Piramidi egizie nelle Alpi

I soli ad aver reagito negativamente finora sono stati quelli dell'estrema destra nazionalista ed il sindaco di un paesino sul Walensee. Parliamo del progetto di sviluppo turistico di Andermatt, nel cantone di Uri, voluto e finanziato da un imprenditore egiziano, per il quale il Consiglio federale il 22 settembre scorso, ha deciso di fare un'eccezione nell'applicazione della "Lex Koller", cioè della legge che sottopone all'obbligo di autorizzazione l'acquisto di fondi da parte di stranieri residenti all'estero. Di cosa si tratta? La società Orascom Hotels & Development, di proprietà di Samih Sawiris e con sede al Cairo, progetta, realizza e gestisce centri turistici per vacanze in Medio Oriente, come il famoso El Gouna sul Mar Rosso. Ora Sawiris ha deciso di investire anche in Europa e vuole cominciare da Andermatt. Il suo progetto prevede la costruzione di alberghi, case di vacanza, un campo da golf con 18 buche e altri impianti sportivi e per il tempo libero. Ha chiesto perciò al Consiglio federale di permetterle l'acquisto di diversi terreni, in deroga alla Lex Koller.

Il complesso turistico occuperebbe un'area di 735 mila metri quadrati, cioè 75 ettari. Per farsi un'idea delle proporzioni di un tale complesso, basterà dire che il villaggio di Andermatt, che conta 1'300 residenti (esclusi i lavoratori stagionali), si estende su 35 ettari. I terreni che la Orascom vuole acquistare sono in gran parte quelli della piazza d'armi, che la Confederazione vende per 10 milioni di franchi alla Corporazione della Val d'Orsera, il patriziato locale, che li rivenderebbe, o ne cederebbe i diritti di superficie, alla Orascom. Ma per il campo da golf le parcelle della piazza d'armi non bastano, per cui la Orascom sta trattando con 15 contadini per l'acquisto dei rispettivi appezzamenti.
L'operazione è comunque abbastanza complessa, perché comporta una serie di condizioni preliminari che vanno rispettate e coinvolge la Confederazione, il Cantone, il Comune, la Corporazione (e quindi gli altri comuni della Val d'Orsera, cioè Hospental e Realp), i contadini e Pro Natura. Con tutti l'egiziano Sawiris deve riuscire a trovare un accordo. E pare che ci sia riuscito.
Il Cantone e il Comune sono disposti a modificare la pianificazione del territorio (piano direttore cantonale e piano regolatore comunale), portando le aree edificabili da 35 a 60 ettari.
La Corporazione (rappresentata dall'avvocato Franz Steinegger, ex consigliere nazionale ed ex presidente del Plr) non ha i soldi per comprare da Berna i terreni ma è ben contenta di guadagnarci facendo da intermediaria. I contadini sono stufi di sopravvivere solo grazie alle sovvenzioni di Berna, che oggi ci sono ma domani chissà. E Pro Natura, per bocca del suo rappresentante locale Otto Sieber, s'è dichiarata soddisfatta di essere stata consultata, di essere stata invitata a dare i suoi pareri e soprattutto di aver ricevuto la garanzia che le due riserve naturali protette esistenti sul territorio verranno preservate.
Il parere del Cantone di Uri, presentato al Consiglio federale, è favorevole soprattutto perché la riduzione della piazza d'armi di Andermatt e di altri stabilimenti della Confederazione ha causato alla regione la perdita di circa 1'400 posti di lavoro. Il progetto turistico, con la creazione di 2 mila nuovi posti di lavoro e la crescita del valore aggiunto lordo nella regione di circa 120 milioni di franchi l'anno, permetterebbe un riorientamento economico e comporterebbe un sensibile aumento della popolazione, frenando così la tendenza all'esodo in particolare dalla Val d'Orsera.
Il Consiglio federale ha giustificato la sua decisione con "l'interesse superiore della Confederazione alla realizzazione del complesso turistico" per i vantaggi che ne derivano al cantone di Uri, che già subisce grossi disagi dal traffico stradale e ferroviario, e per le ricadute sui cantoni vicini, Vallese, Grigioni e Ticino. Questa eccezione non è piaciuta a chi si è battuto per altri progetti analoghi, come quello per la costruzione di 131 appartamenti di vacanza nella regione del Walensee. Se n'è lamentato Balz Manhart, sindaco di Quinten: «A noi la Confederazione non è venuta incontro».
Purtroppo continuano a tacere le organizzazioni ambientaliste, dalle quali ci si aspetterebbe qualche voce critica. Solo la Fondazione per la protezione del paesaggio s'è azzardata a dire che il progetto le sembra esagerato e che Samih Sawiris dovrebbe essere obbligato a finanziare un fondo contro il rischio di un suo ritiro.
Ma i più inviperiti sono quelli dell'estrema destra. Valentin Oehen, ex consigliere nazionale ed ex presidente di "Azione Nazionale" che si era battuta contro la "svendita della patria", ha detto che «al Consiglio federale manca il rispetto per il suolo svizzero».
Da parte sua, il consigliere nazionale Bernard Hess, dei Democratici Svizzeri, si domanda «dove sta l'interesse politico superiore» e minaccia ricorsi e proteste. Su tutto risalta lo sfottò di Blocher, che presentando la decisione del governo ha detto che a rallegrarsene dovrebbero essere gli antimilitaristi: un centro turistico al posto di una piazza d'armi significa che «le spade diventano aratri».

