Lo chiamano “modello Winterthur”. Ma c’è anche un “modello Zurigo”. Si tratta delle richieste di aumentare i premi del secondo pilastro e di abbassarne le rendite, da parte delle due omonime compagnie d’assicurazione a cui è affidata la gestione finanziaria di decine di casse pensioni collettive. A queste due si sono man mano unite la Basilese, la Helvetia Patria, la Rentenanstalt ed altre assicurazioni. Tutte chiedono in pratica – sulla base di calcoli riferiti al crescente numero di persone dichiarate invalide, all’aumento della speranza di vita ed ai minori rendimenti previsti in futuro nelle assicurazioni previdenziali – più o meno le stesse cose: aumentare i premi, abbassare l’interesse da versare sugli averi della previdenza, ridurre il tasso di conversione (cioè la percentuale del capitale convertita in rendita annuale). Sono richieste rivolte all’Ufficio federale delle assicurazioni private, che concernono soprattutto il regime di assicurazione sovraobbligatorio, cioè relativo alla parte di salario superiore a quella soggetta all’assicurazione obbligatoria. Sta di fatto che dal momento in cui queste richieste, una volta autorizzate, entreranno in vigore, a pagarne lo scotto saranno non soltanto i lavoratori e le piccole e medie imprese, ma l’intera economia. E come se non bastasse, le compagnie d’assicurazione propongono di differenziare il tasso di conversione dei capitali in rendite distinguendo tra uomini e donne, ed introducendo così un criterio di discriminazione contrario al principio della solidarietà (che, per quanto minima, è alla base di qualsiasi assicurazione) e probabilmente anche illegale. Se guardiamo un po’ da vicino i calcoli che fanno le compagnie, vediamo che la “Winterthur” vuole abbassare a partire da gennaio 2004 il tasso di conversione (attualmente al 7,2 per cento uguale per tutti) al 5,835 per cento per gli uomini e al 5,454 per cento per le donne. Una riduzione simile è prevista anche dalla “Zurigo”, dalla Basilese e dalla Helvetia Patria. In soldoni: su un avere di vecchiaia di 100 mila franchi, invece di 7.200 franchi all’anno un uomo ne riceverebbe 5.835 e una donna 5.454. Teoricamente questo minore tasso di conversione non dovrebbe significare un’automatica riduzione di tutte le rendite, poiché gli istituti di previdenza (le fondazioni Lpp) sono tenuti a mantenerlo al 7,2 per cento per la parte obbligatoria. Ma dal momento che le assicurazioni, presso le quali circa la metà delle fondazioni di previdenza coprono i propri rischi, impongono loro questi tassi di conversione più bassi, agli istituti di previdenza non rimane che cadere in sottocopertura o, se il rischio è troppo grande, perdere la propria indipendenza. Cadere in sottocopertura significa però essere autorizzati ad aumentare i premi ed eventualmente ad imporre dei premi supplementari, al fine di risanare la situazione e riportare il grado di copertura, come vuole la legge, al 100 per cento. L’entità degli aumenti viene stabilita ovviamente dalle compagnie d’assicurazione, sulla base dei calcoli relativi al numero ed alla struttura d’età degli assicurati, nonché alle aspettative di vita. E gli aumenti previsti per l’anno prossimo vanno dal 4 al 10 per cento. La Basilese e la Rentenanstalt prevedono anche premi supplementari, per avere la garanzia di un interesse minimo sul capitale di vecchiaia del 3,25 per cento e la certezza di un tasso di conversione al 7,2 per cento. L’Ufficio federale della assicurazioni private (Ufap) non sembra poter fare molto, almeno a quanto detto dal suo portavoce Patrick Jecklin: «Quando un assicuratore sollecita una modifica delle tariffe, noi verifichiamo che non ci siano abusi», cioè falsificazione di statistiche o di calcoli. «La legge – ha aggiunto Jecklin – non dà all’Ufficio la competenza di giudicare se un aumento è appropriato, conveniente oppure no». Tale competenza venne dal parlamento rifiutata all’Ufap nel 1976, contro il parere del Consiglio federale. Tuttavia, ogni persona colpita, organizzazioni o autorità possono ricorrere contro le decisioni dell’Ufap. Una possibilità che il sindacato Flmo ha subito annunciato di voler sfruttare, subito dopo aver appreso che l’Ufap ha concesso a fine luglio il nullaosta all’attuazione delle richieste della “Winterthur”, della “Zurigo” e della “Ginevrina”. L’annuncio è stato dato con un comunicato nel quale viene innanzitutto espressa profonda indignazione per la volontà della “Winterthur” di «far pagare unilateralmente agli assicurati e ai datori di lavoro i rischi