Paesi che invecchiano, la salvezza verrà dagli immigrati

Quando dalle nostre parti si è iniziato il dibattito pubblico circa gli effetti dell’invecchiamento della popolazione sull’economia, in Giappone già erano chiari scenari e contromisure. In altre parole nel paese del Sol Levante il problema è stato percepito prima rispetto a noi, e di conseguenza i nipponici hanno avuto più tempo per studiarlo attentamente. Vale la pena, dunque, gettare uno sguardo nella realtà di quel paese, per renderci conto di quello che ci toccherà nel secolo che è appena cominciato. In Giappone il club dei centenari conta 23 mila membri con un tasso di crescita del 13 per cento annuo, mentre l’aspettativa di vita media è salita a 85 anni per le donne e 78 per gli uomini. Di che preoccuparsi per il futuro di un paese che ha fondato la sua potenza sull’industria e che potrebbe presto non aver più abbastanza manodopera per sostenerla. Se ciò non bastasse, un invecchiamento della popolazione di questo livello presenta pure non pochi interrogativi di tipo finanziario, con un’esplosione dei costi del sistema pensionistico, e un mondo produttivo,come già detto, sempre meno in grado di farvi fronte. Se da una parte si parla di riforme dello stato sociale, dall’altra si pensa a manovre di politica demografica, senza che nessuno dei due tipi di misure escluda necessariamente l’altro. Probabilmente, almeno da quanto si riesce ad intravedere, sarà proprio un’abile miscela di manovre ad assicurare il futuro del Giappone, che comunque rischia di finire in un periodo di recessione continua. La novità in Giappone è che si è cominciato a parlare di stimolare l’immigrazione, cosa che i nipponici non hanno mai gradito particolarmente, ma che si potrebbero veder costretti ad accettare se vogliono un futuro al livello del presente. La popolazione dovrebbe raggiungere i 127 milioni nel 2007, per poi calare a meno di 100 milioni a metà secolo, con trenta milioni in meno di lavoratori per una popolazione di pensionati doppia rispetto ad ora. Chi dovrebbe dunque sostenere produzione e consumi? Ma è ovvio, gli immigrati. Gli stessi che il Fondo Monetario Internazionale indica come risorsa del futuro, per quei paesi industrializzati con problemi di natura demografica. Il fatto che gli immigrati diventeranno una risorsa è, da una parte, una specie di rivincita, e dall’altra una chiara indicazione per adottare oggi politiche d’immigrazione moderne ed elastiche, al fine di non risultare perdenti quando saremo noi ad aver bisogno di loro. Pensiamoci.

Pubblicato il

28.01.2005 13:30
Paolo Riva