Per capire un conflitto

Guerra del Kippur, 11 ottobre 1973. Soldati israeliani delle squadre speciali di soccorso stanno andando a recuperare un pilota abbattuto sul Golan. Un missile siriano però colpisce il loro elicottero. Il pilota in qualche modo riesce ad atterrare. Su quell’elicottero c’è Amos Gitaï, che quel giorno compie 23 anni: se la cava con un pezzo di lamiera piantato in schiena. Gitaï terminati gli studi d’architettura si da al cinema. Oggi è il maggiore regista israeliano. Proprio quella scena Gitaï l’ha messa in «Kippur», suo penultimo film (2000), che racconta con toccante teatralità e apparente distacco documentarista (e con la fotografia del ticinese Renato Berta) di una squadra di soccorritori dell’esercito israeliano impegnata proprio in quella guerra. «Kippur» sarà uno dei film dell’intrigante retrospettiva che Castellinaria, il Festival del cinema giovane di Bellinzona (dal 17 al 24 novembre), dedica al conflitto israelo-palestinese attraverso l’occhio dei cineasti degli ultimi 10 anni. Sarà un’occasione unica per capire quel conflitto. Ma di Gitaï, che non ha ancora potuto confermare la sua presenza a Bellinzona, ci sarà pure l’ultimo lavoro, «Eden», passato a Venezia e inedito in Svizzera. Gitaï ha vissuto 11 anni a Parigi per lo scandalo provocato in Israele da due suoi film, «Bayit» («Casa», 1980) che racconta l’espropriazione delle terre palestinesi, e soprattutto «Yoman Sadeh» («Diario dal fronte», 1982), girato in piena guerra del Libano. Un altro esiliato da quelle terre, la cui presenza nel primo week-end di Bellinzona è invece già confermata, è il palestinese Michel Khleifi, coetaneo di Gitaï e che dal 1970 vive in Belgio. E, vista la debolezza del cinema palestinese, che ha cominciato a produrre in proprio soltanto nel ‘68, è proprio grazie al sostegno di unità produttive europee che Khleifi ha potuto girare, nel 1987, la sua prima fiction, «Nozze in Galilea». Di lui a Castellinaria si vedranno «Il cantico delle pietre» (1990) e «Il racconto dei tre diamanti» (1994), suo primo film coprodotto con la Palestina. Accanto agli incontri con i due maggiori esponenti del cinema israeliano e palestinese, Castellinaria proporrà anche le prime esperienze di coproduzione fra Israele e Palestina: «Cronaca di una scomparsa» di Elia Suleiman (1996), «La via lattea» di Ali Nassar (1997) e il nuovissimo «Promesse» di Goldberg, Shapiro e Bolado, cui hanno partecipato gli Usa. Malgrado questi segnali incoraggianti, pure il cinema risente delle tensioni quotidiane fra israeliani e palestinesi. Così, Suleiman ha bell’e pronto un nuovo film. Gli manca solo una scena, la ripresa dall’alto di Gerusalemme. Ma, per il divieto di sorvolo della città, da mesi aspetta di poterla girare.

Pubblicato il

09.11.2001 14:30
Gianfranco Helbling