legati ai tassi d’interesse e agli investimenti». La scusa dell’allungamento della speranza di vita non regge, poiché «questa tendenza è nota da tempo, per far fronte alla quale sono già state costituite delle riserve». Ma l’Ufap, come detto, non sembra possa opporsi alle richieste delle compagnie d’assicurazione. Tuttavia, la Flmo giudica «assolutamente incomprensibile» il consenso dato dall’Ufap, vista la rapidità e la disponibilità con cui è stato concesso «quando a questa stessa amministrazione sembra mancare il tempo e l’interesse per dar seguito alla richiesta di esaminare l’uso che le assicurazioni hanno fatto dei fondi delle casse pensioni». La Flmo ha quindi deciso di raccogliere le proteste di singoli e di gruppi o di organizzazioni, per condurre insieme la battaglia legale mediante un ricorso collettivo. A tal fine, nel suo comunicato ha lanciato un appello ad assicurati e datori di lavoro di tutta la Svizzera. Renzo Ambrosetti, presidente della Flmo, perché il suo sindacato ha annunciato di ricorrere contro il nullaosta dell’Ufap all’aumento dei premi delle compagnie Winterthur, Zurigo e Ginevrina? Abbiamo ricorso per tutta una serie di ragioni. Perché una volta di più le assicurazioni, che non sono trasparenti nei loro conti, aumentano i premi e riducono le prestazioni agli assicurati. Ci sono quindi elementi non del tutto chiari in questa vicenda. Quello che ci sorprende, in particolare, è la facilità con la quale l’autorità federale ha dato l’“ok” a questa misura. Quando noi l’anno scorso avevamo chiesto di poter avere visione dei conti, ci venne risposto che non era possibile perché ci volevano tempi estremamente lunghi. Francamente, il tutto ci sembra molto nebuloso. Che cosa intende dire esattamente? Che non abbiamo ancora visto quelli che sono i conti delle assicurazioni, e quindi il tutto è molto caotico. Che cosa nel “modello Winterthur” non piace ai sindacati e la Flmo rifiuta? I sindacati e la Flmo rifiutano il “modello Winterthur” perché, come ho già detto, aumenta i contributi e rischia di diminuire le prestazioni o, pur mantenendole, le fa pagare di più agli assicurati. E lo fa in un momento congiunturale estremamente difficile, nel quale la gente ha bisogno che venga mantenuto il potere d’acquisto e le aziende non possono vedersi aumentare il costo del personale. Inoltre, vengono applicate aliquote differenti tra donne e uomini. E questo viola il principio della parità tra uomo e donna. Quanti hanno aderito all’esortazione dell’Flmo di fare ricorso? Noi abbiamo chiesto alle nostre sedi nelle varie regioni della Svizzera di segnalarci casi di aziende che hanno ricevuto questa comunicazione da parte delle assicurazioni. Stiamo raccogliendo questi dati per poter provvedere alla “causa associativa”, come si dice in termini tecnici. Ma ci sono altre organizzazioni o sindacati che condividono questa mossa? Ci sono altri sindacati e associazioni padronali che, come l’associazione svizzera industrie tessili, hanno annunciato anche loro un ricorso, o come l’associazione piccole e medie imprese della Svizzera interna che sta valutando l’opportunità del ricorso. Questo dimostra che quanto ho detto prima circa l’aumento del costo del personale, è vero. Quanto tempo pensa che ci vorrà per mettere in piedi questa “causa associativa”? Abbiamo dato tempo alle nostre regioni fino a fine agosto per segnalarci casi che sono a loro conoscenza. I termini di ricorso scadono il 15 settembre; e quindi entro quella data contiamo di fare questa “causa associativa”. Ma non avrebbe più senso e non si avrebbero risultati più duraturi se si facesse questa battaglia in parlamento, con un intervento legislativo, anziché con i ricorsi giudiziari? L’ufficio federale delle assicurazioni private ha convalidato una proposta fatta dalle assicurazioni e l’ha pubblicata sul Foglio Ufficiale federale, che reca i termini di ricorso di 30 giorni. Noi utilizziamo questi mezzi giuridici per proteggere gli interessi dei nostri lavoratori dipendenti. A livello legislativo le commissioni delle Camere sono al lavoro. Due settimane fa la commissione degli affari sociali ha tenuto delle audizioni con i responsabili della “Winterthur”. Il fatto che l’amministrazione, pur sapendo che tutta la tematica concernente il secondo pilastro è al vaglio del parlamento, si permetta di decidere senza tante storie, indispone. A nostro avviso avrebbero dovuto per lo meno attendere i lavori parlamentari.

Pubblicato il 

29.08.03

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