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Per una scuola democratica e che non escluda

A Zurigo sarà battaglia sulla proposta delle forze borghesi per una reintroduzione delle classi separate. “Dannosa e costosa”, affermano gli avversari, che si battono anche contro la selezione precoce

L’inclusione scolastica è sotto pressione su più fronti nella Svizzera tedesca e la crescente selettività dei sistemi scolastici cantonali è concausa di questo processo. Mentre nel Cantone di Zurigo ci si prepara a votare per reintrodurre, a pochi anni dalla loro abolizione, classi differenziali per allievi considerati difficili, l’associazione Volksschule ohne Selektion sta raccogliendo le firme per eliminare la selezione precoce all’uscita dalla scuola primaria nei cantoni di Zurigo e Berna.  

 

Secondo il filosofo francese Foucault, lo spazio scolastico è un elemento fondamentale nell’organizzazione del potere educativo e nella formazione della persona. Per spazio non dobbiamo solo intendere l’architettura o la disposizione delle classi. Separare determinate categorie di alunni, inserirle in contesti alternativi (per non dire ghettizzanti) rispetto a quelli considerati “normali”, è parte dell’organizzazione dello spazio scolastico. L’analisi di Foucault fa emergere come, tramite la separazione e la segregazione, si arrivi a classificare gli scolari, a influenzare il loro apprendimento e soprattutto a perpetuare disuguaglianze sociali. Le classi separate o speciali possono essere viste come un esempio di questa dinamica, dove l’obiettivo non è solo la differenziazione didattica, ma anche la categorizzazione degli studenti in base a presunte capacità o comportamenti.

 

Separare e punire

Questo è il progetto dei partiti borghesi a Zurigo che hanno deciso di lanciare un’iniziativa per chiedere la reintroduzione di classi separate, a pochi anni dalla loro abolizione, che loro chiamano “di recupero” (Förderklassen-Initiative). Secondo i proponenti, il sistema sarebbe al limite e le classi separate la soluzione contro tutti i mali.

 

Promettono di ottenere classi più tranquille e di offrire ad allievi e allieve più fragili contesti più adatti per l’apprendimento. Tutto questo senza aumentare di un centesimo la voce di bilancio destinata alla scuola. La sinistra e le associazioni di categoria si sono schierate contro. Anche la sezione zurighese del sindacato VPOD promette battaglia e inizierà il 23 giugno una campagna contro l’iniziativa. Sulla proposta di ritornare a un sistema fortemente separativo Sophie Blaser, insegnante d’asilo e Presidente della sezione degli insegnanti zurighesi della VPOD, è fortemente critica: «I partiti borghesi propongono di introdurre le classi di recupero a costo zero, ma questa è un’utopia. Per farlo occorre aumentare le risorse per gli insegnanti di sostegno. Questa proposta, oltre a essere dannosa, è anche costosa». E incalza: «L’inclusione non è il problema, non lo sono i bambini con origini migratorie, né quelli più fragili, ma la mancanza di risorse che ci porta al limite. Se vogliamo rendere la professione di nuovo attrattiva serve un cambio di passo deciso».

 

Pressioni sui genitori e sui docenti

A volte viene da chiedersi perché l’inclusione sia sempre più sotto attacco. La risposta è complessa, ma da più parti si identifica una delle cause nella selettività estrema di alcuni sistemi scolastici cantonali. Anche per Katrin Meier, insegnante elementare e attivista dell’associazione Volksschule ohne Selektion (scuola dell’obbligo senza selezione), è così: «Tutti i genitori vogliono il meglio per i propri figli e la formazione è certamente una delle preoccupazioni principali delle famiglie. C’è questa idea che l’inclusione abbassi il livello, precluda l’avanzamento di chi non ha particolari problemi, ma tutto questo è contraddetto dalla ricerca. L’inclusione sostenuta da risorse fa bene agli allievi più fragili e non rallenta quelli più capaci». È chiaro però che sistemi molto selettivi, come quelli di molti cantoni della Svizzera tedesca, creino una forte pressione sui genitori e indirettamente sul corpo docente: «Prendiamo come esempio Zurigo: qui i bambini sono confrontati con il primo processo di selezione già a 10 o 11 anni, un momento decisivo per l’intera carriera scolastica e lavorativa e troppo delicato». Come ampiamente dimostrato dalla ricerca, la selezione precoce crea problemi soprattutto a quei bambini che provengono da famiglie meno attrezzate di altre dal punto di vista socioeconomico.

 

L’associazione di Meier ha lanciato per questo un’iniziativa che chiede di abolire la selezione precoce proprio nel Canton Zurigo: «Ancor prima della fine della scuola primaria, a Zurigo, si selezionano bambini per il liceo di lungo corso e per i livelli della scuola secondaria di primo grado: A, B e C. Con la nostra iniziativa chiediamo l’abolizione dei livelli nella scuola secondaria. I vantaggi sono per noi chiari: meno stress durante un’età troppo precoce, più equità sociale e meno spreco di talenti». Una seconda iniziativa, adattata alle diverse caratteristiche del sistema scolastico locale, riguarda invece il Cantone di Berna.

 

La diversità come valore

Per chi ha frequentato o conosce il sistema formativo italiano, si tratta di una riforma che ricorda in parte quella della scuola media unica, introdotta con successo nella vicina Penisola nel lontano 1962. Non bisogna però pensare che non esistano esempi qui in Svizzera. Oltre alle sperimentazioni ticinesi, che mirano al superamento dei livelli, il modello di scuola a cui guarda in parte questa riforma è quello “a mosaico”, ovvero istituti (chiamati Mosaikschulen) che non seguono le regole più diffuse in materia di organizzazione degli spazi scolastici. Qui le classi sono formate da allievi di differente età e, soprattutto, di capacità e possibilità. In questi contesti, ricchi e sfaccettati, la diversità è vissuta come un valore e non come un ostacolo. Si tratta di scuole che possono funzionare bene in presenza di sufficienti risorse da impiegare. L’abolizione dei livelli nella scuola secondaria sarebbe un tentativo di creare quindi degli spazi altri, più stimolanti, più sfaccettati. Degli spazi che permettano anche ai figli e alle figlie della classe lavoratrice, spesso di origine migrante, di realizzare i propri sogni. È la ricerca a dirlo: la selezione non premia gli scolari più meritevoli, ma il capitale socioeconomico delle famiglie di provenienza. A ribadirlo è anche Meier: «Chi oggi finisce nei gradini più bassi della gerarchia scolastica dopo la scuola primaria è lì spesso non per demeriti o incapacità ma per una questione sociale. Difficilmente riuscirà a fare un percorso virtuoso, a salire di livello, a migliorarsi. La permeabilità del sistema scolastico svizzero è solo teorica per molti bambini. Questi bambini finiscono spesso a fare i lavori meno qualificati e meno retribuiti. Noi vogliamo cambiare tutto questo». 

FOTO: AdobeStock

Pubblicato il

12.06.2025 09:02
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