Per una maggiore inclusione delle persone in fuga

“Together we can do anything - Insieme possiamo fare la differenza”. Con questo motto è stata celebrata in tutto il mondo il 20 giugno la tradizionale Giornata mondiale del rifugiato, con il proposito di sviluppare la piena inclusione dei rifugiati in tutti gli ambiti della società, dal lavoro allo studio allo sport. «I rifugiati sono studenti e insegnanti, sono atleti, cuochi, sono medici e infermieri. Portano con sé nella fuga un bagaglio di competenze che possono arricchire le comunità ospitanti, diventando risorse preziose per la società e il bene comune», ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia.

 

Ma mentre nel mondo si celebrava questo importante evento di sensibilizzazione sulle condizioni di milioni di profughi e richiedenti asilo, nel Mediterraneo si continua a morire. Nei primi mesi del 2021 si stima che siano 807 le persone morte o disperse in mare, nel tentativo di fuggire da guerre, persecuzioni e cercare di ricostruirsi una vita migliore. E sono 32.000 quelle giunte sulle coste meridionali dell’Europa nei primi mesi del 2021. Un forte aumento rispetto non solo al 2020, sui cui numeri aveva fortemente inciso l’inizio della pandemia e la conseguente chiusura delle frontiere, ma anche rispetto al 2019. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’interno italiano, al 18 giugno 2021, sono sbarcate in Italia 18.358 persone, contro le 5.786 del 2020 e le 2.187 del 2019. Ma nel mondo intero aumentano le persone in fuga. Secondo stime dell’Unhcr sono state 82,4 milioni nel 2020 le persone in fuga nel mondo a causa di guerre, conflitti, persecuzioni e cambiamenti climatici. Di queste 45,7 milioni sono sfollate all’interno del loro stesso Paese e circa 34 milioni sono ragazzi e bambini minori di 18 anni. I rifugiati sono 26,3 milioni e poco più di 4 milioni i richiedenti asilo.

 

Come sempre, la maggior parte di essi sono accolti da paesi in via di sviluppo e quattro su dieci sono accolti da cinque paesi soltanto: Turchia, Colombia, Pakistan, Uganda e Germania. Dati impressionanti e che purtroppo crescono di anno in anno. Tra i Paesi con il più alto numero di persone in fuga, spicca in particolar modo il Venezuela. È una delle più grandi crisi nel mondo e l’Unhcr stima che oltre 5,6 milioni di persone abbiano lasciato il paese negli ultimi anni, un esodo che continua da tempo ma che rischia di diventare una crisi dimenticata. Oltre l’80% degli esuli venezuelani si trova in America Latina e nei Caraibi. Paesi che hanno dimostrato grande solidarietà ma le cui capacità di accoglienza si sono pericolosamente ridotte a causa dell’emergenza sanitaria.


Ecco perché è necessario concentrare gli sforzi, adoperarsi e lavorare affinché, seguendo lo slogan della campagna di quest’anno, si produca maggiore inclusione dei rifugiati. In Svizzera, in particolare, gli sforzi devono essere indirizzati verso il miglioramento delle condizioni relative al ricongiungimento familiare. Le persone separate dalla propria famiglia vivono con forte ansietà e preoccupazione la sorte dei loro cari e ciò rende ancora più complesso e difficile il loro percorso di integrazione.

Pubblicato il

23.06.2021 13:54
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