Preoccupazione per le sorti del personale dei treni

La messa in esercizio della galleria di base del San Gottardo, il 1° dicembre prossimo, avrà un impatto anche per chi sui treni ci lavora. In questo senso il sindacato del personale dei trasporti (Sev) ha individuato alcuni aspetti problematici: il futuro della vecchia linea del Gottardo e i salari dei macchinisti dei treni merci che attraverseranno la Svizzera.

 

Quest’ultima preoccupazione verrà ribadita in due azioni dimostrative congiunte che andranno in scena oggi venerdì 27 maggio a Chiasso e a Basilea. In un settore, quello del trasporto merci, liberalizzato a livello europeo, la problematica dei salari dei macchinisti è transfrontaliera. Nel dicembre 2015, il Tribunale amministrativo federale (Taf), ha dichiarato che ai macchinisti di aziende con sede in Svizzera devono essere versati stipendi «usuali per il settore» nella Confederazione. Il Taf era stato sollecitato dal Sev, che accusava l’impresa Crossrail, con sede nel Canton Basilea Campagna, di dumping salariale nei confronti di macchinisti italiani trasferiti da Domodossola a Briga. Questa sentenza pone delle buone protezioni per le imprese con sede in Svizzera. Ora, con l’apertura del tunnel di base del Gottardo potrebbero però sorgere nuovi problemi. Angelo Stroppini, segretario sindacale del Sev, spiega ad area che, con l’apertura del tunnel di base del San Gottardo e del Ceneri nel 2019, il rischio sarà quello di assistere ad un dumping del personale merci che attraverserà la Svizzera: «I tempi di attraversamento si accorceranno, permettendo ad un’impresa con sede in Italia o in Germania di bypassare i salari svizzeri utilizzando il proprio personale». Ora, con il viaggio più lungo, non è possibile farlo in base alla Legge sulla durata del lavoro nelle imprese dei Trasporti pubblici. «Il principio per tutelare i macchinisti deve essere quindi quello di rispettare almeno i salari in uso nel settore in cui viene praticata la prestazione» spiega il rappresentante del Sev, il quale ricorda come in gioco vi è la sicurezza dei macchinisti svizzeri tra cui un centinaio operativi in Ticino. Per cui il motto è: «Su rotaie svizzere, salari svizzeri».


La vecchia linea non scortata
La seconda grossa preoccupazione del sindacato riguarda il futuro della vecchia linea di montagna del Gottardo. In questo caso l’intenzione delle Ffs è chiara: con i nuovi orari (dicembre 2016) il personale dei treni che transiteranno sulla vecchia linea verrà smantellato. In sostanza rimarrà solo il macchinista. Una scelta che per il Sev non è giustificata e pone dei problemi, sia per quanto concerne i posti di lavoro sia per quanto riguarda la sicurezza e la qualità del servizio offerto. Per questo, lo scorso 19 maggio, a Faido, il personale affiliato al sindacato (macchinisti e personale treno) ha rivendicato più considerazione per la vecchia linea, mettendo in evidenza l’impatto e le conseguenze di una scelta tanto sbagliata. Dal punto di vista occupazionale lo scenario della rinuncia alla scorta si tradurrà in una riduzione di circa il 20% degli effettivi nelle sedi di Bellinzona e di Chiasso. Personale che non potrà essere licenziato, grazie alla protezione del Ccl, ma che verrà orientato verso compiti che non sono ancora stati definiti. Un’operazione poco comprensibile, considerato che le stesse Ffs hanno già comunicato il blocco delle assunzioni in seno al personale treno in Ticino. La scelta priverà inoltre di importanti posti da apprendistato la Svizzera italiana. L’altra grossa preoccupazione del personale è quella inerente alla sicurezza. La scorta dei treni che attraversano lunghe gallerie è una rivendicazione del Sev, soprattutto da quando, nel 2006, un incidente in una moderna galleria vicino a Zurigo fu risolto grazie all’intervento del personale treno che riuscì ad evacuare il convoglio. A seguito di questo episodio il Servizio incidenti ferroviari della Confederazione scrisse che il numero dei controllori sui treni percorrenti lunghe gallerie doveva essere aumentato. Nonostante ciò, la scelta odierna delle Ffs è stata avallata da Berna, con l’Ufficio federale dei trasporti che, nero su bianco, ha scritto che la sicurezza si basa sull’autosalvataggio dei viaggiatori. «È il principio del si salvi chi può, e questo al personale treno e ai macchinisti non sta per niente bene» conclude Stroppini.

Pubblicato il

24.05.2016 23:05
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