a redazione locarnese del Corriere del Ticino ha dato vita ad un dibattito, arricchitosi nel corso delle settimane, sul degrado urbanistico di Locarno. Gli interventi di maggior pregio a me sono parsi quelli di Sandro Bianconi (16 maggio), di Armando Dadò (23 maggio) e di Fabio Merlini (2 giugno).
La crescente mancanza di cultura e di amore per il proprio paese, denunciata da Bianconi, unita all'affarismo rampante sordo ad ogni considerazione estetica hanno trasformato la cittadina sul Lago Maggiore in un coacervo di cemento e speculazione edilizia con quel poco verde rimasto a fargola per i metri cubi abitativi che possono venir piazzati al suo posto.
«Mancanza di amore per il proprio paese, visto come occasione di rapina e di saccheggio» ha rincarato Dadò denunciando l'«affarismo più sbracato, cemento e soldi, cinismo e assenza di cultura».
Già in passato vi erano stati tentativi di un assalto speculativo a Locarno e l'Happy Rancho sta lì a ricordarcelo.
La goccia che ha oggi fatto traboccare il vaso è l'orripilante ammasso edificato in riva al lago, accanto al debarcadero: due parallelepipedi di cemento di una volgarità rara e segno eloquente di come ogni centimetro quadrato debba venir sfruttato per macinare denaro. Di pari passo (come pure è stato denunciato sul giornale) procede la "rimozione" del verde con abbattimento di piante anche secolari in buona salute.
La muraglia cinese edificata sotto la chiesa di san Francesco, l'altrettale muraglia che costeggia il nuovo autosilo a ridosso della famosa rotonda (costò una sessantina di milioni!) che giace vuota davanti al Castello, il progetto autorizzato di un altro alveare di ferro e cemento dietro la biblioteca cantonale, dove sopravvive uno dei pochi polmoni verdi cittadini, l'abbattimento di alberghi per fare spazio ad aparthotel, tutto contribuisce a rendere definitivamente anonima come una periferia urbana quella Locarno che un tempo ha pur avuto un suo fascino. E mentre tutto questo accade alla popolazione sono offerti i "circenses". Tanto per distrarsi un po'. Dallo scemenziario della Red Bull dell'anno scorso alle notti bianche alle musiche alle feste. Che andrebbero pure bene, se ci fosse da festeggiare. Ma non c'è.
In simultanea al dibattito sul degrado crescente e irreversibile di Locarno (l'ingegner Lombardi si è consolato dicendo che sono così scadenti i materiali di questo saccheggio che dureranno poco e si può sperare nel giro di qualche decennio in una resipiscenza...) è scoppiata la polemica sulla presidenza dell'ente turistico locale afferrata dalla sindaca Speziali a spese di Ascona.È allora interessante mettere in rapporto i due dibattiti.
Al di là di ogni considerazione di opportunità, si deve infatti rilevare che Ascona ha saputo mantenere intatte le proprie caratteristiche estetiche, la propria prerogativa di villaggio resistente al "saccheggio" a differenza di Locarno.

Pubblicato il 

22.06.07

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