Per una solidarietà dal basso

Il vocabolario Devoto-Oli dà il seguente significato della parola solidarietà: essa è «la coscienza viva e operante di partecipare ai vincoli di una comunità, condividendone le necessità, in quanto si esprime in iniziative individuali o collettive di sostegno morale o materiale». Da questa definizione emerge che si tratta di solidarietà "umana".
Nel corso dell'Ottocento la solidarietà si espresse in Europa attraverso il Mutuo Soccorso, considerato la prima forma di organizzazione del proletariato europeo. Nella fase del primo capitalismo gli operai dell'industria, abbandonati a se stessi, si soccorrevano vicendevolmente in casi di malattia, vecchiaia, eventi tragici e improvvisi (per esempio incidenti invalidanti, funerali ecc.). Sorsero così le Società di Mutuo Soccorso, a volte incoraggiate da padroni filantropi o comunque animati da spirito paternalistico. Le loro donazioni, così come quelle di altri benefattori, si univano alle quote settimanali o mensili dei soci, cosicché i soci malati o invalidi, quelli avanti con gli anni potevano contare su sussidi giornalieri.
Il lento, continuo, inarrestabile adeguamento di tutte le istituzioni di solidarietà (laiche, cattoliche, socialiste) al dominio del mercato capitalista cancellò le pratiche tipiche del mutuo soccorso.
Al mutuo soccorso è venuta sostituendosi, nella seconda metà del Novecento, una nuova forma di impegno solidale: quella di associazioni, enti, istituzioni che si ispiravano spesso ad una sorta di volontariato sul campo. Il lavoro svolto, cioè, per quanto retribuito, non poteva non essere animato da spirito di volontariato, che di per sé presupponeva una volontà e una operatività di cambiamento.
Le nuove organizzazioni di solidarietà cominciano a gestire i servizi sociali integrandoli nelle maglie sempre più ampie e complesse delle politiche sociali. La dimensione crescente di queste ultime ha comportato una diversificazione degli interventi a livello pubblico e del privato sociale. Anzi, negli ultimi trent'anni le associazioni private operanti nel sociale hanno agito spesso in condizioni di supplenza del pubblico, venendo a colmare vere e proprie lacune di uno Stato sociale men che meno socializzante, anzi riluttante o, nella migliore delle ipotesi, incapace di attuare in proprio e di gestire direttamente le molteplici attività e servizi espressamente previsti dai dettati costituzionali. Il Soccorso operaio svizzero (Sos) appartiene a questa storia. Nei suoi primi settanta anni di vita, nel portare avanti i suoi molteplici progetti in Svizzera e all'estero, ha sempre cercato di "guardare l'erba dalla parte delle radici", di leggere la dialettica sociale con lo sguardo di chi sta in basso, nella consapevolezza che da tale prospettiva sia più possibile preservarsi dai gravi rischi del professionalismo con le sue rituali meritocrazie e perversioni.

* Responsabile comunicazione Sos Ticino

Pubblicato il

22.12.2006 14:00
Angelo Ciampi