Pericolo liberismo

Qualcuno la voleva in crisi, sconfitta dal voto del 16 maggio dopo la storica vittoria del 2001 contro le scuole private. Ma lei, l’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni, passato lo scossone dei referendum con gli strascichi polemici di alcune dimissioni di peso, è in piena salute e pronta a riprendere le sue battaglie. Lo ha dimostrato l’assemblea che si è tenuta la scorsa settimana e che ha nominato alla presidenza il giornalista del Corriere del Ticino Saverio Snider. Egli succede a Jacques Ducry, dimissionario in quanto contestato da diversi membri dell’Associazione per aver sostenuto le misure di risparmio nella scuola volute da governo e parlamento. Con Snider passiamo in rassegna le prossime sfide. Saverio Snider, l’Associazione per la difesa della scuola pubblica quante dimissioni ha ricevuto in relazione al referendum del 16 maggio? 6 o 7 su circa 400 iscritti. La forza della vostra Associazione sta nel riunire persone di estrazione politica molto diversa. Alcune dimissioni eccellenti, tra cui quelle del consigliere di Stato Gabriele Gendotti e del granconsigliere Jacques Ducry, non vi indeboliscono? Per il fatto che siano partiti (in termini che trovo esageratamente polemici) sono sinceramente dispiaciuto, perché la nostra Associazione ha bisogno di tutti. Ma moltissimi altri che non sono massimalisti di sinistra sono rimasti, a cominciare da me e Argante Righetti, per non parlare di Raffaello Ceschi o di Claudio Moro. La continuità di rappresentanza la più ampia possibile è dunque garantita. Tutti i dimissionari erano per l’aumento delle ore-lezione dei docenti. Significa che si difende la scuola pubblica solo difendendo i docenti? Penso proprio di no, del resto la nostra Associazione non ha fra i suoi obiettivi la difesa di interessi di categoria. La maggioranza del Comitato della nostra Associazione aveva deciso di sostenere quel referendum per l’impatto che l’aumento di un’ora di lezione settimanale avrebbe potuto avere sulla qualità dell’insegnamento. Dirò che in una situazione difficile come quella di oggi anche questo referendum al momento del voto è andato ben meglio di quanto ci si potesse attendere. Non è che anche questo referendum, inteso da molti elettori come una difesa corporativista di interessi di categoria, lo si sarebbe potuto vincere con un coinvolgimento maggiore della vostra Associazione? L’Associazione ha preso posizione tramite il suo comitato che a maggioranza ha deciso di aderire ai referendum. È vero che durante la campagna referendaria l’Associazione è stata un po’ defilata sia per la diversa opinione del suo presidente, sia perché la decisione era stata presa soltanto a maggioranza e non all’unanimità. Ma il risultato sull’ora-lezione non credo si possa imputare tanto all’Associazione, quanto alle organizzazioni che erano in prima linea. Ed è vero che il coinvolgimento così importante dei sindacati dei docenti è purtroppo stato letto da molti cittadini in termini corporativistici. Che clima ha trovato all’Assemblea della scorsa settimana? Un buon clima. Alcuni hanno detto che senza i partenti l’Associazione non avrà futuro. Non ci credo, non ho nessuna intenzione di fare il becchino. L’Associazione deve continuare ad esistere e ad operare come finora rivendicando con forza la sua indipendenza da sindacati, associazioni di genitori e allievi, partiti ecc… Continueremo ad essere luogo d’incontro di persone che tengono alla scuola senza essere condizionati in questo da interessi particolari. Quali ora i vostri obiettivi? C’è una battaglia, per la quale è già pendente un atto parlamentare, che vogliamo condurre con molta calma e serenità, ed è quella per il miglioramento dell’insegnamento religioso, per passare da un insegnamento confessionale e facoltativo ad uno culturale e obbligatorio. Inoltre dovremo stare ancora molto attenti a quel che può accadere sul fronte dei possibili risparmi nella scuola, pensando a quanto succede a Wetzikon (liceo senza insegnanti) o nei Grigioni (numero chiuso per le medie superiori). In questo senso leggere il documento delle 571 domande del Dipartimento delle finanze mi preoccupa, in quanto esso si richiama agli stessi principi liberisti che già stavano alla base dell’iniziativa popolare per il finanziamento delle scuole private. E manterremo comunque un’attenzione vigile su tutta la scuola pubblica, dall’università (con il suo sviluppo non controllato che ci lascia perplessi) alle elementari, ambito questo che mi pare felice ma di cui non ci siamo mai davvero occupati. Ben sapendo comunque che oggi la scuola con più problemi è la media. Ricucire lo strappo con Gendotti sarà una sua priorità? Assolutamente, anche perché l’Associazione proprio in questo momento può avere la funzione di piattaforma per elaborare delle buone soluzioni. Mi pare che anche Gendotti abbia un interesse in questo senso. Lui del resto lo strappo l’ha avuto più con la classe degli insegnanti che con noi. L’aver scelto lei, di estrazione Ppd, quale presidente ha un significato preciso? Io sono totalmente indipendente. Ho smesso di insegnare 21 anni fa, non ho più cariche istituzionali dal 1991 e non svolgo più alcuna funzione nel partito. Mi ritengo quindi assolutamente libero e indipendente proprio come l’Associazione deve essere. E ritengo un bene che il nostro presidente non rivesta alcuna carica di rilievo: già soltanto i condizionamenti partitici per un granconsigliere possono essere in questo senso un ostacolo. Affidare la presidenza dell’Associazione a Ducry, che è in Gran Consiglio, è dunque stato un errore? Oggettivamente Ducry ha comunque svolto molto bene il suo compito, e tutti glielo abbiamo riconosciuto. Ora che è presidente dell’Associazione continueremo a leggere i suoi commenti sul mondo della scuola nelle pagine di cultura del “Corriere del Ticino”, commenti che dicono l’esatto contrario di quel che scrive il suo direttore negli editoriali? Un vecchio direttore del “Corriere della sera”, interrogato circa il fatto che nelle pagine culturali uscissero articoli non in linea con i principi del suo giornale, rispose: «Su ogni transatlantico c’è una piscina. Se il transatlantico viaggia verso nord, chi si tuffa in quella piscina può anche nuotare verso sud. Questo è legittimo, l’importante è che il transatlantico continui nella sua rotta». Continuerò a tuffarmi in piscina, e mi pare bello che il capitano del transatlantico sia molto liberale in questo senso.

Pubblicato il

11.06.2004 03:30
Gianfranco Helbling
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