Più Dio e meno Tasse

Claudio Mésoniat ha replicato con un editoriale sul Giornale del Popolo del 3 novembre al mio articolo di alcune settimane or sono sul “caso Buttiglione” (cfr. area n. 44-45 del 29 ottobre). In quell’articolo esprimevo la mia preoccupazione per la minaccia rappresentata dalla crescente invadenza, anche nelle democrazie occidentali, della morale di natura religiosa, che è una scelta personale, nella politica, che invece è una attività collettiva nella quale i conflitti tra valori diversi, tutti degni di protezione, devono essere appianati con ragionevoli compromessi. Si pensi, per citare alcuni esempi ripresi proprio dall’articolo di Mésoniat, ai problemi dell’interruzione della gravidanza, della ricerca sulle cellule staminali, dell’eutanasia. Una minaccia che mi sembra sia stata confermata dalla strategia studiata da Rove per Bush nella recente campagna per le presidenziali nord americane, e dai risultati usciti dalle urne, referendum compresi. Degli argomenti esposti nell’editoriale del GdP due, uno di forma e uno di sostanza, mi sembrano particolarmente significativi della volontà di approfittare dell’episodio di Bruxelles a scopi propagandistici atteggiandosi a difensori perseguitati di valori superiori. Un atteggiamento pagante in questi anni di cambiamenti, di incertezze e di paure e per il quale il furbo Buttiglione già si sta agitando per raccogliere il premio. L’argomento di forma. Mésoniat mi chiede «se mi rendo conto della gravità della violazione della libertà di pensiero» operata su Buttiglione dalla commissione parlamentare dell’Ue quando «i suoi inquisitori» (il paragone tra Buttiglione e le vittime dell’Inquisizione fa da sottofondo a tutto l’articolo) l’hanno interrogato sulle sue convinzioni per poi stracciarsi le vesti e gridare: «ha bestemmiato, la pensa come un qualsiasi cattolico» (ma è poi vero che qualsiasi cattolico la pensa come Buttiglione?). Sarebbe come se, continua Mésoniat, una commissione granconsigliare avesse interrogato Martinelli sulle sue idee filosofiche su aborto e droga per poi concludere che ha «un pensiero libertario per cui non è degno di diventare consigliere di Stato». Un paragone completamente fuori strada perché, come il direttore del GdP non può ignorare, il nostro Gran Consiglio non ha nessuna competenza relativamente alla nomina dei consiglieri di Stato (quella competenza da noi appartiene all’elettorato che conosce le idee dei candidati anche su droga e aborto dai media e dai comizi), mentre il Parlamento europeo quella competenza ce l’ha relativamente ai commissari esattamente come le camere federali ce l’hanno relativamente ai consiglieri federali. Per cui gli uni e gli altri interrogano giustamente i candidati su visioni e convinzioni politiche per poterli conoscere e per poter giudicare la loro idoneità a ricoprire la carica per la quale si sono o sono stati proposti. Se Buttiglione è stato giudicato inadatto da una maggioranza (e non da alcuni eurodeputati) è perché si è dimostrato incapace di tenere separate la politica dalla religione e perché quella Commissione e, con essa, la maggioranza del Parlamento, hanno (per fortuna) considerato grave quel difetto per un commissario Ue. La libertà di pensiero non c’entra e la persecuzione ancora meno. L’argomento di sostanza. Siccome Buttiglione sarebbe stato punito perché «la pensa come un qualsiasi cattolico», Mésoniat arriva a concludere che «esiste un fastidio nei confronti dell’identità cristiana che giunge fino all’intolleranza…». Il termine “fastidio”, che di per sé è relativamente moderato, viene enfatizzato dal risultato al quale porterebbe, vale a dire l’intolleranza. Ho qualche dubbio, inoltre, sul fatto che l’identità cristiana (o cattolica?) si riduca ai temi di morale sessuale e famigliare che tanto preoccupano Buttiglione. Quello che invece appare evidente, almeno dalle nostre parti, è una certa disaffezione nei confronti di sacramenti e funzioni della Chiesa (la Confessione e la Messa domenicale ad esempio) e una tendenza accentuata a non seguire gli insegnamenti di Roma anche da parte di chi si dichiara cattolico proprio in aspetti inerenti quella morale sessuale che sembra essere il vero credo religioso di Buttiglione. Tuttavia tutto ciò non è certamente la conseguenza di atteggiamenti intolleranti ma è innanzitutto il risultato di una evoluzione dei costumi prodotta della natura rivoluzionaria del capitalismo che, per esistere, ha bisogno di aumentare continuamente la produzione, quindi il consumo, quindi ha bisogno di liberare il consumo dai lacci che lo frenano, di liberare i desideri. Questa evoluzione che ha molti aspetti positivi (basti pensare alla “liberazione” della donna) ha certamente anche vistosi aspetti autodistruttivi a livello culturale, sociale, ecologico. Ma la risposta non può essere cercata nel ritorno alla vecchia formula “Dio, Patria e Famiglia” cui aggiungere la nuova formula magica di “meno tasse per i ricchi”. Sarebbe una risposta priva di speranza perché fondata sull’egoismo di pochi, dove la riduzione dei consumi dei poveri verrebbe compensata (semplificando) dagli investimenti per le guerre da preparare o da fare e dal lusso offensivo di una piccola minoranza. La risposta giusta ai rischi di autodistruzione va invece cercata proprio in quello che correttamente Mésoniat definisce fondamento della democrazia: «il valore assoluto di ogni persona e della sua libertà». Un fondamento che affonda certamente le sue radici nel concetto cristiano-giudaico che ogni uomo è figlio di Dio, ma che ha trovato la prima attuazione pratica con “i diritti” nati dalla Rivoluzione francese e dalle lotte sociali dei due secoli scorsi. Il rispetto dell’unicità di ogni individuo è dato dalla solidarietà (“la libertà da..” accanto “alla libertà di…” direbbe Amartya Sen), versione laica della virtù teologale della carità. Solidarietà nei confronti degli individui, delle comunità famigliari (nel senso ampio utilizzato qui in Svizzera in occasione dell’anno della famiglia), ma anche solidarietà, mezzi e potere a chi difende quei beni comuni che sono l’ambiente e le diversità culturali. Chi crede in questi valori non può non provare fastidio di fronte alle tirate moralistiche di Buttiglione non perché cristiano o cattolico (anche Prodi e Monti sono cattolici praticanti e hanno ottenuto consensi e rispetto da tutti), ma perché poco credibili considerato il resto del suo tragitto politico. Senza che questo fastidio possa in qualche modo “giungere all’intolleranza”. Semplicemente porta a concludere, almeno per ora, che Buttiglione non è adatto a fare il Commissario Ue.

Pubblicato il

12.11.2004 14:30
Pietro Martinelli