Officine Franzi al bivio

Anche il luganese ha le sue Officine che rischiano di chiudere, con conseguente perdita di numerosi posti di lavoro. Sono le Officine Franzi di Barbengo, da 130 anni attive nella regione. Due i suoi settori principali di attività: la metalmeccanica e la metalcostruzione. Alle dipendenze della ditta ci sono 120 lavoratori, equamente divisi tra i due settori professionali. Se per la metalcostruzione delle Officine Franzi non sembra esserci possibilità di sopravvivenza, per la metalmeccanica qualche speranza rimane. Tutto dipenderà dalla prossima settimana, quando si deciderà sulla domanda di moratoria concordataria chiesta dalla ditta. A differenza delle Officine di Bellinzona, i vertici aziendali della ditta di Barbengo giocano a carte scoperte con le maestranze, agendo in maniera trasparente.

Quest'anno festeggia l'invidiabile traguardo dei 130 anni di attività. Nel 1878 Domenico Franzi apre un'officina a Lugano. Da allora, quattro generazioni di Franzi si succederanno alla guida dell'Impresa. Agli inizi del novecento allarga la sua attività trasformandosi in azienda industriale con fonderia e officina meccanica. Terminata la seconda guerra Mondiale, il nipote, ingegnere Franco Franzi diversificherà i settori aziendali occupandosi di metalcostruzioni e delle protezioni autostradali. Nel 1980, le Officine Franzi si insedieranno nei nuovi stabilimenti di Barbengo. Sotto la direzione di Franco Franzi Junior, la società viene riorganizzata in due divisioni specifiche, quella della metalmeccanica e quella della metalcostruzioni. Ed è quest'ultimo settore, metalcostruzioni, che conosce negli ultimi anni le difficoltà economiche. Sandro Lombardi, direttore della Associazioni industriali ticinesi (Aiti) ha così riassunto le vicissitudini di questo settore a La Regione del 26 febbraio. «Le costruzioni metalliche sono più orientate a un mercato locale e nazionale. Un settore molto affollato, dove la concorrenza è forte». Questi i motivi secondo cui il personale impiegato alle Officine Franzi in quel segmento di mercato, la metalcostruzioni, è stato licenziato. Su un totale di 120 dipendenti, circa la metà è impiegato nella metalcostruzione. La stessa sorte sembrava dovesse toccare agli altri 60 dipendenti della metalmeccanica. Infatti, a metà febbraio il pretore Patrizia Zarro aveva decretato il fallimento dell'impresa di Barbengo, dopo che quest'ultima avesse chiesto in precedenza alla Pretura una moratoria concordataria. Le Officine Franzi si sono opposte al decreto di fallimento ed hanno inoltrato ricorso al Tribunale di appello.
Il 15 marzo, il Tribunale d'appello ha accordato l'effetto sospensivo parziale al fallimento delle Officine in attesa della decisione sulla concessione della moratoria richiesta a suo tempo. Questo rinvio ha permesso all'impresa di indurre alcuni clienti importanti a sbloccare le commesse già in corso, mantenendo in attivo il settore della metalmeccanica per un periodo a corta durata. Inoltre, il lasso di tempo concesso dal Tribunale d'appello ha permesso ai dirigenti delle Officine Franzi di cercare nuovi modi per rifinanziare l'impresa attraverso la vendita di immobili e nuovi partner, fatto molto importante per riuscire a garantire il futuro dell'azienda perlomeno nel settore metalmeccanico. La prossima settimana dunque, se la moratoria concordataria sarà stata accettata, le Officine Franzi potranno superare la soglia dei 130 anni.


"La direzione è stata trasparente"

Sergio Zanatta, operaio e membro della Commissione del personale delle Officine Franzi,  può raccontarci come le maestranze stanno vivendo questo periodo?
Nell'ultimo incontro tra il personale e la direzione, il signor Franzi ha parlato di possibili evoluzioni positive per il settore della metalcostruzione meccanica. Ciò significa ottimismo per possibili sbocchi e garanzie professionali per chi è attivo in quel settore specifico.
Quante persone lavorano nella metalcostruzione meccanica?
Più o meno una sessantina di persone, circa la metà di tutti i lavoratori dell'impresa.
Mentre gli operai dell'altro settore?
Per quel che riguarda l'edilizia e la cantieristica, purtroppo, non sembra esserci la possibilità di una continuità del lavoro. Il signor Franzi ha dunque confermato i 45-50 licenziamenti in quel settore, esclusi i prepensionamenti.
Come valuta la gestione della crisi da parte delle direzione nei confronti della maestranze?
Guardi, faccio parte della commissione del personale e devo dire che da quando la crisi ha iniziato ad emergere nella sua gravità, ottobre 2007, nella riunione tra direzione e maestranze tutto è stato comunicato nella massima trasparenza. Purtroppo è una situazione di crisi economica che ha le sue origini lontane nel tempo, ma da quando è esplosa, va detto che la direzione ha garantito trasparenza e disponibilità nei confronti delle maestranze.
In che senso disponibilità?
Ad esempio a degli operai che avevano avuto la fortuna di trovare un nuovo posto di lavoro è stato permesso di andare via immediatamente senza dovere rispettare i termini di disdetta di 2 o 3 mesi. È il caso degli operai che lavorano nell'edilizia, dove con la ripresa dell'attività del settore dopo la pausa invernale, hanno potuto farsi assumere dalle imprese di costruzione.
I momenti peggiori della crisi?
Il momento di maggior ansia per gli operai è stata l'attesa alla decisione del ricorso inoltrato contro il fallimento decretato dalla pretura. Non si sapeva come sarebbe andata a finire, cioè se si fosse trovato un nuovo partner che permettesse di poter continuare a lavorare. Ora, a quanto sembra, le cose stanno evolvendo positivamente. E cosa non trascurabile, ha posto un termine, una data, entro la quale si saprà definitivamente se si prosegue o no.
Come vi sentite per rapporto alle Officine di Bellinzona?
Una certa solidarietà con la loro situazione c'è. Qualcuno di noi è andato a Berna in treno la settimana scorsa con loro. Noi ora stiamo vedendo uno spiraglio di luce, e ci auguriamo che lo stesso sia per loro, anche se il contesto, soprattutto politica, è diversa.

Pubblicato il

21.03.2008 03:00
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