Pomatterchrut a Campo Vallemaggia

Il “pomatterchrut” o erbaccia della Val Formazza è un’erba infestante che due formazzini invidiosi avrebbero introdotto in tempi antichi nei pascoli della Val di Bosco e della Val di Campo per rovinarli. Ora una casetta moderna che Roberto Briccola ha progettato per Campo Vallemaggia è stata considerata da alcuni notabili campesi (si dice così?) infestante come il “pomatterchrut” ed il municipio ha negato la licenza di costruzione. Il Governo ha fatto altrettanto. Ma la casetta è infestante di che cosa? Secondo gli oppositori inquina la tradizione architettonica autentica di quel villaggio alpino. Ed allora guardiamo bene cos’è questa tradizione. Secondo me ce ne sono almeno tre. La prima è quella delle piccole case rustiche e delle stalle dell’antica cultura dei contadini-pastori. Edifici piccoli (5.00 x 5.00), di due soli materiali (pietra e legno), sparsi sul territorio in un modo che taluni autori fanno addirittura risalire ai Walser. La seconda è quella dei palazzi di impronta decisamente urbana che i Pedrazzini arricchiti in Germania, in Italia ed in patria, con attività commerciali e con l’avvocatura, hanno importato nel paese d’origine, introducendo dimensioni di gran lunga maggiori di quelle della minuta edilizia locale, materiali differenziati (l’intonaco, i rivestimenti lignei, i ferri lavorati, gli affreschi) ed un disegno legato all’architettura colta dell’epoca, il ‘700. La chiesa, beneficata soprattutto dalle famiglie estinte degli Spaletti e degli Spensi, era come sempre l’apice di questa cultura non subalterna. E poi c’è la terza tradizione : quella delle case di vacanza del Novecento, che mima, molto più in grande, l’antica architettura rustica e riproduce il tipo dello chalet banalizzato, diffuso in tutte le Alpi, dalla Savoia alla Svizzera all’Austria, con qualche declinazione localistica tanto per fare un po’ di colore. I materiali, gli impianti e le comodità sono, in fin dei conti, quelli della città. Ed allora, cari oppositori abitanti pro tempore di Campo e dintorni (dintorni vastissimi a quanto pare) a quale tradizione ci riferiamo ? È legittimo scopiazzare, tradendole, le costruzioni di un mondo poverissimo lontano da noi almeno quanto lo sono i processi per stregoneria, le fatiche inenarrabili e la fame che attanagliava la stragrande maggioranza dei cinquecento miseri valligiani che ancora nel 1850 riuscivano a vivere a Campo Vallemaggia e frazioni, consolandosi con una religiosità nel contempo promettitrice e punitiva e parlando un idioma a noi divenuto ormai quasi del tutto incomprensibile ? Secondo me non solo non è legittimo ma è addirittura mistificatorio, cioè ingannevole. Tocca a noi costruire la tradizione architettonica del nostro tempo, che non deve per forza scontrarsi con quella del passato ma vi si può accostare con attenzione e con affetto. Il progetto del Briccola, piaccia o meno, appartiene alla tradizione della modernità, che ha già di suo quasi un centinaio d’anni, e s’interessa da vicino ai caratteri (non all’apparenza) dell’architettura passata di Campo Vallemaggia. La casa ha misure piccole (5.00 x 5.00 x 8.00), occupa in modo parsimoniosissimo il prato, suggerisce un’occupazione leggera e sparsa del territorio, non richiede scavi e spostamenti di terra, non esige recinzioni, non ha garage e rampe d’accesso, poggia su una base di cemento (il discendente della pietra), ha sobrie facciate di legno ed aperture molto modeste, si può immaginare di riprodurla in parecchi esemplari, con piccole variazioni come si usava nell’antica architettura rustica. Ed allora cosa si vuole di più? La prolissa risoluzione del Consiglio di Stato che respinge il ricorso contro il diniego della licenza edilizia, definisce la prevista costruzione “un elemento troppo avanguardistico” se confrontato al “conservatorismo marcato” al quale “è improntato il complesso paesaggistico/culturale di Campo”. Non so chi abbia scritto questo povero testo. E mi rattrista il fatto che il nostro governo prenda decisioni fondandosi su simili miserie, in contrasto anche col parere delle sue commissioni consultive. Io non appartengo allo stesso filone della tradizione architettonica moderna cui si riferisce Briccola. Le mie ascendenze sono altre. Ma quando si tratta di affrontare con un po’ di onestà e di passione un problema di storia e di architettura mi trovo, l’avrete capito, dalla stessa parte.

Pubblicato il

06.02.2004 12:30
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