Prezzi bassi

Forse in seguito a un grave incidente stradale, in un notiziario RSI dell'agosto scorso si è parlato dei pullman che viaggiano sulle nostre strade senza rispettare le norme: gomme lisce, freni non funzionanti e autisti che percorrono fino a mille chilometri senza pause. La persona intervistata per l'occasione invitava gli autisti a rifiutare tali condizioni e i passeggeri a controllare eventuali violazioni delle regole.
Raccomandazioni opportune ma del tutto irrealistiche. Come potrebbe un autista contestare le condizioni in cui è costretto a viaggiare, se ogni giorno ringrazia il cielo per la fortuna di avere un posto di lavoro? E, per quanto riguarda  i passeggeri: perché dovrebbero esigere un autista in più o una manutenzione impeccabile del veicolo? Farebbe lievitare i costi, cosa assolutamente da evitare perché la religione della concorrenza impone di scegliere i prezzi più bassi possibile. L'ideale sarebbe addirittura viaggiare gratis, con annessa batteria di pentole o la sosta nel mobilificio brianzolo.
Il sindacato Unia difende i dipendenti dei nuovi magazzini discount, sfruttati e mal retribuiti per mantenere i prezzi bassi. Oltre ai salari da fame, ai turni che distruggono la vita familiare, al controllo sulla vita privata, al divieto di aderire al sindacato, la continua richiesta del lavoro domenicale. Non bisogna concedere niente senza lottare. Anche quando a Chiasso, per esempio, l'apertura dei negozi domenica 20 settembre, a cui farà seguito quella del 27 settembre, poi il 4 e il 25 ottobre, il 15 e il 29 novembre, il 6, il 13 e il 20 dicembre (in tutto 22 domeniche nel 2009) viene salutata nella cronaca locale con il titolo trionfale Prima domenica di successo.
 Ma non basta. Il vero nemico da combattere è l'accettazione nel senso comune che i prezzi debbano essere bassi. Perché i prezzi bassi permettono di tenere bassi i salari, un circolo virtuoso che piace molto ai padroni dell'economia.
Ai salariati ormai non viene più in mente che sono invece i loro salari a essere troppo bassi. A forza di rinunciare a farsi aumentare lo stipendio, trovano più facile far diminuire lo stipendio ad altri. Quando una casalinga o un disoccupato o un giovane che non trova lavoro ripone al suo posto una scatola di pelati o un pacco di riso perché nello scaffale delle offerte ha scoperto riso a prezzo inferiore e pelati più a buon mercato, diventa inconsapevolmente, nel suo piccolo, un negriero. Per costare così poco, i pomodori vengono raccolti dai tunisini nelle campagne di Foggia a 3 euro ogni cassone da 270 chili; in un giorno, quando va bene, riescono a fare 10 cassoni, 30 euro: con una paga simile non possono permettersi una casa; dormono sotto teloni di plastica fra i cespugli. E così per il latte: fatti venire l'ernia al disco, contadino, a governare da solo 60 mucche per vendere il latte a 50 centesimi al litro!
Rinunciando a lottare per aumentare i salari, il sindacato si è ridotto a organizzare la miseria. La pace del lavoro produce in realtà il cimitero del lavoro. E rende purtroppo valido nel suo senso peggiore il motto della fondatrice dei magazzini Aldi, Je schlechter es den Leuten geht, desto besser geht es uns: più va male il mondo, meglio andiamo noi.

Pubblicato il

25.09.2009 12:30
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