All’inizio si presentava come un congresso tranquillo, un po’ opaco, persino al di sotto dei compiti che la situazione straordinaria imporrebbe a un grande sindacato che rappresenta sei milioni di lavoratori e pensionati. Invece, appena iniziato il suo iter, il XVII Congresso della Cgil è imploso con uno scontro diventato addirittura fisico, come è successo a Milano una settimana fa.


Che in Cgil si confrontino due linee e due pratiche differenti non è una novità. Da anni è in atto un conflitto tra la Confederazione e i metalmeccanici sul modo di intendere l’azione sindacale e il rapporto con i lavoratori. È nota ai lettori la battaglia che la Fiom ha sostenuto con Federmeccanica, e in special modo con la Fiat che ha scatenato una guerra totale tesa a cancellare i diritti individuali e collettivi dei lavoratori: attraverso ricatti, con accordi e contratti separati ha espulso la Fiom dalle fabbriche e dai tavoli negoziali, è uscita da Confindustria e ha stracciato il contratto nazionale; con il consenso e la complicità degli altri sindacati e il silenzio della confederazione madre, la Cgil, che anzi invitava gli operai di Pomigliano e Mirafiori a votare sì al referendum di Marchionne che chiedeva di rinunciare a diritti fondamentali (pause, mensa, sciopero) in cambio di una vaga promessa occupazionale. Ma la Fiom, guidata da Maurizio Landini, non si è arresa, si è rivolta alla magistratura e ha vinto numerose cause, fino alla sentenza della Corte costituzionale che condanna la Fiat per aver violato la Carta fondamentale dello Stato italiano.


Il riconoscimento delle ragioni della Fiom lasciava sperare in un superamento delle più radicali ostilità da parte della Cgil, che più volte era arrivata a mettere in discussione l’autonomia dei suoi metalmeccanici. Così la Fiom ha rinunciato a stilare un documento alternativo a quello della segreteria confederale, limitandosi ad alcuni emendamenti. Solo una minoranza della Cgil – la Rete 28 aprile di Giorgio Cremaschi – ha presentato un testo alternativo.

 

La mossa distensiva della Fiom favoriva un confronto aperto, legato ai contenuti. La risposta è stata scioccante: il 10 gennaio Susanna Camusso ha firmato con Cisl e Uil un accordo con Confindustria sulla rappresentanza che legittima l’esclusione dai tavoli di trattativa le organizzazioni, pur altamente rappresentative, che non abbiano sottoscritto accordi e contratti, introduce sanzioni e avoca alle confederazioni decisioni e firme, esautorando le categorie. La firma dell’accordo senza il mandato degli organismi dirigenti e senza consultare gli iscritti, viola lo statuto della Cgil.

 

Questa la denuncia di Landini: il segretario Fiom si è detto indisponibile ad accettare le nuove regole e di rimando Camusso ha chiesto agli organismi di garanzia il mandato per sanzionare Landini e commissariare, di fatto, la Fiom. Sarebbe un omicidio, e al tempo stesso il suicidio della Cgil.

Pubblicato il 

20.02.14

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