Su otto milioni di persone che vivono in Svizzera, due milioni non hanno il passaporto svizzero. Un quarto degli abitanti è dunque automaticamente escluso dalla possibilità di partecipare attivamente in ambito politico e sociale alla vita del paese. Una situazione che si ripercuote a livello locale. Basti pensare alle imminenti elezioni comunali ticinesi. A Lugano, su oltre 63.000 residenti permanenti, il 40% non potrà esercitare il diritto il prossimo 12 aprile di eleggere chi amministrerà la città in cui vivono, lavorano e pagano le tasse. Un deficit democratico derivante dalla complessa e costosa procedura elvetica di naturalizzazione, una delle più selettive dei paesi europei. Ne è convinta l’associazione Aktion Vierviertel (Azione quattro quarti), promotrice dell’Iniziativa per la democrazia la cui raccolta firme è in corso in tutto il paese. L’iniziativa prevede che sia la Confederazione ad occuparsi del processo di naturalizzazione e che la cittadinanza sia concessa, su domanda, dopo cinque anni di soggiorno legale in Svizzera a tutte le persone non condannate a una pena definitiva di lunga durata, non pericolose per la sicurezza interna ed esterna del paese e in possesso delle conoscenze di base di una lingua nazionale. In definitiva, affermano i promotori, una procedura di naturalizzazione semplificata e moderna, al passo coi tempi. leggi anche=> L'ecologismo opportunista dell'Udc e l'altra Svizzera possibile La questione discriminante della cittadinanza non si limita al solo diritto di voto, ma si ripercuote sull’esser parte integrante della società a pieno titolo. Il difficile accesso alla nazionalità porta infatti a una diseguaglianza sociale, che porta a un’esclusione dei diritti per paura di ritorsioni in base al censo e al passaporto. «I miei bisnonni, nonni e genitori hanno vissuto momenti difficili – separazioni, malattie, situazioni economiche precarie. Ma mai hanno dovuto preoccuparsi di perdere il diritto di vivere in questo paese. Ecco perché sostengo l’Iniziativa per la democrazia. Facciamola finita con un sistema profondamente discriminatorio che si basa sulle origini e sulle condizioni sociali», spiega l’avvocata Rosemarie Weibel, uno dei tanti volti pubblici in Svizzera che sostengono l’iniziativa, le cui motivazioni si possono consultare sul sito dell’associazione e sui loro social. Nella lunga lista di personaggi che sostengono l'iniziativa vi troviamo il dottor Franco Cavalli, il poeta Fabio Pusterla, lo scrittore Alberto Nessi, il sindacalista Vasco Pedrina, l'ex consigliera federale Ruth Dreifuss e l'avvocato Paolo Bernasconi. (clicca qui per leggerle) «La composizione del comitato - si legge nella nota stampa - illustra la diversità che alimenta la Svizzera, ma che non è rappresentata in politica a causa della restrittiva legge sulla cittadinanza. Attraverso frasi emblematiche, diversi membri di questo comitato raccontano le proprie esperienze vissute durante i processi di naturalizzazione assurdi e arbitrari. All’unisono, il comitato richiede criteri oggettivi per la naturalizzazione, affinché la democrazia svizzera possa rendere giustizia alle diverse realtà del paese».
Il pomeriggio del 20 aprile è previsto il Festival della Democrazia, al Prozess Bar di Berna, dove sarà presente l'intero comitato di sostegno all'iniziativa popolare (qui la locandina). |