Per la pubblicità non c'è più la coppia di una volta

Ci siamo, ormai è la fine della coppia e della famiglia come è stata intesa per secoli. Chi l’ha decretata? Ma che domanda: la pubblicità! La pubblicità alla tv. Il gigante giallo e la banca che una volta era l’alleata dei contadini hanno detto sì alle coppie omosessuali. Ad aprire il conto non è più solo la giovane coppia, lei con una mano dolcemente appoggiata sul pancione e lui che la guarda tenero negli occhi, ma anche i due eterni compagni di gioco che sono anche compagni nella vita, le ragazze che si abbracciano felici. Addirittura, uno dei due (maschi) accompagna con infinita premura un bambinello in bicicletta. Donne non se ne vedono. Come dire : “via all’adozione per le coppie gay”. È la fine della famiglia con la mamma bionda e i bambini col taglio a caschetto, tutti in bicicletta per i campi in attesa del papà che arriva in auto dal lavoro. Tempo un anno e il Mulino bianco verrà attaccato dalle ruspe, o sarà occupato dagli autonomi. Che lo decoreranno con gli spray, ci vivranno in gioiosa promiscuità e lo ribattezzeranno “Il fumino bianco”, la scritta sotto il logo: un’immensa, fumante, canna. “La televisun la gà ‘na forza de leun” salmodiava il grandissimo duo Fo-Jannacci già decenni fa. Sempre più vero. Bastava vedere la faccia di Silvio Berlusconi subito dopo il confronto con Prodi su Rai Uno. La sua misera figura equivale a una perdita sul campo di battaglia. Si fa politica in tivù. Ed è sul piccolo schermo e sulle pagine dei cataloghi dei mobili che si fanno le vere rivoluzioni del costume. A colpi di veline, divani e magliette in multipak. Le ragazzine da Copenaghen a Siracusa sono un esercito di lolite in jeans a vita bassa, occhioni bistrati e t-shirt striminzite; le donne di mezza età vanno in palestra invece di fare i tortellini in casa e gli uomini… eterni ragazzini. Poco romantico vero? Sì, ma anche meno brutale, più adatto ad un mondo in continua apprensione, sempre attaccato con le cinture di sicurezza come è il nostro. Anche l’uomo solo da un po’ di tempo è un “target” della pubblicità. Il giovane papà che versa i cereali nella scodella al figliolo, il ragazzo-padre che gioca con i piedini della sua bambina. Questa è già estrema perché l’acquisto delle scarpe per i primi passi sembrava uno degli ultimi baluardi delle competenze esclusive della madre, che si vuole consumatrice rigorosa e attenta. E se ci fate caso nello spot in questione non c’è traccia di donna, nemmeno un segnale confuso nello sfondo. È l’ora dei papà separati ma amorevoli. Non come quelli che camminano per strada con il cellulare all’orecchio e lasciano il pargolo con il moccio al naso a trotterellare tre metri dietro di sé. Ma non preoccupiamoci più di tanto: arriverà un qualche abbonamento “Lonely kid”e un telefonino a forma di orsetto col quale il piccino potrà chiamare una baby-sitter in suo soccorso. La mamma casalinga no, è un articolo che non tira più tanto bene…

Pubblicato il

24.03.2006 13:30
Cristina Foglia
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