Precariato

Il rapporto del Consiglio federale sull'evoluzione delle forme di lavoro atipiche in Svizzera, pubblicato il primo novembre (vedi area no. 45), fornisce cinque preziose indicazioni:
1.    il numero di lavoratori precari in Svizzera non è tanto importante quanto si crede,
2.    i lavoratori precari scelgono volontariamente il loro statuto,
3.    i lavoratori precari cambiano il mercato del lavoro per coloro che vogliono/devono avere un rapporto di lavoro "normale",
4.    i lavoratori precari sono dei masochisti,
5.    certi rapporti del Consiglio Federale assomigliano alle interviste del dopo partita.
Secondo una ricerca condotta dallo studio Ecoplan di Berna, in Svizzera l'11,4 per cento della popolazione attiva ha un rapporto di lavoro potenzialmente precario. Tuttavia, in virtù del conosciuto effetto di Salacadula Magicabula, i rapporti di lavoro veramente precari concernono "solo" il 3,8 per cento della popolazione attiva. Secondo i ricercatori di Ecoplan, infatti, chi ha uno statuto precario ma guadagna almeno 42  mila franchi all'anno non può essere considerato… precario. Anzi, si considera che questo reddito costituisca una valida compensazione dell'insicurezza.
D'altra parte, il Consiglio Federale ci ricorda che i lavoratori precari vanno a cercarsela: fedele al proverbio latino "Repetita iuvant", nel suo rapporto ribadisce a più riprese che il lavoratore precario «può aver scelto questo tipo di lavoro volontariamente, senza pressioni da parte di alcuno». Se da una parte è innegabile che esistano degli eroi oscuri della precarietà (per riprendere un'espressione del sociologo canadese Paul Grell che negli anni 90 condusse un'inchiesta sui lavoratori che rifiutavano la logica del tempo pieno), dall'altra non va dimenticato che i lavoratori precari hanno spesso un margine di scelta limitato dal loro percorso professionale e personale. Come ci ricordano numerose analisi qualitative, i precari difficilmente sono in condizione di potere e riuscire a negoziare delle condizioni di lavoro "normali".
Non è tutto. Ricordate il gioco di gambe di Zidane? Dimenticatevelo! Non è niente rispetto alle acrobazie del Consiglio federale: «Coloro che sono disposti a lavorare con un contratto temporaneo, a tempo indeterminato o a chiamata  cambiano il mercato del lavoro per coloro che vogliono o devono, per esigenze proprie, avere un rapporto di lavoro normale». Se le cose stanno come le descrive il Consiglio federale, dovremmo avere più fiducia nei nostri mezzi: lunedì presentatevi dal vostro datore di lavoro e cantategliele chiare, pretendete almeno il doppio di salario. Vedrete come potete cambiare il mercato del lavoro! Comunque, per finire, inutile perdere tempo in proclami di solidarietà con i precari. L'azienda che ricorre a dei contratti precari, "trasferisce" buona parte del suo rischio imprenditoriale sul lavoratore, che normalmente viene considerato in balia di una situazione che non può padroneggiare. Sbagliato! Il Consiglio federale dice: «Questo trasferimento dei rischi può però essere ben accetto per certi lavoratori se l'insicurezza è compensata da un'indennità di rischio», cioè se il lavoratore ha almeno 36 mila franchi di reddito e 6 mila franchi di indennità. Perché manifestare solidarietà con dei masochisti?
Certi rapporti del Consiglio federale assomigliano proprio a certe interviste del dopo partita, uguali una all'altra, domenica dopo domenica, indipendentemente dal gioco visto in campo: «la partita dura novanta minuti…», «è la legge del calcio: vince chi segna di più…». Il rapporto del Consiglio federale si riferisce a due inchieste condotte dal già citato studio Ecoplan (rapporti di lavoro precari) e dall'Università di San Gallo (lavoro su chiamata). Una domanda: il rapporto è stato scritto prima o dopo queste ricerche?

Pubblicato il

01.12.2006 12:30
Mauro Marconi
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