L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, Sergio Vieira de Mello, ha concluso, il 26 aprile, una visita di tre giorni in Pakistan, riconoscendo la “determinazione delle autorità del paese a impegnarsi nel rispetto dei diritti umani”. Il funzionario Onu ha rilevato un miglioramento della condizione delle donne pachistane – “la cui partecipazione alle cariche politiche è nettamente aumentata negli ultimi anni” – e un incremento della scolarizzazione delle adolescenti. Ma non si è pronunciato, invece, sulle “esecuzioni extragiudiziarie”, le cosiddette “sparizioni”, e “i processi sommari” eseguiti dalle autorità pachistane, che la relatrice Asma Jahngir ha denunciato nel luglio 2002. Il capitolo “Pakistan”, nonostante le parole d’elogio di Sergio Vieira de Mello, rimane, dunque, ancora aperto sul tavolo della Commissione delle Nazioni unite per i diritti dell’uomo di Ginevra, dove un’altra voce è intervenuta, durante l’ultima sessione1), per denunciare violazioni e abusi commessi dalle autorità del paese. Le vittime sono gli abitanti del Sind, una delle quattro province del Pakistan (Sind, Punjab, Balucistan, Frontiera del nord-ovest), «i cui diritti più elementari sono quotidianamente negati dalla dittatura segregazionista esercitata dal governo», ha dichiarato Ghulam Mustafa Mahesar, 31 anni, avvocato, in esilio a Londra. «Un oppressione che dura da oltre cinquant’anni, da quando è stato creato, nel 1947, lo Stato del Pakistan». È la prima volta che viene denunciata alla commissione Onu di Ginevra la violazione dei diritti dell’uomo nella provincia Sind. Come mai nessuno prima di lei ha sollevato la questione? Il clima di terrore che il regime pachistano fa pesare sugli abitanti della provincia ha frenato gli ardori dei numerosi attivisti sindi, che rischiano la vita se osano esprimere la loro dissidenza. All’esterno, cioè di fronte alla comunità internazionale, e nel quadro della lotta contro il terrorismo, le autorità del Pakistan si mostrano cooperative, ma all’interno del proprio territorio, nella provincia Sind, “terrorizzano” la gente. In che modo? Usando la forza militare. L’esercito del Pakistan ha preso il controllo di tutte le attività, dell’industria, dell’agricoltura, della burocrazia. Ha colonizzato la provincia, trasformandola in un distaccamento militare. I soldati si comportano come se avessero occupato un territorio nemico. Anzi peggio, perché umiliano, torturano, e uccidono civili innocenti ogni giorno. Tra il 1983 e il 1986, l’esercito ha eliminato migliaia di persone soffocando nel sangue il movimento che si era costituito per la restaurazione della democrazia. Lei avanza accuse molto pesanti. Ha fornito prove di quanto asserisce davanti alla commissione delle Nazioni Unite? All’Onu mi sono espresso in qualità di testimone. Le brutalità e le violazioni di cui sono vittime gli abitanti del Sind sono riportate dai quotidiani della provincia, che sono però scritti nella nostra lingua, il cui accesso e comprensione non è alla portata di tutti. Alcuni libri inchiesta sono stati tradotti in inglese e in questa lingua sono disponibili informazioni e testimonianze su internet. C’è invece poco da fidarsi dei quotidiani pachistani pubblicati in inglese, perché sono sotto il totale controllo delle autorità. Poco o nulla si sa ancora della violazione costante dei diritti dell’uomo nella provincia Sind perché – ricordo – la popolazione è mantenuta nel terrore, non esiste libertà di opinione e le autorità stendono abilmente un velo di fumo davanti agli occhi degli osservatori esterni. Chi detiene il potere in Pakistan? Il governo è nelle mani dei penjab e dei muhajirs, una banda mafiosa che ha operato e opera un vero e proprio saccheggio della provincia, un saccheggio iniziato subito dopo la fondazione dello Stato, nell’agosto del 1947. Un esempio: il Sind produce 70 per cento della ricchezza nazionale, ma soltanto il 10 per cento resta nella provincia. Conseguenza principale, la popolazione vive nella miseria più totale. Secondo il rapporto 2002 della Banca mondiale, circa l’80 per cento degli abitanti del Sind vivono con meno di un dollaro al giorno. Ha suggerito una soluzione della questione di fronte alla commissione dell’Onu? Ho chiesto formalmente che il governo del Pakistan si impegni a rispettare il trattato di Lahore, del 1940, e la Costituzione del 1973. In questi due testi viene garantita la sovranità e l’autonomia della provincia Sind all’interno della federazione del Pakistan. (1) La 59° sessione della Commissione Onu per i diritti dell’uomo si è svolta, a Ginevra, dal 13 marzo al 25 aprile.

Pubblicato il 

27.06.03

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