Ambiziosa, ma c'è di più

Per l'intero cantone di Uri, quello di Andermatt è senz'altro il progetto turistico del secolo. Ma non è certo tra i più grandi già realizzati in Svizzera. Certo, le 800 camere d'albergo, i 600 appartamenti di vacanza e le 100 ville e case di vacanza, per un totale di oltre 3 mila nuovi posti letto, non sono uno scherzo. Altri rinomati centri turistici nelle Alpi svizzere, che originariamente non erano villaggi molto più grandi di Andermatt, si sono tuttavia dotati di strutture tutt'altro che modeste ed hanno conosciuto uno sviluppo ben maggiore di quello progettato per la Val d'Orsera.
Oggi Andermatt può offrire ai turisti fino a 1'300 posti letto; ma anche quando diventeranno 4'300 tra qualche anno, saranno sempre pochi in confronto agli 8'500 letti di cui, tra alberghi ed appartamenti di vacanza, può disporre Engelberg, che è il più grande centro turistico della regione alpina nella Svizzera centrale. St. Moritz riesce ad offrire quasi 5'200 letti soltanto nei suoi 40 alberghi, a cui vanno aggiunti 1'500 appartamenti di vacanza. Zermatt va oltre, fino a 6'500 letti d'albergo e 13mila negli appartamenti di vacanza. E Verbier, nel Vallese, dispone fino a 13mila letti soltanto con gli appartamenti di vacanza. Ad Andermatt, il progetto dell'egiziano Samih Sawiris prevede anche un centro commerciale, una grande piscina, un campo da golf da 18 buche ed una funivia. Ma sono servizi ed impianti che gli altri centri turistici alpini offrono già in abbondanza. Compresi i campi da golf, che in Svizzera sono 91, di cui 58 da 18 buche.

Tasselli di patria in vendita

Nel rispondere alle domande dei giornalisti sulla "svendita della patria", Christoph Blocher ha anche detto pressappoco: «Peccato che l'idea non sia venuta ad un investitore svizzero». È la conferma di come il crescente nazionalismo politico contraddica l'internazionalismo economico della Svizzera. Quest'ultimo, in fondo, è di antica data e si può considerare una tradizione, visto che una gran parte dell'economia elvetica è stata creata da stranieri. La Svizzera ci ha messo le condizioni quadro (stabilità politica e sociale, efficienza dei servizi, ecc.) e gli investitori stranieri i capitali e il resto, più o meno come nella ricerca e nell'innovazione gli Stati Uniti ci mettono i soldi e l'Europa ci mette i cervelli. Gli ultimi esempi di imprenditori stranieri di grande successo sono l'italiano Ernesto Bertarelli (proprietario della Serono, ora venduta alla farmaceutica tedesca Merck) che ha fatto vincere alla Svizzera la più prestigiosa competizione mondiale di vela, ed il libanese Nicolas Hayeck, che con lo Swatch ha rilanciato l'industria orologiera elvetica. Ma risalendo nel tempo, i più famosi fondatori stranieri di industrie svizzere furono il britannico Charles E. L. Brown e il tedesco Walter Boveri (che crearono la Brown-Boveri, oggi Abb), ed Heinrich Nestle, di Francoforte, che divenne Henri Nestlé. Ma non si possono trascurare la schiera di manager tedeschi , austriaci ed italiani che lavorano da noi, e le decine di altri piccoli e medi imprenditori (soprattutto nei campi dell'edilizia e della gastronomia) venuti dall'Italia.

