Pecora nera

«Di voti ne prendi pochi in valle» mi ha detto subito Fernando, appena visto il mio nome in lista. «Meno male» ho pensato «così non rischio di andare a Berna». Questo è stato l'esordio della mia campagna elettorale.
L'esordio è stato preceduto da notti insonni. Dovevo dare una risposta alla cosiddetta "commissione cerca" – un esempio di Italiano Regionale Ticinese – e non riuscivo a decidermi. Avevo già scritto una letterina per il no ma poi sono stato assalito dai dubbi. Dai rimorsi. Mi sentivo vile. «Mi vogliono e dico di no». La criniera fiammeggiante di Anna mi appariva nel dormiveglia. Vedevo Aldo, il muratore del mio paese che aveva lavorato "in dentro" e si era scontrato con i bigotti e i liberaloni della valle per difendere le sue idee. Mi appariva il volto di mio padre, fermato dai fascisti a Monte Olimpino perché aveva cantato Bandiera rossa. Un'accozzaglia di immagini. Perché la mente lavora sempre, anche nel dormiveglia. Anche quando dormiamo. Viaggiavo nel tempo e rivivevo gli incontri in un locale seminterrato del bar Piazzetta di Mendrisio, dove mi trovavo a leggere il Manifesto del partito comunista con Claudio, Maurizia detta Mau, Giancarlo, Renato, Danilo e altri soci della giovinezza. Mi sfilavano davanti i fantasmi di Plinio Martini, Sandro Beretta, Virgilio Gilardoni. «Come», mi dicevano «non sai dare neanche il tuo nome?». E allora mi sono deciso.
I tormenti erano dovuti alla personalità di chi ha a che fare con la realtà simbolica della letteratura più che con l'attività pratica quotidiana. Ed è proprio la ragione per la quale mi sono deciso. Per mettermi alla prova. Nei momenti di emergenza anche il solitario deve metter fuori la testa dalla tana. E, appunto, questo mi sembra un momento di emergenza, politicamente parlando. Basta aprire il giornale e ci vengono addosso la pecora nera scacciata dalle pecore bianche, il nero stupratore, il manager milionario e il poveraccio indebitato. Mi sono deciso perché anch'io sono pecora nera.

La seconda frase che ho sentito, dopo il pronostico di Fernando, è stata quella di un vecchio amico: «Ma cosa ti è saltato in mente? Stavi così bene, su bel tranquillo in valle…».
È vero. Non per il bel tranquillo (di notte passano certe bombe che fanno vibrare i vetri di casa) ma per il resto: che cosa mi è saltato in mente? Mi sono saltate in mente le parole astratte: solidarietà, responsabilità, speranza. Le parole astratte sono pericolose, perché fanno pensare. E a poco a poco si riempiono di cose concrete.
La notte, prima di addormentarmi, la mente si è riempita delle cose della mia vita che in qualche modo hanno a che fare con la speranza, la responsabilità, la solidarietà. Il mio lavoro di insegnante. I libri che ho scritto. Mi sono rivisto in Consiglio comunale a Chiasso e a Coldrerio e poi durante la riunione al Crotto del Carlino quando, con il mio amico Luigi e altri, fummo espulsi dalla sezione socialista. Eravamo le pecore nere. La nostra colpa: la solidarietà con il Partito socialista autonomo. Dire Psa allora era come dire diavolo. Mi sono rivisto fare la satira del libretto della Difesa Civile con una compagnia di attori dilettanti, dare lezioni agli immigrati per portarli alla licenza di scuola media: la responsabilità. Quanto alla speranza, è un principio che anima tutti i gesti dei socialisti.

Ma perché io, passato dal ceto basso al ceto medio con il mio lavoro, sono rimasto socialista e perché il mio ex vicino di casa, operaio di fabbrica sfruttato dal padrone tutta la vita, ha sempre votato per i borghesi? Forse perché le scelte politiche si fanno non solo con la mente, ma con gli affetti, con la storia della propria famiglia, con i pregiudizi. Chi ragiona sulle miserie della terra non può non essere di sinistra. Ma chi si conforma alla tradizione senza pensare con la propria testa, chi è indifferente, chi non legge un libro, chi non vede oltre il proprio campanile, chi ha i pregiudizi sugli altri – cioè li giudica prima di conoscerli –, chi ha paura della pecora nera: tutti questi voteranno per i borghesi.

* l'autore, scrittore e poeta, è proposto al Congresso del Partito socialista (Ps) quale candidato al Consiglio nazionale per le elezioni federali del 21 ottobre. Nessi inizia con questo numero di area una rubrica nella quale racconta la sua campagna elettorale.

Pubblicato il

31.08.2007 13:30
Alberto Nessi