Per non essere sole. Ecco Sos Donna - Associazione soccorso donne vittime di violenza sessuale

Lacerare il velo di silenzio che rischia di soffocare le donne vittime di violenza sessuale. È passato oltre un anno da quando un gruppo di donne – denominato Comitato di sostegno alle donne vittime di violenza sessuale – si riunì davanti al tribunale di Lugano per offrire il proprio sostegno e solidarietà a due signore che ebbero il coraggio di denunciare un noto medico luganese per i soprusi subiti. Coraggio pagato con l’amarezza di aver visto annullato in Cassazione quel processo che aveva reso loro giustizia. Anche se il processo risultò un vero e proprio calvario per le due vittime sottoposte dal collegio di difesa ad un interrogatorio umiliante e privo di qualsiasi rispetto per la sfera intima delle due denuncianti. Quel gruppo di donne aveva capito l’urgenza di non lasciare da sole coloro che avevano deciso di uscire allo scoperto assumendosi la difficile incognita di non essere credute. Intanto in Ticino, il Comitato di sostegno lanciava alle donne vittime di violenza sessuale un appello ad uscire dall’isolamento e a portare la loro testimonianza. Le numerose voci raccolte hanno convinto, strada facendo, il Comitato della necessità di istituire un organismo che permettesse alle donne vittime di violenza di avere un punto di riferimento concreto. Così, lo scorso 8 maggio il Comitato si è costituito associazione, un organismo che conta già numerosissime adesioni e che vuole continuare il lavoro già cominciato negli scorsi mesi. «Compito principale di Sos Donna - Associazione soccorso donne vittime di violenza sessuale – ci spiega la presidente Nadia Canonica – è quello di seguire le donne che denunciano le violenze o molestie sessuali subite. Vorremmo poterle accompagnare nel corso dell’iter giudiziario che decidono o meno d’intraprendere, sostenerle e aiutarle in una fase della loro vita particolarmente dura e difficile. Sappiamo quanto possa essere penoso per una donna vittima di violenza sessuale riuscire a rielaborare il terribile vissuto e trovare il coraggio di uscire allo scoperto, per questo capiamo chi non ce la fa a fare il grande passo ma che ha diritto comunque ad avere comprensione intorno a sé e uno spazio in cui poter condividere la terribile esperienza vissuta». Uno spazio che in seno all’Associazione si è tradotto in un Gruppo di auto aiuto la cui attività prenderà avvio il prossimo 17 giugno. Da allora il Gruppo si riunirà mensilmente sotto la supervisione di una psicologa. «Si tratta di uno spazio di vitale importanza – fa notare Canonica – creato grazie anche alla collaborazione del Delegato per i problemi delle vittime Roberto Sandrinelli, perché permette alle donne vittime di abusi o violenze di dare voce ad un dolore che mutila i sentimenti. La consapevolezza di non essere sole può sicuramente aiutare a individuare nuove strade per continuare la propria esistenza. E da qui, magari, ricavare la forza di fare un ulteriore passo, quello della denuncia. Anche se purtroppo però le esperienze in ambito giudiziario non incoraggiano le vittime ad uscire dall’anonimato. Pensiamo ancora alla logorante vicenda in corso che sta letteralmente martoriando le denuncianti del processo a carico del medico luganese. E possiamo immaginare con quale angoscia possano attendere un secondo processo (che presumibilmente potrebbe aver luogo nell’ottobre del 2002) in cui tutto potrebbe essere capovolto e loro ritrovarsi catapultate dal ruolo di vittime a quello di imputate. Ripeto, di fronte ad una vicenda così dura è veramente difficile convincere le donne ad uscire allo scoperto». Eppure è proprio quando il rischio del silenzio si fa forte che è necessario irrobustire la catena. «Durante il processo al medico luganese – riprende ancora la presidente di Sos – avevamo lanciato un appello a tutte quelle donne che avevano subito molestie o abusi sessuali chiedendo loro di fornirci la loro testimonianza. Ebbene, tra coloro che hanno raccolto l’appello c’era anche una donna anziana che a distanza di tanti anni sentiva ancora viva la ferita di una molestia passata. È importante perciò far sì che queste esperienze traumatiche non incancreniscano nell’intimo delle donne avvelenando la loro vita, ma vengano in superficie. E più donne verranno allo scoperto, più altre avranno il coraggio di seguirne l’esempio. Non nego comunque che sarà arduo per la nostra Associazione portare avanti un’opera di sensibilizzazione e di informazione presso l’opinione pubblica e scardinare pregiudizi incombono come ombre sulle donne che si ribellano al ruolo di vittime». L’Associazione, dunque, non è un servizio. «Non ci devono essere equivoci in questo senso – precisa Nadia Canonica –. Esistono già delle strutture quali le Unità d’intervento regionali che possono prestare il loro servizio in tal senso. Tra i nostri obiettivi vi è anche quello di fungere da cinghia di trasmissione tra la donna interessata, le istituzioni ed i mass media. Far sì insomma che una donna che si rivolge a noi possa contare sul nostro sostegno morale e psicologico e sulla nostra assistenza nel caso in cui intendano rivolgersi alle autorità competenti (polizia, magistratura e servizi sociali). Ma soprattutto ci impegneremo per mantenere viva l’attenzione su queste problematiche anche quando i processi languono e le attese diventano per le denuncianti tempi di tortura». Si impegneranno perché la realtà delle donne vittime di violenza e molestie sessuali non si trasformi in un’eco muta che solo chi ha sperimentato il terribile dolore può sentire. Riprendere a camminare A Bellinzona dal 17 giugno 2002 si attiverà il Gruppo di auto aiuto di Sos donna. Il gruppo si rivolge «a tutte le donne che hanno subito un abuso o una violenza sessuale. Durante gli incontri (a cadenza mensile) è a disposizione, quale sostegno, una figura professionale (psicologa o psichiatra)». Si tratta di uno spazio importante che vuole aiutare le persone che vi partecipano ad uscire dalla solitudine di un’esperienza traumatica; uno spazio in cui le donne «possano trovare il sostegno adeguato da parte di altre donne che hanno vissuto la stessa esperienza». Ricordiamo che l’Associazione Sos Donna e il Gruppo di auto aiuto rispondono al seguente numero telefonico: 076 / 593.77.64, il lunedì e il giovedì dalle 9.00 alle 12.30.

Pubblicato il

17.05.2002 02:30
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