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Padroni e borghesi all’assalto dei salari minimi cantonali

La Commissione dell’economia del Nazionale approva una revisione di legge per eludere le norme decise democraticamente nei Cantoni e che porterebbe a una diminuzione degli stipendi nei rami a bassa retribuzione. Unia promette “ferma opposizione”

Sotto la cupola di Palazzo federale si sta concretizzando un brutale attacco ai salari minimi cantonali decisi democraticamente dai cittadini e dunque alle retribuzioni di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Un attacco che se andasse in porto comporterebbe inevitabilmente “un aumento della povertà e del ricorso all’aiuto sociale”, mette in guardia il sindacato Unia commentando la decisione presa ieri dalla maggioranza di destra della Commissione dell’economia e dei tributi (CET) del Consiglio nazionale in favore di una norma federale che consenta di aggirare le legislazioni cantonali in materia di salario minimo.

 

Si tratta di una modifica della Legge federale concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro (LOCCL), con cui si attribuisce primato assoluto ai salari minimi iscritti nei CCL dichiarati di obbligatorietà generale, anche quando sono inferiori ai salari minimi legali. In pratica, si sdogana la possibilità di derogare alle leggi cantonali in vigore. “Fissare salari minimi cantonali che prevalgano sui salari minimi previsti nei CCL dichiarati di obbligatorietà generale è un intervento unilaterale che mette a repentaglio la tradizione del partenariato sociale”, argomenta la maggioranza della CET, impostasi (con 16 voti contro 9) su una minoranza, la quale invece ritiene che così si metta a rischio lo strumento dei CCL di obbligatorietà generale. Uno strumento che di fatto si potrebbe usare per disattendere i salari minimi, “confermati dal Tribunale federale come misura di politica sociale conforme alla Costituzione” e “legittimati da votazioni popolari”, sottolineano i commissari della minoranza.

 

La norma è “figlia” di una mozione del Consigliere agli Stati del Centro Erich Ettlin, che era stata approvata di misura dal Parlamento. Il che ha poi costretto il Consiglio federale (contrario alla misura) a presentare un progetto di legge (con la chiara raccomandazione di respingerlo), che nella procedura di consultazione avviata nel gennaio 2024 è poi stato silurato dai sindacati, dai partiti della sinistra così come da tutti i Cantoni, salvo Obvaldo (di cui è originario Ettlin), e persino da alcune associazioni padronali. Ma la maggioranza della Commissione del Nazionale ha deciso di tirare dritto e di seguire la volontà delle grandi organizzazioni economiche.  

Un’eventuale adozione della modifica di legge da parte delle Camere federali avrebbe un impatto nei Cantoni di Neuchâtel e Ginevra, ma non nel Giura, a Basilea Città e in Ticino (anche se qui la situazione potrebbe cambiare), le cui leggi in materia di salario minimo già prevedono possibilità di deroga con modalità simili a quella prevista dalla mozione Ettlin.


La lezione TiSin

Quella ticinese è la peggiore di tutte perché per non applicare i minimi legali basta un semplice CCL, anche se non di obbligatorietà generale. Ne abbiamo avuto prova con la nota vicenda TiSin, il “sindacato” farlocco creato ad hoc immediatamente dopo l’entrata in vigore della legge nel 2021 che aveva sottoscritto un CCL-truffa con la sedicente associazione padronale Ticino Manufacturing in cui si prevedevano salari di 16 franchi all’ora. Un’intesa poi bocciata dall’Ispettorato cantonale del lavoro, il quale ha intimato alle aziende che vi avevano aderito di conformarsi ai salari minimi legali e di fatto decretato anche la fine di TiSin. Una vicenda che ha però lasciato il segno e indotto il fronte sindacale e di sinistra a correre ai ripari per evitare che si possa ripetere. In particolare con il lancio dell’iniziativa popolare “Per un salario minimo sociale” (che ha raccolto 13.000 firme e su cui si voterà verosimilmente nel corso di quest’anno), che oltre ad un aumento degli importi prevede di cancellare la possibilità di derogare alla legge attraverso i CCL. Dunque, se questa iniziativa dovesse passare, un’eventuale entrata in vigore della lex Ettlin avrebbe effetti anche per il Ticino.

 

Più povertà e più precarietà

Intanto si possono però già calcolare gli effetti sulle lavoratrici e sui lavoratori dei Cantoni di Ginevra e Neuchâtel che maggiormente verrebbero colpiti dalla misura: a subire importanti perdite salariali sarebbero soprattutto i rami professionali a basse retribuzioni come quelli dell’albergheria e della ristorazione (fino a 500 franchi al mese), dei parrucchieri (fino a 400 franchi e addirittura a quasi 800 per un/un’apprendista) e delle lavanderie (fino a 500 franchi). Questo significherebbe legalizzare retribuzioni inferiori al minimo esistenziale, su cui si basano i salari minimi cantonali. E dunque più povertà, più precarietà e più ricorso all’aiuto sociale, sottolinea il sindacato Unia auspicando una retromarcia da parte del Parlamento e dicendosi pronto ad opporsi “con ogni mezzo” all’attuazione della mozione Ettlin.  

 

Ennesimo tentativo di sabotaggio

Una mozione che è l’ennesimo atto del fronte padronale e dei suoi fedeli rappresentanti nelle istituzioni volto a sabotare la volontà del popolo dei Cantoni e delle città in cui è stata decisa, attraverso processi democratici, l’introduzione di un salario minimo legale. Dopo la votazione che ha sancito l’introduzione del principio nel canton Neuchâtel, Gastrosuisse e altre associazioni padronali sono arrivati fino al Tribunale federale nel tentativo di farlo saltare. E in Ticino è successa la stessa cosa. Ma in entrambi i casi l’alta Corte ha stabilito che il salario minimo è una misura di politica sociale di competenza dei Cantoni, che ha lo scopo di combattere il fenomeno dei working poor che in nessun caso viola la libertà economica. Ma nonostante questi pronunciamenti i padroni non si rassegnano. Zurigo e Winterthur dovranno così probabilmente arrivare fino al Tribunale federale per difendere le decisioni dei loro cittadini in favore di un salario minimo, perché oggetto di ricorsi da parte delle organizzazioni economiche. Con l’attuazione della mozione Ettlin si cerca ora di cambiare le regole del gioco a livello federale.

 

Dopo il sì della Commissione dell’economia del Nazionale, il dibattito si sposta nel plenum, che ne discuterà probabilmente nella sessione di giugno.

 

FOTO: AdobeStock

Pubblicato il

02.04.2025 17:19
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