Capitalismo una storia d'amore. Nel programma del partito socialista svizzero non ci sarà più la lotta per sostituire il capitalismo con un'organizzazione sociale diversa. Il nuovo obiettivo è la democrazia economica, cioè il capitalismo democratico. Gli aggettivi vanno e vengono, i sostantivi rimangono.
Decenni di persuasione mediatica hanno fatto diventare senso comune la narrazione liberale secondo la quale nel secolo scorso in Europa si sarebbero affiancati due totalitarismi, il nazismo e il comunismo, dalla cui sconfitta sarebbe nata la democrazia. Poiché vincente, la liberaldemocrazia sarebbe il bene, contrapposto al male rappresentato dalle ideologie novecentesche.
Il lavoro linguistico è proseguito sostituendo il termine liberalismo con liberismo, che è il suo contrario ma non importa, e così troviamo il darwinismo sociale come programma di tutti i governi, di destra e di sinistra: privatizzazione dei profitti, socializzazione delle perdite, salari come variabile dipendente, disoccupazione, povertà. È la democrazia. Non ha senso desiderare, sperare o anche solo pensare di uscire da una tale gabbia ideologica.
Privare qualcuno del futuro significa sottrargli anche il passato, perché è nel passato, nel raccontarsi, nella capacità di costruire una propria narrazione che si trova il motivo di cambiare il presente. Un esempio. A metà Ottocento gli operai del continente, mal pagati e poco organizzati, facevano concorrenza agli operai inglesi che avevano salari più alti grazie a un'efficace organizzazione sindacale. Invece di chiedere l'introduzione del protezionismo e la limitazione della manodopera immigrata, nel gennaio 1863 George Odger, segretario generale del Consiglio dei Sindacati di Londra, propose di aiutare gli operai stranieri a organizzarsi per ottenere l'aumento dei propri salari e lanciò un appello dei lavoratori d'Inghilterra ai lavoratori francesi invitante a una stretta collaborazione. Ebbene, questo non si può ricordarlo. Oggi bisogna odiare i lavoratori stranieri perché fanno abbassare i nostri salari, perché il mercato ci mette in concorrenza l'uno contro l'altro. Siamo immersi in una logica perversa  costruita su ossimori che sono un concentrato di filosofia miserabile: concorrenza leale, guerra umanitaria, mobilità ecologica, sviluppo sostenibile (non si dà sostenibilità senza mettere in discussione il concetto di sviluppo), edilizia in armonia con l'ambiente, denaro pulito (i soldi sono sempre un po' sporchi), banca etica.
Anche il capitalismo democratico è un ossimoro, perché il capitalismo non è conciliabile con la democrazia. Che democrazia è quella in cui la gente si sottopone a qualsiasi condizione pur di sopravvivere in qualche modo cercando ossessivamente il supermercato dai prezzi più bassi e sognando la ricchezza con il gratta e vinci? Che cittadini sono quelli che per conservare il posto di lavoro accettano di lasciarsi diminuire il salario, fare straordinari, aumentare l'età di pensionamento e affidare la pensione agli speculatori, vendere la propria salute, diventare flessibili, lavorare anche la domenica, rinunciare a organizzarsi, votare per il partito del padrone e pensare come il padrone? Tutto questo ha un nome: terrorismo democratico.

Pubblicato il 

07.05.10

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