Presso il Gran consiglio ticinese giacciono, ormai da qualche mese, i ricorsi presentati da alcuni comuni della regione contro il Piano dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresiotto (Ptm). In particolare, nei ricorsi dei comuni di Stabio e Ligornetto, si chiede che il completamento della superstrada A394 (Stabio-Gaggiolo) e la costruzione di una nuova dogana commerciale al valico del Gaggiolo vengano stralciate dal Ptm. Ricordiamo che lo scorso aprile, la popolazione di Stabio fu chiamata alle urne, in una votazione consultiva, per esprimersi, o meglio scegliere tra più varianti. Il risultato fu netto: la stragrande maggioranza preferiva il completamento della ferrovia Mendrisio-Arcisate a quello della superstrada. Il timore, – non a torto –, era, ed è, un aumento consistente del traffico pesante e dei livelli di inquinamento (previsto dallo stesso Ptm, n.d.r.) già ora superiori a qualsiasi ordinanza federale. Intanto, dall’altra parte del confine, le autorità italiane stanno accelerando le pratiche per permettere la continuazione della Stabio-Gaggiolo sul loro territorio. In questo modo sarà inevitabile un aumento del traffico pesante verso il Piemonte. Infatti, questo troncone di autostrada trasformerebbe l’attuale valico turistico del Gaggiolo nella seconda porta verso sud. Per intenderci in una Brogeda 2. Le associazioni ambientaliste, Sos ambiente Mendrisiotto e il Comitato contro la superstrada Stabio-Gaggiolo, premono per anticipare la costruzione della ferrovia che collegherà Mendrisio alla Malpensa. Cosa che è indirettamente osteggiata dalle autorità cantonali che fanno intendere che senza strada, niente ferrovia. D’altra parte, le associazioni del Mendrisiotto sono sono confortate dal consigliere federale Moritz Leuenberger che ha dichiarato, in una lettera indirizzata alle stesse, che il collegamento stradale non è una priorità per la Confederazione. Ma torniamo ai ricorsi pendenti presso il Gran consiglio ticinese. La strategia che sta attuando il Dipartimento del territorio è quella di evadere i ricorsi a fine legislatura nel Marzo 2003. In un momento in cui – probabilmente – pure la naturalizzazione di Bin Laden rischierebbe di passare senza battere ciglio. E nel caso venissero approvati i messaggi dipartimentali, il lancio di un referendum da parte degli oppositori è certo. L’esame d’impatto ambientale, infatti, non tiene conto né della completazione del tratto italiano, né dell’eventuale raddoppio del tunnel del San Gottardo, ma solo della situazione attuale. Sul fatto che i ricorsi verranno accettati dal Parlamento il segretario cantonale dell’Associazione traffico e ambiente (Ata), Werner Herger, è scettico. «Dubito che si riuscirà a far passare, in Gran consiglio, l’opposizione ad una strada. Anche se c’è stata una votazione popolare a Stabio in tal senso». Ma la costruzione della Stabio-Gaggiolo, di per sé a carattere locale, potrebbe diventare d’attualità nazionale se si affaccia seriamente – come si sta profilando – l’ipotesi di raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo e ci sarà bisogno di un’altra valvola di sfogo da e verso l’Italia, soprattutto per i Tir. «Il controprogetto della commissione dei trasporti del consiglio nazionale al’iniziativa Avanti – spiega Herger – ha inserito di tutto, oltre naturalmente al raddoppio del tunnel del San Gottardo». Infatti c’è l’autostrada a sei corsie tra Losanna e Ginevra e fra Berna e Zurigo e in più anche un fondo speciale per finanziare il tutto al di fuori dei vincoli del bilancio federale. «In tutto saranno 650 km di nuove autostrade – conclude Herger –. E questo nei prossimi ventanni». Nel frattempo il traffico non fa che aumentare. «La logica è semplice: più si facilitano i trasporti stradali, più traffico ci sarà. Perché andare in stazione a prendere il treno se ho 6 corsie d’autostrada? La costruzione della rete autostradale non ha eliminato le colonne. Ha semplicemente aumentato il traffico». Una logica che varrà anche per i pochi chilometri della Stabio–Gaggiolo, se realizzata.

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20.12.02

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