Palace, di corsa verso il voto

Lugano avrà il suo colosso: il Polo culturale sull’area Ex Palace. Un’opera imponente – con progettazione a firma dell’architetto Ivano Gianola – che sempre più si profila all’orizzonte, dopo che il 15 novembre il Municipio della città ha presentato un corposo Messaggio con la richiesta di un credito di 169 milioni di franchi al Consiglio comunale (il credito più corposo mai passato al vaglio del Legislativo). Cifra a cui vanno aggiunti i 30 milioni dell’acquisto e i 7 delle progettazioni del Polo culturale, perno di un percorso che ingloberà Villa Malpensata, Villa Ciani e il nuovo studio Foce. Finalmente musei, teatro e musica avranno a Lugano uno spazio in cui i contenuti possano trovare sintonia in un adeguato contenitore, ossia le strutture dell’area Ex Palace. Decidere su un investimento di tale portata lascerebbe supporre la necessità che venga messo un certo lasso di tempo a disposizione del Consiglio comunale. Ma il Municipio fa leva sull’urgenza di una risposta a cortissimo termine perché la macchina della realizzazione si metta in moto. Le commissioni Edilizia e Gestione dovranno ultimare l’esame e l’allestimento dei rapporti entro il 15 dicembre, una settimana prima del prossimo Consiglio comunale, programmato inizialmente per il 13-14 dicembre e poi spostato al 21-22 dicembre, visto che la Legge organica comunale prevede che i messaggi al Consiglio comunale devono essere consegnati almeno 30 giorni prima della seduta. Perché tanta fretta? si è chiesto il Ps di Lugano. E la perplessità è lecita se si pensa quanta “carne al fuoco” viene messa in questo progetto, che non si occupa di offrire soltanto un mero involucro alle attività culturali della città ma implica una profonda riflessione sulla sua politica culturale. Una fretta che rischia di trascurare proprio l’essenza di quest’operazione, i contenuti. E di questi – fa notare in un suo corsivo sul Corriere del Ticino Martino Rossi, capogruppo Ps nel Consiglio comunale di Lugano – «poco è stato detto nel messaggio». Restano in sospeso questioni quali quella della ristrutturazione dell’ex-convento, dietro la Chiesa degli Angeli, «rinviata – recita il Messaggio – a dopo noto l’acquirente della parte privata ed esplorata la possibilità di un’iniziativa congiunta». Ed è qui che s’insidia il dubbio che davvero la fretta di arrivare a brevissima scadenza ad un benestare del Consiglio comunale possa partorire dei gattini ciechi. Dubbio che si rafforza quando si passa a considerare la modifica del progetto con la proposta di sopprimere i due piani espositivi del Museo. In alternativa questi spazi troverebbero parzialmente posto nella zona seminterrata del complesso dove, in mancanza della luce naturale, si dovrà ricorrere necessariamente alla luce artificiale. Secondo il progetto originario i due piani avrebbero potuto ospitare il Museo cantonale d’arte, attualmente in cerca di nuovi spazi, ed essere costruiti con i finanziamenti cantonali e per un costo che si aggira attorno ai 16 milioni di franchi. In assenza di questa soluzione, viene a cadere per il Cantone l’opportunità di risolvere il problema della nuova ubicazione del Museo cantonale d’arte e per la Città di Lugano – visto lo sforzo finanziario che dovrà sostenere – l’opportunità di risparmiare e assicurarsi la presenza stessa del Museo sul suo suolo. Perché poi – come scrive nel suo intervento il capogruppo Ps Luganese – non trasferire la Collezione Brignoni sulle culture extraeuropee da Villa Heleneum all’odierna sede del Museo cantonale d’arte anziché, come vuole il progetto rivisitato, a Villa Malpensata, prendendo magari in considerazione l’idea di vendere sia Villa Heleneum che Villa Malpensata. E poi vien da chiedersi: perché sopprimere oggi ciò che nello stesso Messaggio non si esclude di ripristinare un domani? Forse perché qualcuno attraverso un giro tortuoso tenta di tutelare gli interessi di terzi. Alla luce di alcune indiscrezioni emerse in questi ultimi giorni, sembra infatti che la proposta di soppressione dei due piani museali superiori risponda ai desideri dei futuri e imminenti acquirenti dell’ex albergo più che a delle esigenze museali o architettoniche. Nel 1994 il palazzo del Palace e il suo parco vennero acquistati dalla Città di Lugano. Ora l’edificio verrà messo all’asta il prossimo 15 dicembre, il giorno dopo l’approvazione del Messaggio municipale da parte del Consiglio comunale. Questo perché – come spiega il Messaggio municipale – «La Città di Lugano intende realizzare, contemporaneamente al Centro culturale, l’edificazione dell’ex Palace, lasciando quest’ultima all’iniziativa privata.» Al momento si sono fatti avanti due candidati all’asta: il tandem di Garzoni e Mantegazza, legato a doppio filo al sindaco Giudici (sono noti gli stretti rapporti lavorativi e d’amicizia che intercorrono da tempo fra il candidato all’asta Garzoni e il primo cittadino luganese) e un gruppo straniero (si dice turco). Fra i due contendenti, si ipotizza che sia Garzoni, in qualità di impresario costruttore, ad avere reali chances per l’ottenimento dell’appalto. Cosa c’entra in tutto questo la revisione del progetto per la soppressione dei due piani museali? C’entra, c’entra se si osserva che l’ex Palace destinato ad edifici abitativi, si situa in prospettiva dietro al corpo museale. Abbassando la facciata principale della struttura museale, quella a sud, si aprirebbe la visione panoramica sul lago a tutta una serie di appartamenti che i privati acquirenti dell’ex Palace intendono costruire. Appartamenti che senza l’ambita prospettiva visiva perderebbero in attrattività e in valore commerciale. Un’ipotesi quest’ultima, che, se confermata dai fatti, desta non poche preoccupazioni perché ancora una volta si assisterebbe all’abdicazione della cultura da ruolo di interprete principale a cortigiana degli interessi di pochi, privati appunto.

Pubblicato il

26.11.2004 03:00
Maria Pirisi