…
Il concorso era noto a tutti. I nominativi delle imprese generali che avevano superato la prequalifica per partecipare al concorso erano stati pubblicati sia sui media che sul foglio ufficiale che sul sito internet della città. Quindi anche le ditte concorrenti alla Bilsa avrebbero potuto prendere contatto con le imprese generali in gara per sottoporre la loro candidatura per i lavori di subappalto.
Come committenti, avete posto dei criteri sui subappalti che magari potessero orientare la scelta verso ditte locali?
Nel contesto di un concorso internazionale come quello del nuovo polo culturale, i margini di manovra giuridici del committente per indirizzare la scelta del subappalto verso ditte locali sono molto ridotti. L'impresa generale però, per definizione, ha delle capacità e la forza finanziaria per organizzare e dirigere il cantiere e realizzare bene l'opera, così come progettata, nei tempi e nei costi; ma fa capo, per l'esecuzione dei lavori, ai subappalti, perlopiù a ditte del luogo. Così è stato ad esempio a Suglio, per la costruzione della sede Ubs, e così si è già confermato nel nostro caso, in cui abbiamo già evidenza di oltre 70 milioni di subappalti a ditte locali, che non possono essere modificati senza l'accordo del committente città di Lugano.

Pubblicato il

20.11.2009 02:30
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