Ozono story

Prima del brusco calo della temperatura a Pentecoste avevamo avuto condizioni da piena estate, con il loro naturale corollario: alte concentrazioni di ozono. Visto che nei prossimi mesi queste condizioni si ripeteranno torniamo sull’argomento. L’ozono ha due particolarità con conseguenze importanti sugli esseri viventi: assorbe la radiazione ultravioletta dannosa alle cellule viventi (e per questo dobbiamo conservarlo nella stratosfera) e ha della forti capacità ossidanti risultando così nocivo a molte forme viventi. Dobbiamo quindi limitare la sua concentrazione nella biosfera, dato che provoca disturbi alle vie respiratorie e riduce la produzione agricola. Quello che possiamo fare è quindi favorire la conservazione dell’ozono nella stratosfera, limitando o abolendo le sostanze che provocano la sua distruzione, ad esempio i "freon". Per limitare la sua produzione dove viviamo noi, dobbiamo ridurre le sostanze che ne favoriscono la sintesi. Il processo di formazione dell’ozono è molto complesso, ma vediamo com’è la "ricetta" per produrlo: ingredienti sono i composti organici volatili e il biossido d’azoto. Per la "cottura" ci vuole radiazione solare e temperatura relativamente elevata, diciamo sopra i 25 gradi. Queste condizioni si verificano appunto nel periodo estivo. Sugli ingredienti (precursori) abbiamo voce in capitolo, dato che vengono in buona parte prodotti dalla attività umane: gli ossidi d’azoto si producono dappertutto dove avviene una combustione in presenza d’aria, che contiene assieme all’ossigeno necessario un 80% di azoto. Per questo si possono limitare le combustioni o ridurre i gas nocivi con un catalizzatore sugli scarichi. I composti organici volatili hanno molte sorgenti, anche naturali. L’uomo ne immette nell’atmosfera in caso di trasporto e travaso di combustibili, quando non vengono bruciati completamente e nell’evaporazione di molti solventi. Vediamo quindi che il traffico motorizzato è sicuramente il responsabile numero uno, anche se l’introduzione della marmitta catalitica ha avuto un effetto nettamente positivo. L’unico dettaglio è che se per km percorso le emissioni nocive sono diminuite, il numero di km è nettamente aumentato e le dimensioni dei motori incrementate: il bilancio non è sufficiente! Le misure degli ultimi hanno mostrano in effetti un calo delle concentrazioni di ossidi d’azoto, mentre l’ozono resta ancora sopra il livello di guardia. Ma la qualità dell’aria non dipende solo dall’ozono: in estate nelle zone urbane esiste un cocktail peggiore di quello in campagna, dove si osservano delle concentrazioni di ozono superiori. Una politica ambientale efficace non deve perciò limitarsi solo a un solo componente.

Pubblicato il

08.06.2001 14:30
Paolo Ambrosetti
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