Recentemente sono stato per quasi due settimane in quattro paesi del Centro America e poi a Cuba. Su tutto ciò riferirò più ampiamente nel prossimo numero dei Quaderni del Forum Alternativo e nelle pubblicazioni dell’Associazione per l’aiuto medico al Centro America (Amca), dato che lo scopo principale del mio viaggio era appunto quello di visitare i progetti di questa associazione. Qui mi limito a raccontare soltanto una delle impressioni forti vissute durante questo viaggio. Sono stato in Guatemala, dove Amca ha una collaborazione con una Organizzazione non governativa (Ong) creata da alcune coraggiose ginecologhe ed infermiere, che si occupano di introdurre nel paese un nuovo sistema di diagnosi precoce del cancro del collo dell’utero, il tumore maligno femminile di gran lunga più frequente a quelle latitudini e di per sé facilmente guaribile se diagnosticato a tempo. In Guatemala, come nella maggior parte degli altri paesi centroamericani, salvo il Nicaragua, domina la violenza legata al narcotraffico e, in particolare sono molto frequenti i femminicidi: basta pensare alle 40 ragazze bruciate vive un paio di mesi fa in un riformatorio. Un altro particolare in questo paese è la forte presenza di popolazione di origine maya, che rappresenta quasi il 60 per cento degli abitanti e che è socialmente molto emarginata. Quest’esclusione si manifesta in modo molto evidente nel non avere quasi nessun accesso gratuito al sistema sanitario ed a quello educativo. Così in uno dei piccoli ambulatori sostenuti dal succitato progetto di Amca ho incontrato un ginecologo sconvolto per quanto gli era successo la notte prima. Era stato chiamato a casa di una paziente di 23 anni prossima al parto e che presentava chiari sintomi di una crisi di eclampsia (pressione sanguigna altissima e pericolo di blocco renale) per cui sarebbe dovuta essere immediatamente ricoverata in ospedale. La paziente, per paura delle spese che ne sarebbero derivate, ha rifiutato, e poche ore dopo è morta. Le ginecologhe che mi accompagnavano mi hanno poi raccontato che sovente le donne a cui viene diagnosticato un cancro al collo uterino, sempre per paura che i costi ospedalieri rovinino completamente la famiglia, tacciono la diagnosi e si lasciano morire a poco a poco. In Guatemala l’oligarchia economica che controlla il paese di imposte ne paga molto poche: da qui l’assenza quasi totale di ogni protezione sociale per quel 70% della popolazione che vive al di sotto del limite della povertà. Ma di tutto ciò i nostri media non parlano. Come al massimo accennano con qualche postilla alle decine di giornalisti uccisi, agli almeno 100.000 desaparecidos e alle molte fosse comuni in Messico. I nostri media preferiscono ingigantire quanto capita in Venezuela, dove a morire (e questo lo tacciono) sono soprattutto giovani chavisti uccisi da bande giovanili prezzolate. Per non parlare delle continue menzogne diffuse su Cuba. Non prendiamocela troppo con Trump: non è stato lui ad inventare le fake news!
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