Non si discute. Ogni governo ha il diritto di imporre controlli e limiti all’entrata e alla permanenza di cittadini stranieri sul suo territorio. E ha il dovere di combattere l’abuso che una minoranza di essi fa della procedura d’asilo. Il cuore del problema non sta qui. Il cuore del problema sta invece nella compatibilità di tali misure con il diritto internazionale dei rifugiati, con le norme umanitarie e con i principi elementari della dignità umana. Salvo rare eccezioni, la maggioranza borghese del Consiglio nazionale di tutto questo se n’è fregata. Solo belle parole. I deputati democentristi, radicali e democristiani questa settimana hanno avuto la faccia tosta di appellarsi (di aggrapparsi) fino all’ultimo alla “tradizione umanitaria elvetica” mentre a spron battuto davano luce verde a una revisione della legge sull’asilo inaccettabile sul piano umano, che fa a pugni con la Costituzione federale e non è conforme agli standard internazionali. Una revisione che rende la Svizzera uno dei paesi europei dalla legislazione più severa in materia di “protezione” dei rifugiati. Non ci si attendeva certo miracoli. Ma era lecito sperare almeno in un minimo di buon senso, tanto più che il numero delle domande d’asilo non è mai stato così basso negli ultimi quindici anni. Ebbene, neppure quello c’è stato. Sorda agli appelli alla ragione lanciati persino da un solitamente prudente Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Hcr), la maggioranza di centro-destra del Nazionale è andata giù duro, durissimo, in preda a un’ossessione che ha sconfinato nell’incoscienza e nell’irrazionale. Che l’ha portata ad esempio a far passare misure le cui conseguenze sono difficilmente valutabili (togliere l’assistenza ai richiedenti respinti non li spinge verso la clandestinità piuttosto che incitarli a rimpatriare?) o dalla provata inutilità (come il prolungamento della durata massima della detenzione amministrativa in vista del rinvio, giudicata poco dissuasiva e molto cara in un rapporto richiesto dalla Commissione della gestione). I deputati borghesi hanno tirato il freno solo di fronte alla proposta di sopprimere gli aiuti urgenti ai richiedenti respinti che non lasciano la Svizzera, una misura che il Tribunale federale aveva ritenuto contraria alla Costituzione. Veramente poco. Troppo poco. Il fatto che i rappresentanti del centro-destra al Nazionale siano andati avanti come carri armati ratificando praticamente tutte le misure ideate da Christoph Blocher e già avallate in marzo dai colleghi del Consiglio degli Stati, la dice lunga sulla loro sicurezza. Dal già preannunciato referendum hanno infatti poco da temere. Le quattro battaglie referendarie condotte sin qui dalla sinistra nel tentativo di frenare l’irrigidimento della legge sull’asilo si sono concluse con altrettante sconfitte più o meno nette. Non si vede come oggi le svizzere e gli svizzeri potrebbero votare in altro modo. E allora: restare con le mani in mano incassando senza battere ciglio delle misure eticamente inaccettabili, oppure condurre un’altra battaglia sulla difensiva, con scarse possibilità di vittoria, che rischia di terminare con una legittimazione popolare dell’ennesimo inasprimento della politica d’asilo? Per noi non c’è dubbio: meglio un altro referendum, anche se della disperazione.

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30.09.05

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