Ad inizio giugno dovremo esprimerci sul progetto di legge che prevede la possibilità per coppie del medesimo sesso di registrarsi con effetti quasi matrimoniali. La votazione è la conseguenza di un referendum intrapreso da un piccolo partito, l’Evp, ed appoggiato da varie organizzazioni. Perchè mi sono deciso ad usare questo piccolo spazio per parlare di un tema così complesso? La ragione è semplice: quasi tutti coloro che partecipano al dibattito in questione evocano la parolina “etica” nei loro discorsi e quindi mi sento in dovere (ma anche un po’ “in piacere”) di dire la mia. Molti di noi non si sarebbero occupati politicamente del problema se non vi fossero stati costretti dal meccanismo referendario che porta necessariamente al voto e quindi altrettanto necessariamente al dibattito pubblico. Perchè tutto questo? Per il semplice motivo che la società contemporanea considera la vita sessuale e i suoi modi di gestirla un “affare privato”. È proprio così? Penso proprio di no: ogni pagina di giornale, ogni spot pubblicitario alla televisione con le loro immagini ci ricordano che del sesso si fa senz’altro un “uso pubblico” più o meno volontario. Nel nostro caso il dibattito non sembra essere particolarmente vivace. Forse poiché ogni parte sa che il progetto di legge non troverà opposizioni massicce? In parte sì, ma in parte anche perchè il tema lascia molti di noi relativamente sguarniti in fatto di argomenti. Ce ne intendiamo poco di omosessualità ed abbiamo paura di fare affermazioni sventate? Penso proprio di no: siamo soprattutto tutti e tutte deboli nel valutare l’istituzione del matrimonio, e quindi a più forte ragione non sappiamo bene come muoverci quando si tratta di valutare una nuova istituzione che dà l’impressione di esserne una specie di imitazione. Il testo su cui andremo a votare è molto equilibrato poiché riconosce le coppie omosessuali come vere coppie degne di protezione anche se non fa di esse dei veri “genitori”. Il bisogno di protezione e di riconoscimento pubblico delle coppie omosessuali è del tutto legittimo e necessario e quindi voterò sicuramente sì. Mi rimane comunque una certa qual insoddisfazione. I nostri esperti confederati avrebbero fatto bene a guardare un po’ più attentamente quanto stanno facendo i nostri vicini. Il Pacs francese si differenzia così dal modello elvetico per il fatto che non guarda in prima linea alla condotta sessuale della coppia che chiede il riconoscimento, bensì alla loro promessa reciproca di aiuto e protezione nella buona e nella cattiva sorte. Il modello elvetico invece è tutto centrato su una concezione di coppia definita a partire dalla condotta sessuale. Un piccolo-grande neo che rende il testo in votazione anche accettabile sul piano finanziario poiché sembra lasciare in pace le casse federali. Argomento debole per chi è sensibile alla dimensione etica dei problemi ma decisivo per la nostra “classe politique”. Quest’ultima non è certamente sessualmente ossessionata, quanto piuttosto vittima di permanenti incubi a sfondo finanziario.

Pubblicato il 

20.05.05

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