Per un vero contropotere

Sabato 7 settembre con ogni probabilità, sarà ricordato come una data storica per il movimento sindacale svizzero. Se i due congressi dei sindacati Flmo e Sei daranno luce verde al nuovo concetto di sindacato interprofessionale, fatto assai probabile tenuto conto delle positive reazioni avute nell’ambito della consultazione nelle regioni, non solo si tratterà di una rivoluzione nell’ ambito sindacale svizzero, ma si darà vita ad un vero e proprio contropotere nei confronti delle forze neoliberali che dominano il nostro Paese. Non nascerà il 7 settembre il nuovo sindacato, ma verranno gettate le basi concrete e prese le decisioni di principio sull’integrazione dei sindacati Flmo, Sei, Unia, Fcta, in vista di dar corpo, fra due anni, ad un’organizzazione sindacale che conterà più di duecentomila membri, responsabile di oltre cinquecento contratti collettivi di lavoro che interessano quasi un milione di dipendenti. Sarà un sindacato con una struttura ancorata nel territorio, con un migliaio di funzionari ed una centinaia di sedi. Sarà, come detto, una risposta a chi crede di poter indebolire chi lavora, a chi attacca quotidianamente le conquiste sociali, ma sarà anche occasione per il movimento sindacale di aprirsi verso quei settori professionali oggi ancora troppo poco coperti sindacalmente. Pensiamo al terziario, e non intendiamo solo il commercio al dettaglio e la ristorazione, ma anche tutti i settori impiegatizi privati, dalle banche alle assicurazioni, agli uffici amministrativi eccetera. Flmo e Sei, organizzazioni sindacali con culture diverse, con storie e tradizioni diverse, invece di bloccarsi uniscono le forze per essere più efficienti al servizio delle lavoratrici e dei lavoratori di questo Paese. Il concetto elaborato dagli organi dirigenti dei due sindacati non corrisponde ad una semplice fusione come siamo abituati a viverle nell’economia privata. L’integrazione delle due organizzazioni prevede la costituzione di settori professionali che godranno di autonomia ed indipendenza giuridica, nei quali confluiranno i rami professionali affini. I rami industriali, dalla metallurgia alla chimica passando per l’alimentazione, si ritroveranno nel settore industriale che affiancherà quello della costruzione principale, quello dell’artigianato della costruzione (oggi ripartito fra Flmo e Sei) e quello del terziario, dei servizi. Solo l’esistenza di settori professionali sindacalmente forti sarà garanzia per un sindacato interprofessionale forte dove potranno essere sviluppate vere politiche sindacali industriali, artigianali della costruzione e dei servizi. Il tutto evidentemente coordinato e indirizzato ad una politica sindacale nella quale tutti gli aderenti possono identificarsi. Non sarà però un sindacato di vertice: gli organi dirigenti nazionali dovranno essere snelli ed il più flessibili possibile. Ampia libertà d’azione organizzativa va lasciata a regioni e sezioni, alle sedi (case sindacali) sparse sul territorio, luoghi d’incontro e di vita sindacale, luoghi in cui le assemblee professionali dibatteranno democraticamente le scelte rivendicative, le posizioni da assumere e trasmettere nelle istanze nazionali di categoria allorquando bisognerà decidere i rinnovi contrattuali. Il sindacato interprofessionale è concepito aperto ad altre organizzazioni tenuto conto che, a seguito del mutare delle realtà socioeconomiche, altri potranno essere interessati a partecipare al progetto. Il peso politico di questa nuova organizzazione non sarà evidentemente dettato dal cambiamento delle strutture. Accanto a questo processo ed in vista del congresso costitutivo si sta avviando un dibattito che dovrà essere il più ampio possibile sulle visioni future, sul ruolo e sul modo di essere del nuovo sindacato. Si tratta di un dibattito importante, considerato lo scenario economico e sociale nel quale viviamo. Il sindacato dovrà, negli anni a venire, essere ancora più attivo nel dibattito politico e dimostrare chiaramente all’autorità ed alle forze che vogliono smantellare il nostro stato sociale ed i diritti dei lavoratori, che non si può evitare di fare i conti con la forza sindacale : proprio come è stato dimostrato in occasione della manifestazione dello scorso 31 agosto.

Pubblicato il

06.09.2002 00:30
Renzo Ambrosetti