Avvento di acquisti. In Ticino ormai è tradizione di lungo corso: i negozi sono aperti anche di domenica. E contro le tradizioni consolidate nulla hanno potuto gli innumerevoli ricorsi inoltrati dal sindacato Unia. Anche nel resto della Svizzera il clima prefestivo è animato, crisi permettendo, dal viavai per negozi aperti oltre gli orari consueti? «Si distinguono tre situazioni: Svizzera romanda, tedesca e Ticino», ci spiega Mauro Moretto, segretario centrale del sindacato Unia. «C'è l'area della Svizzera romanda dove il divieto del lavoro domenicale (salvo eccezioni) è osservato». In seguito alla recente sentenza del Tribunale federale che ha decretato la proibizione delle aperture prenatalizie a Berna (cfr. articolo a fianco) il sindacato ha condotto un'inchiesta per verificare lo stato delle cose: «nell'area della Svizzera tedesca nel periodo dell'Avvento sono assai diffuse le aperture domenicali dei negozi», dichiara Moretto. E, infine, arriviamo al ben noto “Sonderfall”, «il Ticino in quella stessa sentenza viene citato come esempio di regione che risponde ai criteri eccezionali per ottenere delle aperture domenicali nel periodo dell'Avvento». Quindi per il Ticino sarà difficile fare dei passi indietro. Di più, aggiunge Moretto, «se la sentenza è un bene perché sancisce chiaramente delle regole alle quali i sindacati possono appellarsi per eventuali ricorsi, d'altro canto non lascia appigli al Ticino per poter difendersi». A proposito di lavoro domenicale vengono alla mente i cosiddetti Shops o negozi atipici (quelli annessi alle stazioni di benzina). «È un fenomeno che cresce a vista d'occhio, un fenomeno che ci preoccupa perché sta diventando il salvacondotto per svuotare la Legge sul lavoro dei suoi contenuti», avverte Moretto. Sono eccezioni che diventano vieppiù numerose ma, evidentemente, i sindacati si oppongono a questi tentativi di aggirare la legge. «Noi ci batteremo per un'applicazione rigorosa della legge, pure se può capitare che andando a chiedere ad un singolo impiegato questo vi dirà che a lui sta bene lavorare così. Il nostro obiettivo rimane quello di salvaguardare l'interesse generale». Raccontiamo a Moretto di un articolo apparso sul Mattino della domenica dall'eloquente titolo “Basta con gli orari da galline”. Si tratta di uno dei consueti pezzi di bravura in cui, per non scontentare nessuno, si dice che i negozi in Ticino dovrebbero prolungare gli orari di apertura in modo da essere concorrenziali rispetto alla vicina Italia ma senza sfruttare le commesse (cioè al bando i salari da fame). E siccome la Lega dei ticinesi si fa vanto di essere la privilegiata interprete degli umori popolari nello stesso articolo si dichiara che si votasse oggi sul prolungamento degli orari di apertura questa volta il principio passerebbe. Cosa risponde il sindacalista a queste ipotesi? «Per prima cosa è una forzatura insensata sostenere che i consumatori esigano delle aperture dei negozi 24 ore su 24», risponde Moretto. La realtà è ben altra, «il più delle volte quando vengono concesse delle deroghe i risultati in termini di affari sono piuttosto fallimentari». E Moretto porta degli esempi concreti. «I negozianti si sono strenuamente battuti per delle aperture straordinarie nel periodo dell'Expo 02. Risultato? Dopo due o tre settimane chi aveva ottenuto il permesso ha rinunciato perché dopo una certa ora di clienti se ne vedevano pochi». In conclusione, «tali argomentazioni sono di stampo populista e puramente ideologiche». E se si votasse? Moretto illustra i risultati delle votazioni su questo oggetto dello scorso settembre: «in quattro casi su cinque il principio è stato bocciato». Ma c'è un altro aspetto da non trascurare, ricorda Moretto, «se si prolungano gli orari di apertura non è detto che aumenti il volume d'affari: lo stesso quantitativo di merci viene venduto ad orari diversi, ecco tutto». Più che altro si tiene una commessa ostaggio in un negozio in orari in cui non arrivano clienti. Un problema che concerne soprattutto i piccoli commerci.

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20.12.02

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