Per un insulto a Gobbi finisce alla sbarra

Venerdì 17 ottobre a Lugano si celebrerà un processo dove la componente politica è predominante. L’imputato è accusato di sommossa per la contestazione al magistrato italiano Gian Carlo Caselli e ingiuria nei confronti del consigliere di Stato Norman Gobbi. Un riassunto dei fatti e delle circostanze.

 

Alle Assise correzionali di Lugano si celebrerà un processo per sommossa, violenza o minaccia contro le autorità e i suoi funzionari e ingiuria. L’accusa sarà sostenuta dal procuratore generale John Noseda. I reati ipotizzati si sarebbero consumati all’Università della Svizzera Italiana nel gennaio del 2012, nel corso di una conferenza a cui partecipava l'allora procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli. Quella sera il magistrato oggi in pensione era stato oggetto di una contestazione da parte di simpatizzanti dei NoTav per aver arrestato 26 militanti del movimento attivo in Val di Susa (Piemonte) che si oppone alla realizzazione della linea veloce Torino-Lione.

 

Stando al comunicato del Ministero pubblico, l’imputato «avrebbe partecipato ad un assembramento nel corso del quale è stato danneggiato lo stabile dove si è svolto l'incontro, sono state gettate fiale con sostanze irritanti e scagliati oggetti all'esterno contro gli agenti intervenuti per sedare il tumulto (L’imputato ne avrebbe in particolare colpito uno sulla schiena con un'asta di bandiera)».


Il reato d’ingiuria gli viene invece imputato per aver affisso un volantino lesivo dell'onore del consigliere di Stato Norman Gobbi, responsabile del Dipartimento delle istituzioni. In particolare, nella parte alta del volantino era raffigurato il gerarca nazista Hermann Goering, mentre nella parte bassa c’era il ministro Gobbi in divisa militare, con la dicitura: “Trova le differenze”. Evidente la critica alle posizioni nei confronti degli stranieri della Lega dei Ticinesi, il partito di Gobbi.


Questa l’accusa della magistratura che dovrà essere verificata dalla Corte delle Assise correzionali del Tribunale penale cantonale. Il rinvio a giudizio alle Assise correzionali (competente per proposte di pena da 3 mesi a 2 anni di detenzione, oppure superiori a 90 aliquote giornaliere) appare molto severo, essendo piuttosto raro per quei tipi di reato. Di solito questi reati vengono liquidati con un decreto d’accusa e, nel caso di opposizione, si va a processo di fronte alla Pretura penale.


Per i paradossi della storia, si ricorda un solo precedente di questo tipo (ma potremmo essere smentiti). Per il reato d’ingiuria e diffamazione direttamente alle Assise correzionali ci finì nel 1995 il defunto Giuliano Bignasca, fondatore della Lega dei Ticinesi, per undici articoli pubblicati sul Mattino della domenica, il settimanale del suo movimento politico. Bignasca fu condannato a due mesi e mezzo di semidetenzione, nel senso che trascorreva le notti nell’allora struttura di Torricella, mentre durante il giorno si recava a lavorare.


Altro paradosso storico: il settimanale del partito del responsabile del Dipartimento delle istituzioni (a cui compete la giustizia) Norman Gobbi, è conosciuto per le sue copertine dove sovente gli avversari politici sono attaccati senza mezzi termini, spesso anche volgarmente. Non di rado, anzi, vengono ridicolizzate personalità istituzionali. Ne fu vittima anche il procuratore generale Noseda. Nel 2012, in un articolo apparso sul domenicale leghista, il procuratore generale fu oggetto di un pesante accostamento: «Noseda come le SS?». L’articolo faceva riferimento all’impegno del magistrato contro la prostituzione, molto attivo in quel periodo, sospettando che il procuratore agisse in quel modo nel nome di una presunta volontà di moralizzazione. L’articolo del domenicale leghista proseguiva: «Pensiamo alla storia del ’900: appena salito al potere nel 1933 Adolf Hitler fece chiudere tutti i bordelli. Per una questione “morale”».


Ora, per i paradossi storici di cui si diceva, il prossimo martedì, lo stesso Noseda sosterà l’accusa d’ingiuria contro una persona querelata da Gobbi perché accostato a un nazista.
Per quanto invece riguarda i fatti relativi alla presunta sommossa, diversi media e commentatori criticarono l’azione dimostrativa dei NoTav perché colpiva un magistrato dal profilo storico importante, in prima linea negli anni ‘70 contro il terrorismo e successivamente contro la mafia. Alla conferenza contestata, il secondo oratore era Armando Spataro, magistrato altrettanto importante in Italia. Dopo il pensionamento di Caselli, Spataro è il nuovo capo della procura torinese. Due mesi dopo la sua nomina, ha dimezzato il pool di quattro procuratori voluto da Caselli per indagare sui NoTav. Ufficialmente per «motivi riorganizzativi interni», ma giudicata dai commentatori come una misura «significativa» del nuovo corso, se non una vera e propria sconfessione dell’impostazione di Caselli nella repressione del movimento popolare valsusino.


Ora, comunque vada il processo, l’imputato difeso dall’avvocato Costantino Castelli è già stato “condannato”. Prima dei fatti era docente nelle scuole medie in Ticino. Nell’estate del 2013, rispondendo a un’interrogazione del granconsigliere leghista Michele Guerra, il governo cantonale scriveva: «Il docente era a beneficio di un contratto d’incarico annuale limitato al 2012-2013 ed oggi ha terminato l'insegnamento. Non è intenzione del Consiglio di Stato rinnovare tale incarico». Quindi, colpevole o no, il posto di docente lo ha già perso. E, sebbene abbia già trovato altri lavori, da un anno la sezione migrazione del dipartimento di Gobbi congela il rinnovo del permesso.

Pubblicato il

09.10.2014 14:25
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