Quando Nante sarà St. Moritz

Andermatt come Dubai? E Nante come San Moritz? È questa la prospettiva non così lontana che sembra delinearsi quando guardiamo da vicino il progetto per Andermatt (vedi articolo sopra e a pagina 12). È questa la sensazione che si prova osservando il disegno turistico avanzato in Leventina dalla società francese Transmontagne. L'intento dei transalpini è quello di ridare vita all'Alta Leventina costruendo appartamenti residenziali a Nante, per un totale di 1'200 posti letto (contro i 150 attuali). Letti che dovrebbero portare il "turismo settimanale" attingendo ai mercati dell'Europa centrale e del nord.

Ma è questa la via ideale per ridare vita alle regioni di montagna? Abbiamo rivolto la domanda al consigliere nazionale Ps Fabio Pedrina, pianificatore, economista e, soprattutto, airolese, dunque conoscitore delle realtà alpine.
In questi progetti il diavolo sta nel dettaglio. Io ho la perplessità di fondo su degli interventi con impatto così marcato. Non per questo escludo tuttavia che si possa entrare in materia: il problema è di capire se sia preminentemente un'operazione immobiliare o si tratti di progetti volti a ridare la necessaria linfa in termini durevoli al sistema economico, ambientale e sociale della regione.
In quanto airolese, come vede il progetto Transmontagne?
In ambedue i progetti, Andermatt e Nante, i tre elementi citati mi mancano e ciò mi impedisce di esprimere un giudizio di entrata in materia, convinto e chiaro. Fatta questa premessa, ad Airolo mi sembra perlomeno che il progetto parta dall'idea di voler eliminare i cosiddetti "letti freddi". Impostando l'offerta in modo che vi sia una rotazione importante nell'utilizzo, si cerca di evitare che i letti rimangano vuoti per il 95 per cento dei giorni dell'anno. Si  tratta ora di definire meglio la base di mercato. L'idea non deve stare in piedi unicamente perché qualche "furbo" riesce a piazzare l'investimento e, una volta ricevuti i soldi per poter garantire la redditività minima, questo se ne lavi le mani...
I 1'200 posti letto previsti sono dunque un pò troppi per la nostra base di mercato...
Se si vorrà portare avanti un progetto di rilancio occorrerà riuscire a mettere in relazione il "vecchio" – il parco immobiliare esistente, sotto utilizzato  – con il "nuovo". Ossia occorre un progetto che vada in direzione dello sviluppo sostenibile. In questo senso i 1'200 posti letto previsti dovranno essere ridotti.
Come giudica dal punto di vista della pianificazione la scelta di Nante, più discosta e più tranquilla di Airolo?
Ad Airolo purtroppo, divisa tra zone a rischio valanghe e zone agricole pregiate, non vi sono più molte alternative. Farei semmai un discorso di "alta Leventina" discutendo su quale potrebbe essere la posizione ottimale per investire nella regione. Per quel che riguarda Nante dobbiamo tener presente che l'argomento di vendita dei paesi da cui proverrebbero i futuri turisti è quello della prossimità alloggio – piste da sci.
Ma non la spaventa l'idea di veder aumentare comunque il traffico nella regione con l'arrivo di frotte di turisti dall'estero?
I responsabili del progetto promettono di organizzare pacchetti turistici comprendenti viaggi con trasporti pubblici per evitare l'arrivo nella regione di chilometri di auto. Per quel che ne è degli spostamenti locali si tratterebbe semmai di potenziare la rete attuale di trasporti pubblici regionali.
Con questi progetti si "ruberà" terra ai contadini, penso soprattutto ad Andermatt...
Si possono sempre trovare forme intelligenti di convivenza, tra l'agricoltura e uno sfruttamento in parte estensivo, in parte intensivo delle terre. Ma tutto deve essere pensato ed organizzato in funzione di un miglioramento per tutti e non con l'idea di "scacciare la gente".
Che dire della critica portata avanti dalla destra nazionalista secondo cui stiamo svendendo la Svizzera?
Per principio non sono contrario alla vendita all'estero, tanto più che siamo a favore di un'apertura sull'Europa. Ancora una volta il quesito di fondo è  sapere cosa si fa con queste terre.

Pubblicato il

27.10.2006 02:00
Fabia Bottani
Silvano De Pietro