Parole, parole, parole

Cambiare idea. Sembra rivelarsi questa la tecnica che caratterizza il destino del collegamento autostradale A2-A13. Cambiare idea purché lo si faccia con furbizia o con quel pizzico di infantile innocenza. Cambiare idea anche con un certo tempismo.
Fu così, con furbizia e tempismo, che da un giorno all'altro, Marco Borradori gettò al macero, a poche settimane dalle elezioni cantonali del '99, la variante 98 in favore della V95 giustificandosi con un interesse smodato per gli abitanti di Cadepezzo (si veda il dossier alle pp. 8-9).
È così, con beata innocenza e tempismo, a dieci giorni dal voto sulla V95, che Marco Borradori finalmente oggi ammette l'esistenza del problema dei grandi generatori di traffico. «Fino ad oggi né io, né i miei collaboratori non avevamo dato molto peso al possibile insediamento di centri commerciali a seguito di una strada e dei suoi svincoli perché, ci dicevamo, in fondo la scheda di piano direttore che stiamo allestendo già elenca i margini di manovra dei grandi generatori di traffico. Per noi vi era poco da aggiungere se non spiegare meglio la scheda», così si è espresso Marco Borradori in una conferenza stampa martedì, con lo stesso candore con cui un bimbo ammette di esser stato lui a mangiare la cioccolata che la mamma da ore, disperata, stava cercando. Solo che Marco Borradori non è un bambino: sulle sue spalle gravano responsabilità non da poco nei confronti dei cittadini. La posta in gioco il 30 settembre è alta.
«Non vogliamo rifare lo stesso errore compiuto al Pian Scairolo dove il lasciar correre più veloce l'economia rispetto alla politica ha creato quel danno oggi inguardabile». Belle parole signor Borradori, ma sembra che le autorità politiche coinvolte in prima persona sul Piano di Magadino abbiano sì imparato a memoria la lezione, ma certamente non realmente capita. Questa è infatti una dichiarazione di intenti scritta e firmata in fretta e furia all'ultimo momento – quando i riflettori sono ben puntati su di loro tanto per esser certi che tutti sentano e possano poi dire "Bravi!". Una dichiarazione d'intenti che oltretutto si basa su una scheda di piano direttore che ancora non esiste se non in forma di ipotesi. Una dichiarazione d'intenti che finge di bloccare l'economia perché in realtà ha solo una valenza politica ma è del tutto priva di quella giuridica. E si sa in politica gli accordi quanto sono volatili. Una dichiarazione d'intenti sottoscritta con i Municipi (ben selezionati) salvo poi omettere di sottoporla anche ai rispettivi Consigli comunali. Nessuno dei firmatari sembra però temere eventuali proteste «tanto, ha detto qualcuno, sono tutte persone responsabili, non potranno che essere d'accordo con noi». Staremo a vedere se a tutti i membri dei legislativi piacciono questi metodi "dall'alto"...
Una dichiarazione d'intenti che non introduce il blocco assoluto alla costruzione di grandi generatori di traffico, bensì una "riflessione" tra i Municipi per stabilire quali sono i buoni e i cattivi progetti. Se l'idea alla base può anche essere molto buona, lo è meno se si pensa che a decidere saranno anche le stesse persone che avevano ritenuto il progetto Hornbach a Riazzino «sostenibile». Altro che «momento storico», signora Speziali…

Pubblicato il

21.09.2007 00:30
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